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 2017  luglio 01 Sabato calendario

I segreti dell’acqua micellare

Micellare? Come fa un’acqua a essere micellare?» si chiedeva la mia mente di biotecnologa mentre leggevo il post di una beauty blogger che parlava di «acqua micellare» con la naturalezza con cui si parla di acqua e sapone. Sono passati una decina di anni dalla prima volta in cui l’ho sentita nominare. All’epoca era usata soprattutto dai truccatori professionisti per struccare velocemente le modelle durante le sfilate. «La compro in farmacia pura continuava la blogger è uno struccante favoloso e lascia la pelle perfetta. Non come l’acqua normale». Quello che all’epoca era un prodotto per poche elette, oggi è diventato una moda per tutte le tasche, presente in mille declinazioni diverse, da quella «addolcente», a quella «idratante», a quella per «pelli sensibili» fino alle salviettine struccanti già imbevute. Il messaggio che passa è che è un prodotto delicato quasi come l’acqua, ma in grado di pulire bene la pelle come un sapone. Ma di che cosa si tratta in realtà? Le micelle non sono altro che sferette microscopiche che si formano quando sciogliamo in acqua molecole particolari che hanno una doppia natura, un po’ come il dottor Jekill del romanzo di Robert Louis Stevenson. Queste molecole hanno una «coda» idrofoba, che scappa dall’acqua ma apprezza i grassi, e una «testa» idrofila a cui l’acqua, invece, piace. Quando si trovano in soluzione tendono quindi ad avvicinarsi le une alle altre e, se sono in quantità sufficiente, formano sferette microscopiche con tutte le code idrofobe protette al centro e tutte le teste idrofile esposte all’esterno: le micelle.Questa particolarità le rende utilissime per la pulizia del viso. L’acqua da sola, infatti, non è in grado di rimuovere il sebo, che è composto prevalentemente da grassi, o i residui di trucco, anche questi molto grassi. Si limita a scorrere sulla pelle, limitando l’azione pulente allo sfregamento con le mani o con una spugnetta. Le micelle, invece, grazie alla loro doppia natura possono agganciare il grasso con le code idrofobe e portarselo via con il risciacquo. Se imbeviamo con una soluzione «micellare» un dischetto di cotone, le micelle si scompongono e le singole molecole si dispongono a palizzata, con le teste tutte legate al cotone, che non per niente chiamiamo «idrofilo», lasciando le code idrofobe tutte all’esterno. Queste si legheranno poi ai grassi presenti sulla pelle e li trasferiranno sul dischetto. Quindi, effettivamente, queste soluzioni micellari funzionano, struccano e puliscono la pelle molto meglio dell’acqua «normale» come scriveva la beauty blogger.
Ma stiamo parlando davvero di «acqua», per di più «pura»? E, soprattutto, stiamo parlando di un prodotto nuovo?
In realtà no. Se leggiamo la lista degli ingredienti, l’acqua la troviamo, ma accompagnata da almeno un ingrediente fondamentale per la formazione delle micelle: un tensioattivo, cioè ciucila molecola dalla doppia natura in grado di lavare via lo sporco. Non per niente i tensioattivi sono i principali componenti di shampoo, saponi, dentifrici e detersivi per il bucato. Per le acque micellari si usano tensioattivi poco aggressivi che non irritano gli occhi, ma sono gli stessi che si possono trovare, per esempio, in uno shampoo delicato, tant’c che in rete circolano ricette per l’autoproduzione casalinga a base di bagnoschiuma o detergenti intimi diluiti con aggiunta di fragranze o altro.
Quindi, se dovessimo darne una definizione scientifica, potremmo dire che un’acqua micellariè una qualsiasi soluzione acquosa in cui siano stati diluiti dei tensioattivi a una concentrazione tale da formare micelle. Sul piano pratico, invece, aveva ragione la beauty blogger a parlarne con la naturalezza con cui si parla di acqua e sapone, visto che proprio di acqua e sapone si tratta.