Corriere della Sera, 3 agosto 2017
Lo sceicco che si compra tutto spezzando l’isolamento del Qatar
Altri giovani fanno sport o lo seguono in tv. L’emiro 37enne di Doha, Tamim bin Hamad Al Thani, si porta a casa interi eventi come i Mondiali di calcio del 2022, squadre come il Paris Saint-Germain (acquistato nel 2011 attraverso il fondo sovrano del Qatar) e ora campioni come Neymar. Non si sa bene quale sia lo sport preferito dello sceicco (è stato visto giocare a badminton e a bowling). Ma di sport si è occupato a lungo – presiedendo il comitato olimpico del Qatar, ospitando i Giochi asiatici e i Campionati mondiali di nuoto – perché è uno strumento di soft power.
Come ha scritto un esperto delle petromonarchie sul settimanale francese Le Point, «se il Kuwait avesse organizzato il Mondiale del ’90, credete che Saddam avrebbe osato invaderlo?». Ora, con la grave crisi diplomatica che da due mesi contrappone il Qatar all’Arabia Saudita, gli Emirati, il Bahrein, l’Egitto (e le voci di un possibile golpe contro lo sceicco Tamim), le garanzie non sono mai abbastanza.
Quarto figlio maschio dell’emiro Hamad bin Khalifa al-Thani e secondogenito della moglie prediletta Mozah, Tamim ha preso il potere quando suo padre abdicò nel giugno 2013, diventando il più giovane leader in una regione abituata ai sovrani a vita. Ha studiato all’accademia militare di Sandhurst in Inghilterra (la stessa del principe William) e ha dieci figli (da tre mogli). Oltre al trono della minuscola monarchia del Golfo ricchissima di gas naturale, ha ereditato un «impero» economico in Occidente: l’ex protettorato britannico possiede più beni a Londra della Regina Elisabetta (inclusi i grandi magazzini Harrods, il grattacielo Shard, parte di Canary Wharf e della Borsa) e, tra le altre cose, terreni in Costa Smeralda, la maison Valentino, una collezione d’arte che include Cézanne, Rothko, Warhol.
Nel 2013 Arabia Saudita ed Emirati si congratularono subito col nuovo emiro: «Siamo convinti che continuerai il percorso di tuo padre», dissero. Ovviamente speravano che il giovane Al Thani conducesse una politica estera meno ambiziosa del padre, che aveva appoggiato i Fratelli Musulmani in Egitto, i ribelli in Libia e «interferito» ovunque con la tv Al Jazeera. Volevano domare il Qatar: una settimana dopo la Fratellanza fu rovesciata in Egitto dal generale Al Sisi sostenuto dai sauditi; cinque mesi dopo Tamim fu convocato a Riad perché promettesse di allinearsi con la politica dei suoi vicini. Chiaramente non lo ha fatto, come dimostrato dalla crisi diplomatica di 9 mesi nel 2014 e da quella attuale, acuita dall’ascesa di un altro giovane nel Golfo: il figlio trentenne del re saudita, Mohammad Bin Salman. In realtà c’è chi crede che a decidere a Doha non sia Tamim, ma i suoi genitori. Comunque sia, molti leggono nell’ingaggio di Neymar un messaggio politico: l’isolamento non piegherà il Qatar.