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 2017  agosto 04 Venerdì calendario

L’economia brasiliana non riparte

I mercati finanziari, il mercato del lavoro e...il mercato del voto. Sono questi i nodi del Brasile, un pericoloso intreccio di recessione, instabilità sociale e corruzione.
Il presidente brasiliano Michel Temer non sarà sottoposto a processo penale per corruzione. Era stato accusato formalmente di “corruzione passiva” dalla procura generale e, dopo il voto in Commissione, anche l’Assemblea della Camera dei deputati – con 263 voti – ha negato la prosecuzione del processo. Voti comprati, secondo la maggior parte dei media brasiliani. Benefici alle lobbies, regalie all’industria e guarentigie ai deputati che, secondo Daniel Rittner, analista politico di Valor Economico, costeranno alla collettività 3,6miliardi di euro.
L’opposizione ieri ha raccolto solo 227 voti, mentre avrebbe puntato a raggiungere una maggioranza qualificata di due terzi (342 dei 513 deputati). «La Camera dei deputati, che rappresenta il popolo brasiliano, si è espressa in modo chiaro e indiscutibile», ha dichiarato Temer. Il presidente ha aggiunto che «la decisione sovrana del Parlamento non è una vittoria personale, ma rappresenta una vittoria dello stato democratico di diritto, la forza delle istituzioni e della Costituzione».
Le reazioni alla votazione della Camera sono state immediate: in cambio di voti favorevoli il governo avrebbe promesso una serie di benefici ai parlamentari indecisi, come la concessione di incarichi federali.
L’inchiesta giudiziaria Lava Jato (che significa “autolavaggio”) pare non arrestarsi mai. Dopo aver travolto l’ex presidente Dilma Rousseff e quello precedente Inacio Lula da Silva, lo scandalo ha investito anche Temer e vari ministri del suo governo.
La recessione attanaglia il Brasile da oltre due anni, con un drammatico crollo del Pil (-3,9% nel 2015 e -3,6% nel 2016). Le riforme sul tappeto, quella previdenziale e quella del lavoro non saranno facilmente attuabili con un governo debole e una congiuntura in affanno. La Banca centrale brasiliana, pochi giorni fa ha nuovamente diminuito di un punto percentuale il tasso di sconto (Selic), portandolo al 9,25%. È la settima diminuzione consecutiva, resa possibile dal nuovo calo dell’inflazione, stimata a luglio al 2,8% inferiore all’obiettivo del 3%.
Tuttavia, questo scenario di politica monetaria espansiva, quasi impensabile fino a un anno, potrebbe però avere vita breve, a causa della decisione del governo di aumentare le imposte sui combustibili, presa il 21 luglio. Il prezzo dei carburanti nei punti vendita potrebbe aumentare di circa R$ 40/50 al litro, provocando a cascata un aumento dei costi di trasporto e quindi dei prezzi di molti prodotti.
«La decisione del governo Temer – rileva Mauro Mantica, analista finanziario italiano residente in Brasile – è stata molto contestata e ha spinto la popolarità a livelli inferiori a quelli di Rousseff. È stata provocata dalla necessità di far quadrare il bilancio dello Stato. Il perdurare della crisi economica ha diminuito il gettito tributario e, per poter assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di deficit annuale a 38 miliardi di euro, il governo vorrebbe attuarne altri». Nel pieno di uno scontro sociale.