Il Messaggero, 6 agosto 2017
Camus quell’ultima lettera d’amore
«Ecco la mia ultima lettera», scrive Albert Camus il 31 dicembre 1959 da Cavaillon, non lontano da Avignone. La destinataria è l’ultima delle sue amanti, l’attrice feticcio di Alain Resnais e Marguerite Duras, Catherine Sellers. «A martedì», scrive il premio Nobel, augurando alla donna un buon anno, e come ulteriore omaggio «una corona di tenerezza e di gloria». Poi la chiusa finale, che suona come un addio: «Ti benedico dal fondo del cuore». «Era una formula che impiegava spesso dirà poi la Sellers ma mai alla fine di una missiva a me destinata». La lettera arriverà a destinazione, all’indirizzo della diva della NouvelleVague, in rue de Bourgogne a Parigi, il giorno stesso o poche ore dopo la morte di Camus, avvenuta a causa di un incidentestradale.
L’INCIDENTE
La storia è nota: Camus vuole rientrare a Parigi in treno, ma l’amico Michel Gallimard insiste per accompagnarlo; così Camus porta la moglie Francine e i due figli gemelli, Catherine e Jean, alla stazione di Avignone; e dopo una sosta in un albergo, dalle parti di Mâcon, il 4 gennaio i due partono a bordo una Facel Vega Fv3B una sorta di Rolls Royce francese dell’epoca e posano Floc, il cane dell’editore, sul sedile retrostante. A un certo punto, Gallimard perde il controllo della vettura, che va a sbattere con violenza contro un albero. L’orologio sul cruscotto resta fermo alle ore 13,55. Camus perde la vita sul colpo; Gallimard viene trasportato d’urgenza nell’ospedale di Montereau, dove muore poche ore dopo. Di Floc si persero le tracce nelle campagne di Villeblevin. Alcuni parlarono poi di un complotto del Kgb ordito ai danni dello scrittore de “La peste”, considerato colpevole di avere condannato l’intervento dei carri armati sovietici a Praga; ma la polizia all’epoca derubricò il caso come un banale incidente stradale. Al funerale dello scrittore, Catherine Sellers lasciò sulla tomba un mazzo di rose e lillà, e un biglietto con su scritto: “Al tuo felice ritorno, mio principe”. Aveva conosciuto il suo futuro amante a teatro, dove lo scrittore aveva scelto la Sellers per due drammi che aveva deciso di mettere in scena, Requiem per una monaca, tratto da Faulkner, e I demoni di Dostoevskj. Lui si mostrava molto apprensivo nei suoi confronti, e le ripeteva sempre di mettere su peso. «Due chili, prendi due chili, mi diceva raccontò poi l’attrice, scomparsa nel 2014 era una ossessione per lui. Aveva sempre paura che crollassi, ma come diceva Cocteau, ho una salute di ferro». Nella lettera, donata all’attrice alla Biblioteca nazionale e ripresa da Jean-Michel Normand del quotidiano Le Monde, Camus torna sull’argomento: «Spero che tu divenga, in resistenza e vigore, come Ray Sugar Robinson», il campione mondiale di boxe. L’attrice sapeva bene di non essere l’unica donna per lui. Come racconta il biografo Olivier Todd, lo scrittore era molto colpito dalla figura di Don Giovanni. Quando parlava di questo personaggio che «amava tutte allo stesso modo con la stessa passione e con tutto sé stesso», sembrava enunciare un proprio principio di vita. «Perché scriveva ad appena 28 anni bisogna amare raramente, invece che amare tanto?» Francine soffriva di depressione, e presto divenne, per lui, poco più di una sorella. Così la sua vita sessuale non ebbe più freni; e fu proprio in quell’inverno del 1959 che il teorico dell”uomo in rivolta” raggiunse l’apice della sfrontatezza.
L’ALGERIA
Catherine rappresentava molto di più dell’attrice con cui si può nutrire una qualche complicità: i suoi nonni erano algerini; e Camus, da buon pied-noir, se ne sentiva attratto irresistibilmente. «Per la prima volta scrisse nei suoi quaderni, un poco intristito dall’inconveniente sono stato toccato al cuore da una donna, senza desiderio, né intenzione, né gioco». Catherine raccontò allo stesso Todd che Camus era affascinato dal double amour. Un uomo così solitario, freddo e distaccato nella scrittura basta ricordare l’incipt de Lo straniero : «Oggi mia mamma è morta» diceva di potere «amare due persone allo stesso tempo».
IL BIOGRAFO
Todd ebbe accesso a tutte le lettere che scriveva alle sue amanti. C’era una certa Yvonne, con la quale Camus ebbe una relazione prima del matrimonio. Poi un giovane pittrice di origine danese, che si chiamava Mi e che condivideva con lo scrittore la passione per il calcio. Tutt’altro che secondaria anche Maria Casarès l’attrice scelta da Cocteau per il suo Orfeo che lo scrittore frequentò per sedici anni. A New York negli anni Quaranta Camus conobbe Patricia Blake, una copywriter di Vogue. Era a pranzo con lei a Parigi, il giorno in cui gli fu annunciato che aveva appena vinto il premio Nobel. Le confessò che si sentiva mancare il respiro. Quando morì a soli 46 anni, Camus non aveva ancora terminato un’opera molto autobiografica e “definitiva”, Il primo uomo. Ne parlava spesso a Catherine, era un libro che lo ossessionava. Sarà un’altra Catherine, la figlia, a consegnare il manoscritto (incompleto) alle stampe, molti anni più tardi. Ma forse è ne La caduta il personaggio che più gli somigliava, quel principe del foro che non riesce ad agire per salvare una ragazza che affoga e si sente crollare il mondo addosso. La moglie Francine si riconobbe nel personaggio e disse al marito: «Albert, mi devi quel libro». Ma Camus pensava ad altro. Scriveva: «Correvo così, sempre appagato e mai sazio, senza sapere dove fermarmi, fino al giorno, o meglio la sera, in cui la musica cessò, e le luci si spensero».