Il Sole 24 Ore, 8 agosto 2017
Germania, il dieselgate nell’urna
Dieselgate e futuro dell’automotive spazzano come nubifragi estivi lo scorcio finale di campagna elettorale in Germania. Sotto accusa, sui giornali tedeschi, è finito un importante esponente del partito socialdemocratico, Stephan Weil, leader della Bassa Sassonia, tra i Länder più ricchi e popolosi, da sempre feudo Spd e da venerdì in crisi politica, con elezioni anticipate convocate il 15 ottobre. L’attuale governo regionale Spd-Verdi aveva un solo seggio di maggioranza e si è dissolto quando una deputata ambientalista ha abbandonato il partito per passare armi e bagagli con la Cdu di Angela Merkel.
Si scopre oggi che nel bel mezzo dello scandalo sulle emissioni truccate di Volkswagen, nell’ottobre 2015, Weil inviò via mail un discorso sul dieselgate al responsabile delle relazioni esterne e istituzionali di Volkswagen, Thomas Steg, per chiedergli un parere prima di pronunciarlo in Parlamento. Il premier del Land che possiede una quota significativa del capitale di Volkswagen (pari al 20% dei diritti di voto) si è difeso sottolineando che si trattava soltanto di una consulenza sulle complesse questioni legali e sull’accuratezza dei fatti messi a nudo dall’inchiesta statunitense. I legami del governo regionale con il gigante di Wolfsburg sono peraltro accentuati dal fatto che il premier della Bassa Sassonia siede di solito nel consiglio di vigilanza della società automobilistica.
Poco importa però che Weil, come i predecessori, incrociasse i destini politici con quello di rappresentante del Governo-azionista dell’azienda. I verdi sono andati subito all’attacco sostenendo che se un discorso del primo ministro della Bassa Sassonia deve ottenere il bollino di Volkswagen «viene minata alle fondamenta l’economia di mercato».
Il caso è esploso a sole sei settimane dal voto del 24 settembre e riporta in primo piano uno dei temi controversi di questa campagna, ovvero la conciliazione di due esigenze solo apparentemente inconciliabili: tutela dell’industria automobilistica e lotta all’inquinamento, entrambe passioni (auto e ambiente) che fanno tradizionalmente breccia nel cuore dei tedeschi.
Anche il partito di Angela Merkel, ampiamente in testa nei sondaggi, ha coltivato legami profondi con l’industria automobilistica che, d’altronde, assicura alla prima economia dell’Eurozona 800mila posti di lavoro e la metà dell’enorme surplus commerciale (nel 2016 ha toccato il record di 252 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 244 dell’anno precedente).
Di fronte alla sempre più sentita esigenza di ripulire l’aria dagli inquinanti, la cancelliera ha spinto le principali case automobilistiche a impegnarsi a ridurre di un altro 20-30% le emissioni di ossidi di azoto. Ma l’impegno assunto mercoledì scorso è stato giudicato riduttivo, tra l’altro, dai sindaci di due grandi città – Monaco e Stoccarda – che hanno in agenda un bando totale alle autovetture diesel. Un divieto che preoccupa parecchio le autorità tedesche ed anche europee. Intanto ieri Bafin, l’authority della Borsa, ha a sua volta aperto un’inchiesta su Daimler e Volkswagen per una possibile infrazione delle regole di comunicazione al mercato in relazione al sospetto accordo di cartello.
In questa guerra sull’auto il Governo federale ha rilanciato. Ieri il viceministro dell’Economia, Matthias Machnig, socialdemocratico, ha detto che la Germania dovrebbe discutere l’introduzione di una quota obbligatoria di auto elettriche. «Vogliamo che il nostro Paese rimanga anche in futuro tra i principali produttori» ha spiegato. Il declino dei motori a combustione è iniziato e i tedeschi hanno capito che lo devono cavalcare. La complessa questione è così entrata a pieno titolo in una corsa elettorale a prima vista scontata, con la Cdu-Csu in testa nei sondaggi: il più recente di Emnid, domenica, la dà al 38% contro il 23% dell’Spd di Martin Schulz. Un portavoce del partito ha però messo in guardia dal peccato di hybris: «È?chiaro, non abbiamo già la vittoria in tasca – ha affermato Peter Tauber – ci prepariamo all’ultimo miglio».