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 2017  agosto 06 Domenica calendario

Memorie di una vagina. La blogger Stella Pulpo, pubblicata da Rizzoli, svela la giungla degli incontri online: «Vi racconto l’amore giovanile prima e dopo la tecnologia»

Stella Pulpo, classe 1985, blogger, si è ispirata alla serie «Sex and the city» per il suo sito «Memorie di una vagina» SIMONA VOGLINO LEVY nnnIl suo romanzo ha una colonna sonora. Di tutto rispetto, tra l’altro. Che corre dai Dire Straits ai Baustelle, da Rino Gaetano ai Pearl Jam a Cindy Louper. Il romanzo di Stella Pulpo, tarantina classe 1985 che vive a Milano, si intitola Fai uno squillo quando torni (Rizzoli, 380 pagine, 19 euro) ed è un viaggio tra la fine dei 20 anni e l’inizio dei 30. Un itinerario bello e contorto: l’inizio della vita vera, che ti mette alla prova come singolo individuo di fronte a una realtà non sempre grata, a compimento di un percorso che nasce dalle memorie… di una vagina. Cominciamo da qui: cos’è Memorie di una vagina? «È il titolo del mio blog, nato nel 2011 al termine di una relazione importante. Per elaborare e sdrammatizzare, pensai di fare ciò che avevo sempre fatto: scrivere. Poco per volta la gente ha iniziato a leggerlo, divertirsi, immedesimarsi. Oggi direi che è una comunità, uno spazio di riflessione, confronto, dialogo, intrattenimento». Avrebbe immaginato che da un blog potesse arrivare un libro per Rizzoli? «Ormai è da qualche anno che il mercato editoriale è attento agli autori provenienti dal web. Quindi sì, l’avrei immaginato, era uno scenario plausibile. Ma non ho avuto fretta: ero già stata contattata da altri editori negli anni precedenti, ma ho preferito aspettare. Doveva maturare in me l’urgenza di raccontare una storia: volevo che fosse questo il movente, non solo la cosiddetta consacrazione cartacea». Pensa che il web sia ormai un buon luogo per reclutare talenti letterari? «Penso che l’industria culturale sia in generale molto attenta a puntare su talenti che portino già in dote un pubblico. Non saprei dire se questo sia un bene o un male, ma credo che il web abbia permesso a tante forme di creatività di farsi conoscere. Forse gli autori social riescono a interpretare meglio la grammatica del proprio tempo. Tuttavia, saper scrivere sul web non significa saper fare letteratura. C’è differenza tra scrivere un post e un romanzo». Di cosa parla Fai uno squillo quando torni e come le è venuta l’idea? «Di come si elabora la fine di un amore sbagliato, di maturazione, consapevolezza, responsabilità emotive e sentimentali. È la resa a certi sentimenti ineluttabili, ma pure un inno alla capacità di continuare a mettersi in gioco. Più praticamente: è la storia di Nina Dell’Oglio, 30enne single, milanese adottiva, alle prese con la giungla degli appuntamenti metropolitani, con le incertezze e le aspettative sociali. Proprio quando incontra un nuovo possibile amore, il suo storico e irrisolto ex torna alla ribalta, dopo un’overdose di Luv, un allucinogeno usato per viaggiare nel tempo. Espediente narrativo utile a raccontare com’è cambiato il nostro modo di amarci e corteggiarci negli ultimi 15 anni». E come le è venuta l’idea dell’allucinogeno? «È una droga creata per lenire la nomofobia (cioè la no mobile fobia, la paura di rimanere sconnessi col cellulare). Ci ho pensato leggendo un articolo sui metodi cinesi per la cura della dipendenza da web nei teenager». Lei è dell’85 e ha vissuto l’amore prima e dopo tutta questa tecnologia: l’amore era più facile? «Non è mai stato facile, neppure quando ci mandavamo le cartoline dalle vacanze. Tuttavia, sicuramente la tecnologia, la pluralità, la fluidità delle comunicazioni hanno reso il gioco più complicato. Non tanto amare in sé, quanto andare in profondità. Che, dopotutto, è ciò che l’amore richiede. Le applicazioni per incontri moltiplicano, le doppie spunte accelerano, l’iperconnessione ci vincola a un nuovo standard di relazione, più intenso, sempre attivo e simultaneo, dunque più superficiale». Nel libro racconta la storia infinita con un ex: quante volte si può amare la stessa persona sbagliata? «Questa è una delle domande che la protagonista, Nina, si pone nel romanzo e, in qualche modo, pone al lettore. È una domanda aperta alla quale non credo esista risposta definitiva. Le nostre vite sono piene di cattive abitudini, di vizi che perpetriamo pur sapendo che sono nocivi, di fraintendimenti emotivi di cui spesso siamo i più zelanti artefici, i più scrupolosi custodi». Consigli per giovani donne alla ricerca di un uomo? «In genere alle donne consiglio altro: di ascoltarsi, comprendersi, accettarsi. Di capire cosa vogliono davvero, invece di convincersi di volere ciò che tutti hanno sempre detto loro di volere. Alle donne consiglio di godere della propria libertà, di assecondare la propria natura, di conoscere il proprio corpo, di accettare anche quei giorni di paranoia catatonica che a volte viviamo e negarlo sarebbe sciocco. Consiglio di non sentire la propria femminilità sminuita dall’assenza di un compagno, di non cercare legittimazione negli uomini». Si definirebbe come una Carry Bradshaw di Sex and the city nostrana? «Sono molto più grassa e ho molte meno scarpe di lei. Potrei aggiungere anche che casa mia è grande quanto la cabina armadio che Mr. Big le regala nel film. Detto questo, il registro del blog nasce certamente anche dall’aver visto e rivisto le puntate della serie».