Libero, 5 agosto 2017
Una strage silenziosa, quella che serpeggia nel mondo delle imprese. Tre suicidi a settimana per motivi economici
Una strage silenziosa, quella che serpeggia nel mondo delle imprese. La crisi economica prima – e la ripresa economica che stenta ancora a decollare – continua a fare bottino di imprenditori che non ce la fanno più. E decidono di farla finita. Negli ultimi 5 anni sono stati ben 775 i casi di suicidio per motivi economici. E molti sono imprenditori di piccole e medie imprese. Tre morti alla settimana. Un bel peso sulla coscienza di chi chiude (o ha chiuso) i rubinetti del credito. Giusto ieri il docente di Sociologia Generale e Politica della Link Campus University, Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio per i suicidi per motivazioni economiche, ha messo in fila i dati delle morti (e dei tentativi bloccati in tempo), degli ultimi 5 anni (dal 2012 al 2016). Oltre ai morti ci sono anche 500 casi di tentati suicidi. A inizio mese il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha riepilogato i dati regionali sui “salvati” dal telefono anticrisi istituito nel 2012. Ben 543 persone (soprattutto piccoli imprenditori o risparmiatori truffati dalle banche), salvati dal servizio di assistenza psicologica H24 “InOltre”. Negli anni più pesanti della crisi andava anche peggio. La Cgia di Mestre stimava (su dati Istat) che nel 2008 si erano verificati ben 204 suicidi. Che nel 2010 lievietarono a 245. Negli ultimi anni siamo, in media, a 175 suicidi. Sempre tanti, troppi. Considerando che dal Fondo monetario alla Commissione europea, passando per le rassicurazioni di governo e Istat, non c’è giorno in cui viene sventolata una corposa ripresa. Che non si avverte. La verità, scorrendo i dati generali, è che le grandi aziende (che possono contare sul salvagente dell’export), tornano a macinare fatturato, anche se non più coi margini di una volta. Mentre le piccole più agganciate al territorio – che non hanno compiuto quel salto dimensionale o di proiezione verso l’estero – soffrono ancora gli strascichi di una crisi non risolta. Dall’indagine dell’Osservatorio è evidente che il Nord-Est, tradizionale patria delle piccole e medie imprese, «resta in testa alla classifica delle aree geografiche maggiormente colpite, con il 25,5% del totale», spiega l’analisi della Link Campus University. Un triste primato nella casistica dei suicidi economici. Il 23% sono invece i suicidi complessivamente registrati nel Sud, a fronte del 21,4% dell’Italia Centrale, del 19,2% del Nord-Ovest e del 10,7% delle Isole. Nel 2016 – ed è questo il dato allarmante – il Sud, con il 25,2%, e il Centro, con il 23,1%, hanno superato il Nord-Est (21,1%). Nella suddivisione regionale salta fuori che il Veneto è la regione con la percentuale più elevata di suicidi (17,3%). Poi viene la Campania (il 12,6%), la Lombardia (il 9,4%), la Sicilia (7,4%), il Lazio (il 6,5%), l’Emilia Romagna (il 6,1%), la Toscana (il 5,3%), e le Marche (il 5,2%). In coda invece la Basilicata con lo 0,3%, la Valle d’Aosta con lo 0,2% e il Molise con lo 0,1%. La fascia d’età più esposta è tra i 45 e i 54 anni (il 34,8%). Il 24,9% riguarda invece la fascia d’età fra i 55 e i 64 anni e il 20,9% fra i 35 e i 44. L’aspetto preoccupante è che nel 2016 «il 2% dei suicidi ha interessato perfino gli under 25, fascia d’età che, nel 2012, non contava alcun caso», spiega l’indagine. Pessimo segnale.