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 2017  agosto 05 Sabato calendario

«Non riesco a pagare i miei operai». La lettera dell’imprenditore suicida

L’hanno trovato impiccato nel sottoscala della sua azienda. Un suo dipendente ha cercato di soccorrerlo, ma ormai era troppo tardi. Sulla sua scrivania ha lasciato una lettera in cui parlava della sua difficoltà a pagare gli operai. Gabriele Bartolini, 61 anni, di Umbertide (Perugia) è l’ultimo dei protagonisti della lunga Spoon River di imprenditori che, disperati per la sorte della loro creatura e delle persone che vi lavoravano, hanno scelto di farla finita. Il suo è un caso che ha commosso tutta un’area, l’alta valle del Tevere, perché l’azienda di Bartolini, la Cobem srl di Umbertide, è una delle tante di un distretto votato all’automotive, fatto di fornitori e subfornitori della Fiat, di Maserati, Alfa, e di altre grandi case.
Bartolini, che oltre alla Cobem era amministratore anche di altre due società (una delle quali con l’affitto del ramo d’azienda) si batteva in un segmento particolarmente difficile, quello della saldatura e dell’assemblaggio delle carrozzerie. Un ambito dai margini sempre più ridotti. Per questo aveva iniziato a utilizzare sempre più i lavoratori extracomunitari – in prevalenza magrebini e centroafricani – disponibili a forme di flessibilità. Sembra che un’ispezione degli istituti previdenziali fosse imminente; e questo potrebbe aver precipitato la situazione. C’era poi il rapporto con le banche, che – come ha scritto nella sua ultima lettera – avevano iniziato a voltargli le spalle di fronte alla sua difficoltà a pagare 2-3 mesi di stipendi arretrati. L’altro ieri era stato proclamato uno sciopero per protestare proprio contro il mancato pagamento della mensilità. L’imprenditore avrebbe dovuto firmare in mattinata un accordo con i sindacati. Ma è crollato.
«Era una persona squisita, spesso dormiva in azienda pur di stare dietro al lavoro», racconta il sindaco di Umbertide Marco Locchi, appena tornato dal funerale di Bartolini. «Era sempre preoccupato per i suoi lavoratori, il 90% dei quali erano stranieri. Anche col sindacato aveva un ottimo rapporto, perché aveva sempre fatto fronte ai suoi impegni. Speriamo che ora i figli e il genero riescano a prendere in mano l’azienda, rispettando le commesse». Bartolini, se sostenuto, forse ce la poteva fare. «Le sue aziende producevano anche per nomi come Maserati e Fiat. Il distretto delle aziende umbre dell’automotive crea occupazione. Ma resistono solo le realtà molto strutturate».
Più duro il presidente dell’Associazione piccole e medie imprese dell’Umbria, Mario Orsini: «Il sistema bancario sostiene le grandi imprese, ma abbandona noi piccoli. A loro prestano montagne di denaro a costo di fallire, noi veniamo mollati alla prima difficoltà. La crisi non è finita, urge un aiuto. O i suicidi continueranno». Alessandro Piergentili, delegato Cgil per l’Alta Umbria commenta: «Bartolini aveva un ottimo rapporto con i suoi operai, gran parte dei quali stranieri. Inps e altri istituti lo monitoravano per la tendenza, tipica di aziende che operano con margini bassi, ad avvalersi di rapporti di lavoro precari o non sufficientemente regolarizzati». La presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso «cordoglio per l’imprenditore suicida a Umbertide. Dramma ripetuto troppe volte, non può essere lasciato solo chi dà o perde il lavoro».