Corriere della Sera, 4 agosto 2017
Vacanze a Barcellona
Ma che cosa succede a Barcellona, la città che ha battezzato la movida e forgiato con l’Erasmus la prima generazione di giovani europei? Sta diventando l’avamposto di una resistenza al turismo di massa che acquisisce proseliti anche in Italia e che per ora si combatte con gesti dimostrativi, come l’irruzione di commando incappucciati sui bus turistici e il taglio delle gomme delle bici riservate agli ospiti, tra i quali non va più annoverato il calciatore Neymar, che ha appena tolto il disturbo, lasciando però una discreta mancia. I movimenti della sinistra anticapitalista, gli stessi che a febbraio organizzarono il più grande corteo mai visto a favore dei migranti africani, contestano la migrazione dei vacanzieri europei ingolositi dai bassi costi di aerei e case. Un’orda che sporca, fa rumore e sconvolge l’ecosistema di interi quartieri, con botteghe che chiudono e abitanti che scappano, soppiantati dall’industria del divertimento primordiale: disco e pub.
Neanche Salomone riuscirebbe a sbrogliare la matassa delle ragioni e dei torti. Però colpisce che a rivoltarsi contro «le vacanze dei troppi» siano proprio coloro che hanno fatto di tutto per ritrovarsi nella situazione che adesso deplorano. Sono gli abitanti di Barcellona a essersi trasformati in operatori turistici, affittando le case su Airbnb e cementificando le spiagge per attirare quell’esercito disinibito e un po’ cafone che, nel trasferirsi ogni agosto dal pub sotto casa a quello di Barcellona, ha portato loro la ricchezza. Se volevano selezionare gli inviti, avrebbero dovuto pensarci prima.