Corriere della Sera, 3 agosto 2017
«Ho dei problemi». La solitudine di Mazzillo, ragioniere-politico
Roma «Oggi un po’ di problemi», scrive in chat. Alle 9.45 di ieri mattina Andrea Mazzillo, assessore al Bilancio del Comune, dribbla i cronisti per entrare, come sempre, al lavoro in Campidoglio. La solita routine, insomma, nonostante una settimana di tensioni assortite, dalle uscite sui giornali alla lavata di capo di Raggi martedì in un lungo vertice notturno. Si andrà avanti in un clima di sopportazione reciproca per un paio di mesi, almeno fino al 30 settembre. Giusto il tempo di far approvare il bilancio consolidato di Roma Capitale e rispondere alla lettera con cui il Mef eccepisce sul piano approvato dal Campidoglio per il salario accessorio dei dipendenti, successo esibito con orgoglio dalla giunta grillina.
Poi però le strade andranno a dividersi davvero, sempre che la situazione non precipiti prima. Troppo pesante la scomunica piombata sul 42enne Mazzillo da Casaleggio dopo quelle uscite contro la sua stessa giunta, che sono valse al commercialista di Equitalia (in aspettativa) l’accusa di essere non un tecnico, ma un politico a tutti gli effetti. E la stessa frase sul «rischio dissesto» del Comune in relazione al buco nero in Atac è stata ritenuta un calcolo politico. «Ha potuto fare la voce grossa, adesso fare a meno dell’assessore al Bilancio sarebbe un suicidio. E trovarne un altro in tempi così brevi impossibile», commentano alcuni dirigenti capitolini uscendo dagli uffici.
Infatti l’assessore resta, seppure in una bolla metafisica che lo rende, come ieri, presente al lavoro eppure assente dal disegno del Campidoglio. Mollato un po’ da tutti, dai consiglieri che non gli perdonano il conflitto aperto con l’anima milanese del Campidoglio fino al vicesindaco Luca Bergamo, uno che in comune con Mazzillo ha la radice politica. Prima si parlava dei due come l’ala sinistra del Comune, da martedì non più perché anche chi gli stava vicino non ha gradito le modalità con cui ha lasciato la delega al Patrimonio. «Ha rimesso una delega che non ha mai esercitato visto che l’ha girata da subito a uno del suo staff», dicono in Comune.
Del resto l’assessore al Bilancio a tempo la politica ce l’ha nel sangue: ai tempi in cui era ricercatore in Economia e gestione delle aziende e delle amministrazioni pubbliche, nel 2006, si candidò nella lista civica per Veltroni a Ostia: non fu eletto, ma divenne coordinatore. E non ebbe successo neppure la sua candidatura alle primarie per la segreteria regionale del Pd a sostegno di Nicola Zingaretti, l’anno successivo. Il M5S è stato una scelta conseguente. Nella scorsa consiliatura è stato esperto di valutazioni economiche all’interno della commissione capitolina «Spending review» di Daniele Frongia e quindi coordinatore del tavolo cittadino M5S sul Bilancio. Durante la campagna elettorale che ha sancito la vittoria 5 Stelle a Roma, Mazzillo è stato tesoriere di Virginia Raggi. Poi la nomina al Bilancio, lo scorso 30 settembre insieme all’avversario di oggi Massimo Colomban. Un passaggio che Mazzillo commentò con candore: «Non voleva farlo nessuno». Ma, forse, faceva già politica.