la Repubblica, 5 agosto 2017
Test sulla droga e figli in aula quelle strane richieste nel bilancio della Camera
«Sarei favorevole ad un ordine giorno del genere: addestriamo i cani antidroga anche a farci la rilevazione del QI!». La sarcastica proposta del verdiniano Massimo Parisi risuona nell’aula della Camera tra gli sghignazzi e gli applausi dei suoi colleghi. Uno sfogo per l’irritazione accumulata poco prima, quando la 5Stelle Tiziana Ciprini perorava con fervore i test anti cocaina per i parlamentari (rigorosamente a loro spese). Sì, perché non solo sui vitalizi si sono accapigliati i deputati mercoledì scorso mente votavano il bilancio interno nell’ultimo giorno prima delle agognate ferie. Il dibattito ha spaziato dall’allarme cocaina all’allattamento in aula, dall’acquisto delle stampanti fronte-retro e alla tassa su ogni pagina stampata, fino all’abolizione degli appannaggi per gli ex presidenti. Un pomeriggio a tratti surreale, come racconta il resoconto parlamentare. I CANI ANTIDROGA Dopo un avvio terremotato dallo scontro tra i 5stelle e Laura Boldrini sui vitalizi, si ricomincia dalla proposta Ciprini. La “cittadina portavoce” (come lei stessa si definisce sul suo sito) cita notizie di stampa del maggio scorso sul presunto ritrovamento nei bagni di Montecitorio di tracce di cocaina. Perché – domanda – i mulettisti si devono sottoporre ai drug test e i parlamentari no? E quindi sì a controlli obbligatori attraverso specifici kit «a totale carico economico degli esaminati». Non basta, servono anche verifiche «periodiche» con cani antidroga» e gli onorevoli dovranno «rinunciare momentaneamente all’immunità per le ispezioni specifiche». SCATTA LA RIVOLTA Al grido di “basta antiparlamentarismo” sbotta per primo il demoprogressista Gianni Melilla: «Finora avevamo ricevuto accuse qualunquiste: ladri, corrotti, assenteisti, nullafacenti. Oggi anche quella infamante di tossicodipendenti!». Applausi a scena aperta dal Pd a Forza Italia. E dopo che Melilla ha accusato i grillini di aver abbandonato l’aula non per protesta, ma perché «incombe il generale agosto», tocca al verdiniano Parisi mettere alcuni puntini sulle “i”. Perché in quei bagni adiacenti al Transatlantico vanno anche giornalisti e funzionari e quindi «bisognerebbe estendere a tutti il controllo» (e giù altri applausi bipartisan). Si fa sotto l’ex comunista Arcangelo Sannicandro: «Dice la collega che la cocaina conduce a delirio di persecuzione, distacco dalla realtà, senso di onnipotenza, pensiero incoerente… Ma di chi stanno parlando? Del gruppo dei 5Stelle!». E mentre l’emiciclo si entusiasma di nuovo c’è anche chi prende sul serio la questione. È il caso di Mara Mucci, ex pentastellata approdata ai Civici, che è d’accordo solo sui test antidroga, ma non vuole i cani nel Palazzo. Neanche i leghisti si scandalizzano, anche perché come ricorda il forzista Fabrizio Di Stefano nrl 2009, dopo un servizio shock delle Iene, un gruppo di parlamentari si sottopose liberamente all’analisi del capello. Tra questi Pier Ferdinando Casini e l’allora ministro della Difesa Ignazio La Russa. Ma stavolta l’idea non passa. BIMBI E ALLATTAMENTO Il tema è sollevato da deputate donne, più sensibili al tema. Come Annalisa Pannarale, di Sinistra italiana, che propone la possibilità di “votazioni telematiche per le madri in gravidanze e per genitori con bambini di pochi mesi, come avviene in altri parlamenti d’Europa, oltre «all’accesso in aula ai bambini in età di allattamento». Si odono risatine in sottofondo, che Pannerale liquida come manifestazioni di «becero maschilismo», ricordando che il Parlamento è un luogo «potentemente simbolico» che può agire sul senso comune dando l’esempio. Con lei sono schierate di nuovo Ciprini, che cita la parlamentare australiana Larissa Waters, immortalata sulla stampa internazionale mentre allatta suo figlio in aula. E ancora Mara Mucci che lamenta come i bimbi non possano entrare neanche in Transatlantico: «Se stiamo qui per 12 ore a votare, magari serve un regolamento di manica larga, con un grande senso di civiltà». DIBATTITO SURREALE È a questo punto che il centrista Sergio Pizzolante si sente al centro di una commedia dell’assurdo: «Signor presidente, siamo passati dalla necessità di portare qua dentro i cani per verificare se i deputati sono drogati e poi anche portare i bambini di questi parlamentari drogati per allattarli in aula. È una roba surreale» grida, scatenando un applauso corale. Ma alla fine passerà un ordine del giorno per «facilitare l’accudimento dei neonati da parte dei deputati genitori». STAMPANTI E EX PRESIDENTI Il tema stampanti va forte. Samuele Segoni, fuoriuscito grillino, propone che tutti gli uffici della Camera siano dotati di stampanti fronte-retro perché attualmente, denuncia, «è necessario estrarre i fogli stampati su una facciata e reintrodurli rovesciati per procedere alla stampa sull’altro lato». Ma la spesa, tranquilli, non sarà a carico dei contribuenti, perché la sua collega Eleonora Bechis chiede che Montecitorio si doti di «dispositivi hardware o software per conteggiare le stampe fatte da ogni deputato e trattenere dalla sua busta paga un contributo per ogni stampata». Passa la richiesta di rendere pubbliche le presenze dei deputati alle sedute di commissione, avanzata dal civico Andrea Mazzioti di Celso, e anche l’aumento delle auto elettriche nel parco auto di rappresentanza. Niente da fare invece per la proposta anti- casta del leghista Davide Caparini: togliere ogni benefit agli ex presidenti di Montecitorio.