Corriere della Sera, 3 agosto 2017
Micky Ward il pugile. «Non sono ancora sceso dal ring»
Micky Ward è un tranquillo signore di origine irlandese che vive a Lowell, vicino a Boston, dove si prodiga in iniziative benefiche che coinvolgono i giovani e le famiglie bisognose. A Lowell, centomila abitanti, un tempo importante centro tessile del Massachusetts, Micky «the Irish» è ancora l’idolo della working class, nella cui considerazione è di molto superiore a un altro nativo illustre, Jack Kerouac, un po’ troppo underground per la pur eterogenea comunità locale. Micky Ward, da giovane, tirava di boxe e asfaltava strade. Da pugile-operaio non ha mai vinto nulla di eclatante, se si eccettuano tre Guanti d’oro del New England. Eppure Ward ha lasciato un segno profondo nel cuore della gente, come spesso accade ai pugili generosi e combattivi. «Un giorno mi arriva una telefonata da Hollywood – racconta Ward, che oggi ha 51 anni —: è un produttore interessato alla storia della mia vita. Che cosa mai avrà di così particolare la mia storia, mi sono chiesto. Ho avuto qualche dubbio, ma è stato un attimo. E il progetto è partito».
Nel 2010 arriva nelle sale The fighter, con un formidabile cast di attori: Mark Wahlberg nei panni di Ward, Christian Bale in quelli del fratellastro Dicky Eklund, Melissa Leo nel ruolo della madre Alice, Amy Adams in quello della fidanzata Charlene. Dicky è un personaggio centrale della storia: ex pugile di discreto livello, schiavo del crack e con precedenti penali, è il compulsivo allenatore di Micky, sul quale proietta le sue frustrazioni e i propositi di rivincita personale nei confronti di un mondo che lo ha respinto. Anche la madre Alice ha un ruolo importante: manager pugilistica senza scrupoli, attorniata da una marea di figlie petulanti e avide, esporrà Micky a scelte penalizzanti per la sua carriera. Il circolo vizioso sarà interrotto proprio da Charlene, la barista di cui Micky si invaghisce, l’unica a cogliere con lucidità il marasma professionale-affettivo nel quale si è impantanato il cammino del fidanzato, e a indirizzarlo sulla strada dell’autocoscienza e dell’autonomia.
Alla fine vinceranno tutti, secondo la classica sequenza drammaturgica che, specialmente nei film dedicati alla boxe, prevede tre fasi distinte: faticosa ascesa, rovinosa caduta, riscatto e trionfo del protagonista. «Ho amato molto il film – parola di Ward —, ma vederlo la prima volta è stato molto duro. Era come se mi avessero sbattuto in faccia la parte peggiore della mia vita». Micky fu coinvolto dalla produzione fin dal primo momento. Ha instaurato un buon rapporto con Mark Wahlberg: «Mi ha studiato bene, è stato un perfetto me». Quanto a Dicky, il fratellastro problematico, «Bale lo ha interpretato in modo fantastico». Talmente bravo, Bale, da vincere l’Oscar 2011 per il miglior attore non protagonista, così come Melissa Leo, premiata dall’Academy come miglior attrice non protagonista.
La trama racconta la storia di Ward fino al 2000, anno in cui conquistò il titolo mondiale Wbu, una sigla minore, battendo Shea Neary per k.o. all’ottavo round. Ma paradossalmente la sua carriera ha avuto la vera consacrazione nei tre anni successivi, con la trilogia di combattimenti contro l’italo-canadese Arturo Gatti. Ward vinse ai punti il primo e fu sconfitto negli altri due. Ward e Gatti erano pugili a specchio per tecnica e stile: avevano coraggio da vendere e un’intensità fuori del comune. Le tre sfide furono un omerico duello senza limiti di sofferenza e paura. Dopo la trilogia, i due strinsero una solida amicizia, e quando Ward si ritirò dalla boxe diventò uno dei «secondi» di Gatti, atteso da un finale di carriera ricco di soddisfazioni e da un destino misterioso: nel 2009 fu trovato morto, con una corda al collo, in una stanza d’albergo in Brasile. Suicidio per impiccagione, disse la polizia. Omicidio mascherato, pensano i suoi amici. Anche quella di Gatti avrebbe tutte le carte in regola per essere un’altra storia da film. E non è detto che non lo possa diventare, in un gioco di incroci singolare che coinvolge anche Micky l’irlandese: da anni a Hollywood si parla di The Fighter 2, incentrato proprio sulla trilogia che appassionò il popolo del pugilato.
In attesa di notizie, Ward continua a gestire la sua palestra a Lowell. Charlene, nel frattempo, è diventata sua moglie. La madre Alice è morta nel 2011, a 79 anni. Dicky Eklund non ha ancora sconfitto i suoi demoni, ma Micky non lo ha mai lasciato solo. «Puoi avere problemi con la tua famiglia, puoi discutere, puoi arrivare a odiarla, ma è pur sempre la tua famiglia. Dicky è mio fratello, e io gli voglio bene».