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 2017  agosto 07 Lunedì calendario

Primo trofeo all’Arsenal. Il Chelsea di Conte in 10 k.o. ai rigori

«Ma why» urla Antonio Conte all’arbitro quando Pedro, espulso, sta abbandonando il campo. Il Chelsea sta vincendo 1-0. Mancano dieci minuti al termine. Punizione calciata da Xhaka, capocciata di Kolasinac tenuto in posizione regolare dalla mancata applicazione del fuorigioco da parte della difesa dei Blues, 1-1. Ottantadue secondi tra il rosso al giocatore spagnolo per l’entrata da dietro su Elneny e il pareggio dei Gunners. Il «Ma Why» è la domanda che resta sospesa su questa Community Shield, ma invece che rivolgerla all’arbitro Madley, andrebbe posta a Pedro: perché quell’entrata rischiosa e inutile? Ai rigori, con la formula ABBA rubata al tennis – calcia il primo, il secondo ha due tiri a disposizione, torna sul dischetto la squadra A e ha a sua volta due penalty da sfruttare -, vince l’Arsenal. Walcott e Monreal non sbagliano. Il Chelsea invece si affloscia: Courtois spedisce il pallone in curva, mentre il tiro di Morata muore sui tabelloni. Tornano sul dischetto Oxlade-Chamberlain e Giroud: un altro due su due e Supercoppa d’Inghilterra all’Arsenal per la quindicesima volta nella storia.

WENGER Gli umori degli allenatori confermano che questa gara non assegnava solo il primo trofeo della stagione: è destinata a marcare la settimana che precede il via alla Premier e forse anche qualcosa di più. Wenger sorride largo. Già bersagliato dai gruppi social che reclamano il suo addio dopo la sconfitta in amichevole proprio con la banda di Conte, il francese ha aggiunto un altro titolo alla sua bacheca londinese: diciassette. Sette FA Cup, sette Community Shield, tre campionati, uno dei quali chiuso senza sconfitte: giù il cappello. A Conte, di vent’anni più giovane, ha già regalato tre dispiaceri in quattro sfide inglesi: anche questi sono numeri da non trascurare. Quello di ieri è forse il k.o. più comprensibile. L’Arsenal ha una rosa più vasta e un mercato già definito: il vero problema sarà evitare la partenza di Sanchez, ieri in tribuna perché reduce da una serie di malanni fisici. Il cileno è sceso in campo a festeggiare la vittoria, ma fino al termine della fiera dei sogni può sempre accadere qualcosa.

CONTE Il Chelsea ha gli uomini contati. Conte, con Hazard e Bakayoko ancora convalescenti, ha portato ieri in panchina Christensen, Musonda, Scott e Boga. Servono rinforzi e uomini per la panchina. La faccia scura dell’allenatore italiano non è motivata solo dalla comprensibile amarezza per una sconfitta: passano i giorni e il Chelsea resta al palo. Gli appelli del manager pugliese non hanno finora ricevuto risposta, ma i primi cori dei tifosi del Chelsea sono il segnale che il popolo dei Blues è dalla sua parte.

IL MATCH L’Arsenal ha avuto un miglior approccio. Nei primi dieci minuti, due affondi di Iwobi e uno di Welbeck. Il Chelsea, con Morata partito dalla panchina, ha cercato di capire i movimenti del tridente d’attacco dei Gunners, con Lacazette ispirato nella prima mezz’ora: il palo colpito dal francese con un destro a giro è stato il suo buongiorno al football inglese. L’uscita per infortunio di Mertesacker, rimpiazzato dal bosniaco Kolasinac, con inevitabile dirottamento di Monreal al centro della retroguardia, ha però rotto gli equilibri dell’Arsenal. Il gol in apertura di ripresa di Moses ha punito le esitazioni della difesa. Sul rilancio di Cahill, il nigeriano ha controllato e stangato alla perfezione. La replica dei Gunners è stata una botta di Elneny e una sassata di Xhaka respinta da Courtois. Una reazione controllabile, ma il fallo di Pedro ha sconvolto il copione. Già: ma why?