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 2017  agosto 03 Giovedì calendario

Carlo Verdone: «Benedetta follia, la marcia in più delle mie donne»

Un Giovanni Paolo II, alto e prestante come nei suoi primi anni di pontificato, benedice bronzeo e immobile al centro del negozio tra paramenti dorati e purpurei, ostensori e tabernacoli argentei, mentre Guglielmo, elegante e severo, con un pacco di assorbenti in mano cerca di capire da Luna, commessa coatta in micro short e parlantina romanaccia, cosa abbia fatto di Madre Teresa. La statua ovviamente. «Era da dieci anni che non la vendevo, hai fatto lo scontrino?». 
Benvenuti sul set di Benedetta follia, il nuovo film che Carlo Verdone sta girando con un cast tutto femminile nel cuore di Roma. E non senza qualche difficoltà. «Sono triste per Roma, è stata una grande città ma ora, per girare qui al Pantheon bisogna farlo all’alba, quando i negozi sono chiusi e non ci sono gli ambulanti, altrimenti è un suq indecente. D’altra parte come ha fatto Sorrentino a fare La grande bellezza? Semplice, ha girato senza auto in giro. Quando torno da un viaggio all’estero, mi prende una tristezza, in Romania ho buttato una cicca per terra e subito la polizia mi è saltata addosso. Qui ci vuole gente che pensi al bene comune davvero, ci sono problemi atavici, ma se tu mantieni un salotto elegante tutto pulito non arriva gente con le scarpe sporche. E poi è tutto difficile, iter burocratici pazzeschi, se andiamo avanti così nessuno girerà più a Roma».
ISPIRAZIONEÈ un Verdone tonico («ho perso tre chili») battagliero e ispirato nel raccontare questa commedia di amicizia e di amore, di sacro e profano, di tradizione e app social. «Sono rientrato nel mio mondo, un film contornato da donne, le donne hanno più da raccontare, sono alla spasmodica ricerca di un uomo con i contributi, no dai, volevo dire con gli attributi, ma qui gli uomini ormai hanno deciso di non decidere, a 35 anni stanno ancora appresso alla cotoletta panata di mamma, e invece le donne spingono, mi spingono e mi mettono in difficoltà e io rendo di più».
Verdone è Guglielmo dunque, uomo di specchiata virtù cristiana, proprietario del negozio di articoli religiosi Pantalei, ospitato nello storico negozio De Ritis. «Tutto torna, qui mamma ha fatto i santini della mia cresima, qui abbiamo fatto quelli dei miei figli» racconta. Accanto a lui c’è l’intrigante, spigliata, romana della Magliana, Ilenia Pastorelli, David di Donatello come migliore attrice per Lo chiamavano Jeeg Robot: è lei Luna, la commessa in prova, grande farfalla disegnata sul braccio, che gli stravolgerà la vita, a partire da un abbraccio quando si confesseranno di essere stati lasciati, lui dalla moglie proprio il giorno del loro anniversario e lei dal fidanzato. «E allora io mi accollo» esplode la Pastorelli tra spontaneità a malizie d’artista. «In realtà nasce tra noi – sottolinea Verdone – una alleanza, una amicizia, io le farò quasi da padre, lei con la sua positività mi farà cambiare e mi farà scoprire il mondo dei social con le app di speed date». 
COLPI DI SCENAE qui comincia la girandola di incontri attraverso una specie del social Tinder («si chiama in altro modo, troppo complicato mettersi d’accordo con gli americani») e attrici: Lucrezia Lante della Rovere è la moglie, Maria Pia Calzone un’infermiera di un pronto soccorso dove sarà ricoverato per uso di pasticche, Paola Minaccioni una ragazza incontrata con le app. «In Benedetta follia – spiega ancora Verdone che usa Facebook con parsimonia – c’è la grande confusione d’oggi, la grande solitudine di chi si rivolge alle app, di chi usa i social per comunicare, i social sono una costola di oggi, non ti sganci. E noi non abbiamo riferimenti, tra terremoti, incendi, emergenza acqua, disoccupazione, siamo tutti sbalestrati».
Non lo è però Ilenia Pastorelli che guarda Verdone e lo chiama Maestro e lui ricambia: «L’ho scelta per la sua anima e la sua poesia». «Per me lavorare con lui – racconta agitando le mani affusolate accentuando il suo essere della Magliana – è un sogno. Uno dei miei ricordi più belli, avevo 13 anni, è stato andare a vedere all’Eur Viaggi di nozze con mamma e papà prima che si separassero. Sono cresciuta con i suoi film. Prima ho fatto tanti lavori, portavo bottiglie ai tavoli di un locale di Ostia, uno mi ha dato 50 euro di mancia, poi ho fatto la rappresentante di vestiti, ho provato a fare l’agente immobiliare ma dovevo suonare a tutti i campanelli della Garbatella e allora ho detto chiedo vania e ho fatto il Grande Fratello, cinque mesi reclusa che se facevo una rapina prendevo di meno perché io resto con i piedi per terra. Io devo pagare il mutuo». Ed è proprio al Grande Fratello però che l’ha notata Nicola Guaglianone che l’ha segnalata a Gabriele Mainetti per Jeeg Robot. E proprio Guaglianone e Mainetti hanno collaborato alla scrittura con Verdone nel film prodotto da Aurelio&Luigi De Laurentiis che, dopo altre riprese tra Labaro, Prima Porta, Sperlonga e Caprarola, uscirà dopo Natale. «La mia rivoluzione l’ho fatta negli anni Ottanta – chiosa il regista e attore – ora c’era bisogno di qualcosa di nuovo». E così sia direbbe il suo pio Guglielmo.