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 2017  agosto 06 Domenica calendario

Perù, il Paese dei 5 presidenti detenuti, ricercati o indagati

Non se ne salva uno degli ultimi cinque ex presidenti del Perù. O sono in carcere, oppure sono ricercarti dalla giustizia, o sono indagati e sotto processo. L’ultimo a finire nei guai e che per la decisione di ieri di una corte peruviana deve restare in carcere è Ollanta Humala, arrestato due settimane fa assieme alla moglie, Nadine Heredia, con l’accusa di aver incassato una tangente di 3 milioni di dollari dalla multinazionale brasiliana Odebrecht, e condannato a 18 mesi di detenzione preventiva. Gli altri sono: Alberto Fujmori (1990-2000), Alejandro Toledo (2001-2006), Alan Garcia (2006-2011), e Francisco Morales Bermudez (1975-1980). Della tangente pagata a Ollanta Humala ha raccontato ai giudici lo stesso presidente della multinazionale, Marcelo Odebrecht, condannato in Brasile per corruzione e riciclaggio nel caso Petrobras. Humala si presentò per la prima volta candidato nelle presidenziali del 2005 come paladino locale della rivoluzione bolivariana di Hugo Chávez ma venne sconfitto. Cinque anni dopo cambiò casacca, moderò gli eccessi del socialismo bolivariano, e con l’aiuto dei brasiliani, Luiz Inácio Lula da Silva e Dilma Rousseff, e i soldi di Odebrecht -, divenne presidente superando nel ballottaggio Keiko, la figlia di Alberto Fujimori, l’ex presidente protagonista di un autogolpe, quando chiuse il Parlamento, e che oggi è in prigione condannato a 25 anni per violazioni dei diritti umani. Alejandro Toledo, leader della primavera peruviana dopo la dittatura, invece è inseguito da un ordine di cattura e da una richiesta di estradizione della giustizia peruviana – ora vive negli Stati Uniti sempre per le confessioni di Odebrecht. Toledo avrebbe ricevuto una mazzetta da 20 milioni di dollari per favorire la multinazionale in una gara d’appalto miliardaria. Ma anche un altro ex presidente è nei guai con la giustizia. È Alan García che all’epoca del suo primo mandato, dal 1985 al 1990, divenne famosissimo anche da noi – era legato a Bettino Craxi – per i soldi gettati dalla cooperazione italiana nel progetto della costruzione di una parte della metropolitana di Lima di cui, a futura memoria, rimasero solo i cartelli che ne indicavano le stazioni. García fuggi all’estero ma all’inizio del nuovo secolo tornò in patria, si candidò e vinse. Ora è di nuovo indagato per riciclaggio e arricchimento illecito. L’ultimo presidente da citare, Francisco Morales Bermúdez. È un generale golpista che appartiene ai tempi oscuri delle dittature militari negli anni Settanta dell’America Latina. Oggi ha 95 anni ed è stato condannato all’ergastolo dal Tribunale di Roma per il Piano Condor, gli omicidi dei dissidenti politici commessi in collaborazione tra le varie dittature della regione. Il caso di Ollanta Humala potrebbe essere lo spunto per un feuilleton, o meglio per la sceneggiatura di un serial televisivo. Dopo l’arresto Humala è stato portato nella base navale di Barbadillo, alla periferia di Lima. Qui ha ritrovato un suo grande nemico, quell’Alberto Fujimori contro cui si ammutinò quando era un semplice militare. Fujimori, che secondo i giornali peruviani in carcere vive nel lusso, è stato molto ospitale con Humala. Un figlio di Fujimori, Kenji, ha raccontato che suo padre ha preparato personalmente dei sandwich per il nuovo ospite che era affamato e gli ha regalato una coperta perché aveva freddo. Ma a Barbadillo in realtà c’è gran parte della storia recente del Perù. Gli altri reclusi infatti sono l’ex braccio destro di Fujimori e capo dei suoi servizi segreti, Wladimiro Montesinos; il capo dei guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso, Abimael Guzman; e anche il leader dei Tupac Amaru, quelli che assaltarono l’ambasciata del Giappone nel 1996, Victor Polay Campos. E, per finire con lo sceneggiato, nella prigione militare c’è anche un fratello maggiore di Humala, Antauro.