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 2017  agosto 04 Venerdì calendario

Colosseo, minacce e privacy violata: concorso nel caos

ROMA Prima il ping pong fra il Tar che l’annulla e il Consiglio di Stato che lo conferma. Poi la gaffe del ministero che viola la privacy dei 75 candidati rendendo pubblici per errore i loro indirizzi e-mail. Quindi le minacce di morte arrivate da uno dei partecipanti a tutti gli altri. Infine, la scarsa partecipazione in termini numerici e l’apparente assenza delle grandi firme internazionali della cultura.
Insomma, per dirla con Ivan Quaroni, critico d’arte contemporanea che s’è candidato a dirigere il museo simbolo dell’antica Roma, «il concorso per il direttore del Parco archeologico del Colosseo è decisamente nato sotto una cattiva stella». E la sua storia è un caos burocratico.
Il Tar accoglie il ricorso di Roma che mal aveva digerito lo scippo dell’area archeologica del Colosseo da parte del ministero dei Beni culturali. «Un’operazione lesiva degli interessi della Capitale», aveva sostenuto il Campidoglio. Ma il Consiglio di Stato, due settimane fa, ribalta la decisione dando il via libera al Parco e anche alla nomina di cittadini non italiani quali direttori.
Mentre ancora si attendeva l’esito dei giudici di secondo grado, però, il “responsabile del procedimento” Roberto Bernardi commetteva un errore: per informare i 75 candidati (una quindicina stranieri) della temporanea sospensione del concorso, inviava una e-mail circolare a tutti, suscitando numerose proteste nonostante le immediate scuse. «È sorprendente che un funzionario del Mibact – si era lamentato il candidato Roberto Carpano, consulente di EuropaBook – renda pubbliche le nostre e-mail: rispetto della normativa nazionale avrebbe aiutato». Gli fa eco dalla Spagna l’archeologo Pere Izquierdo: «Fornire gli indirizzi di posta elettronica può essere dannoso». Detto fatto: un candidato (rimasto ancora sconosciuto) ne ha approfittato minacciando tutti di morte. «Avete congiurato per espellermi dal concorso – ha scritto – il mio gioco ora punta a uccidervi». Per riportare serenità è intervenuto lo stesso Bernardi informado che di quella minaccia «è stata informata l’autorità di pubblica sicurezza». Ma il concorso internazionale per la direzione del monumento italiano più noto al mondo, che rende 44 milioni lordi annui coi suoi 6 milioni e 400 mila visitatori, non ha fatto gola. Pochi i candidati, e, nonostante nomi illustri come Jane Thompson, mancano i direttori dei grandi musei stranieri, forse dubbiosi sulla formula voluta dal ministro Dario Franceschini che chiede allo studioso di essere anche manager. Il mondo degli archeologi italiani (Edith Gabrielli, Rossella Rea, Francesco Prosperetti, Luca Sasso D’Elia, Maria Paola Guidobaldi, Paolo Carafa per citarne alcuni) teme infine che anche per il Colosseo prevalga una scelta stile Villa Adriana, alla cui direzione è stato designato Andrea Bruciati, direttore artistico di ArtVerona. Questo è il motivo che ha spinto il contemporanesista Quaroni a candidarsi: «Sono stupito che non ci siano nomi del calibro di Salvatore Settis – ammette – ma la nomina di Bruciati lascia ben sperare che per il Colosseo possa essere scelto chi viene dall’arte contemporanea».