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 2017  agosto 05 Sabato calendario

Air France cambia rotta per paura di Kim. Incidente sfiorato nell’ultimo test missilistico nordcoreano

I missili balistici di Kim Jong-Un fanno una prima vittima collaterale: i passeggeri di Air France, costretti da ieri ad allungare da 10 minuti a mezz’ora il viaggio da e per il Giappone dopo la decisione della compagnia transalpina di allargare la “no fly-zone” sopra la Corea del Nord. «Si tratta di una misura precauzionale» – ha spiegato il vettore – presa dopo l’incrocio mozzafiato del 28 luglio tra il volo AF393 Tokio-Parigi e il micidiale Hwasong 14 lanciato da Pyongyang. Il Boeing 777 con 333 passeggeri a bordo è passato una decina di chilometri a nord dello specchio di mare dove è caduto il missile 5-10 minuti prima dell’impatto. Nel momento dell’esplosione si trovava a 62 miglia di distanza e «non c’è mai stato pericolo reale d’incidente», ha assicurato Air France. Le regole d’ingaggio dell’aviazione civile prevedono che uno Stato in procinto di effettuare test militari avvisi con anticipo l’International Civil Aviation Organization (Icao) l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata a sua volta di allertare le compagnie aeree. Unico problema: la Corea del Nord si dimentica spesso di notificare i suoi esperimenti. E diverse compagnie hanno deciso ben prima di Air France di girare alla larga dallo spazio aereo del paese. Alitalia, per dire, ha rivisto nell’estate del 2015 le rotte dei suoi voli da e per Tokio evitando le due “autostrade dei cieli” che passano vicine a Pyongyang. Più economiche ovviamente (il volo si accorcia di 25 minuti, con un consistente risparmio di carburante) ma più rischiose. La no-fly zone dell’aerolinea tricolore – adottata anche da altri concorrenti europei come Lufthansa – è più conservativa di quella fissata ieri da Parigi. Lo stop ai sorvoli della Corea del Nord è stato deciso a inizio 2017 anche da quasi tutti i vettori cinesi, preoccupati per l’escalation della tensione con Kim Jong-Un. Da maggio però l’allarme è rientrato e i servizi sono ripresi regolarmente. L’incidente sfiorato il 28 luglio non è il primo caso di incontro ravvicinato tra missili nordcoreani e aerei commerciali: nel marzo del 2014 – secondo il ministero della difesa di Seoul – un ordigno ha incrociato la sua rotta «in modo pericoloso» con un jet della China South Eastern Airlines. Quello lanciato lo scorso 4 luglio «ha attraversato zone molto frequentate dall’aviazione civile», ha detto il Dipartimento di stato Usa e l’aumento della gittata dell’arsenale di Pyongyang rischia adesso di riscrivere radicalmente la mappa del trasporto aereo nei cieli orientali. Tutte le compagnie – dopo il dramma del volo Malaysia Airlines con 298 persone a bordo abbattuto sopra l’Ucraina da un missile nel 2014 – adottano rigidi protocolli di sicurezza quando transitano in scenari di guerra. Ampie no-fly zone sono previste su Siria, Ucraina, Libia e Iraq e gli aerei viaggiano oltre i 24mila piedi (8mila metri) in aree a rischio come Afghanistan, Pakistan, Somalia e Mali.