la Repubblica, 3 agosto 2017
E su Stx prove d’intesa. Crociere made in Italy e navi militari ai francesi
GENOVA Correrà su due binari paralleli la nuova alleanza fra Italia e Francia che si proverà a mettere a punto da qui alla fine di settembre, in tempo utile per i sigilli del premier Paolo Gentiloni e del presidente francese Emmanuel Macron. E non saranno più due i soggetti in campo, Fincantieri e Stx France, ma il gioco di partecipazioni e incroci azionari chiamerà in causa anche un terzo soggetto, Naval Group, ex Dcns, il leader europeo dei sistemi navali di difesa. Il nome del gigante francese, fondato addirittura nel 1631 dal cardinale Richelieu che volle la nascita dei primi arsenali navali reali, è comparso ufficialmente per la prima volta martedì nel comunicato congiunto lanciato al termine dell’incontro svoltosi al Mef fra il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire e i suoi colleghi italiani Carlo Calenda, Sviluppo Economico, e Pier Carlo Padoan, Economia. È chiaro fin d’ora che l’Italia avrà parecchio da lavorare per consolidare un’alleanza che le consenta di essere protagonista assoluta nel settore civile e in parallelo la faccia sedere con Naval Group ai grandi tavoli di trattative con i Paesi chiamati a rinnovare le loro flotte militari.
Il cronometro è scattato subito dopo la fine dell’incontro al Mef e si fermerà solo il 27 settembre, all’incontro bilaterale di Lione fra Gentiloni e Macron. Fino ad allora, e non oltre, c’è tempo per cucire un’alleanza che riporti il sereno sul fronte delle navi da crociera e getti le basi per un nuovo gruppo attivo nella cantieristica militare partecipato da Fincantieri e Naval Group. Si parte dalla linea della fermezza italiana, come ha ricordato ancora ieri Calenda che in un’informativa alla Camera ha messo in guardia contro i nuovi «protezionisti e nazionalismi» annunciando la sua volontà di applicare «norme sulla golden share e antiscorrerie sulle quotate». Anche per lui, martedì rigidissimo nel rivendicare il 51% di Fincantieri in Stx, ci sono comunque oggi le condizioni «per un accordo su Stx e una partnership fra Fincantieri e Naval Group». E sulla stessa lunghezza d’onda è anche il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, a cui non sfugge la distanza iniziale di posizioni fra Italia e Francia, ma che confida nel “compromesso”, confermando che «non ci sono veti politici».
Insomma, anche per la politica si può procedere, e spediti, verso l’intesa. Ma in che termini? Se il nodo da sciogliere rappresenta Stx allora è da qui che si è già ripartiti, facendo leva su una frase quanto mai illuminante comparsa ieri in coda alla nota congiunta italo-francese: «La quota di Fincantieri in Stx France verrà definita in linea con il suo ruolo industriale di guida». Quasi sorprendente, tenuto conto che a firmarla sono stati anche i francesi. Il progetto a cui si starebbe lavorando, infatti, tenderebbe a conglobare un accordo complessivo, civile e militare, distinto però nei due segmenti operativi: il primo, quello civile, cioè delle navi passeggeri, avrebbe come azionista di riferimento Fincantieri, il cui capitale potrebbe aprirsi a una partecipazione di Naval Group, e sotto il quale finirebbe anche Stx France. Sarebbe il gruppo guidato dall’ad Giuseppe Bono a condurre le operazioni, com’è giusto che sia visto che il ruolo di leadership mondiale che Fincantieri ha nel comparto “cruise”. Si procederebbe invece a parti invertite sul versante militare. Qui il dominus sarebbe Naval Group, che vale 2,5 miliardi di euro di fatturato nella difesa (la quota Fincantieri è di 1,3), ma all’interno di un’aggregazione aperta anche a Fincantieri. Insieme, Italia e Francia, già alleate nel programma delle fregate Fremm attraverso i rispettivi prime contractor (Orizzonte Sistemi Navali, Fincantieri e Leonardo per l’Italia; Armaris, Naval Group e Thales per la Francia) si presenterebbero alle nuove gare internazionali di rinnovo o potenziamento delle flotte militari, Canada e Stati Uniti solo per cominciare, un mercato che vale almeno cinquanta miliardi di euro. E non è detto che l’alleanza si debba fermare alle navi di superficie. Come ha spiegato nei giorni scorsi la ministra della Difesa Roberta Pinotti, il polo europeo potrebbe estendersi scendendo verso i fondali ai tedeschi di ThyssenKrupp che per quanto riguarda la propulsione dei sommergibili hanno la stessa tecnologia degli italiani (a celle combustibili) al contrario dei francesi (nucleare). Ma questo potrebbe essere oggetto di un approfondimento successivo. Ora l’unica rotta che Italia e Francia proveranno a seguire sarà quella di Lione, confidando di arrivarci con un accordo in mano entro il 27 settembre.