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 2017  agosto 03 Giovedì calendario

Roma-Parigi, Calenda apre il fronte Tim. «Va verificato il ruolo del socio Vivendi»

ROMA «Il nostro paese deve rafforzare i meccanismi di difesa dai comportamenti scorretti e da quelli predatori. Anche per questo applicheremo con intransigenza le norme in vigore sulla golden share e proporremo una norma antiscorrerie per le aziende quotate». Il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda assicura che la vicenda non ha nulla a che vedere con quella di Fincantieri, sulla quale il governo non cambia linea, ma chiede a Palazzo Chigi di verificare se i francesi di Vivendi hanno seguito tutte le regole prima di procedere all’acquisizione del controllo di Tim, società strategica, comunicato al mercato, ma non al governo come prevede la normativa, il 28 luglio scorso.
«La presidenza del Consiglio ha ricevuto una nota il 31 luglio scorso nella quale il ministro Calenda ha sollecitato una pronta istruttoria del gruppo di coordinamento di Palazzo Chigi al fine di valutare la sussistenza degli obblighi di notifica e, più in generale, l’esercizio di poteri speciali sugli assetti societari di Tim». Secondo la legge del 2012, approvata dalla Commissione Ue, chi acquisisce il controllo di una società strategica nei settori dell’energia, del gas, delle comunicazioni, o rilevante ai fini della difesa e della sicurezza nazionale, deve comunicarlo preventivamente al governo, che ha quindici giorni di tempo per esercitare un eventuale potere di veto.
«Su Tim facciamo quello che si deve fare: applicare le regole che esistono e abbiamo chiesto a Palazzo Chigi di verificare se c’è quest’obbligo di notifica sull’attività di direzione e coordinamento assunta da Vivendi» ha detto Calenda a margine della sua informativa in Parlamento sul caso Fincantieri, «con cui la vicenda Tim non ha nulla a che fare».
«Un Paese serio agisce attraverso le regole, che se la situazione lo richiede possono essere rafforzate, ma non discriminando sulla base della nazionalità», ha detto il ministro in Aula. Nessuna ritorsione, dunque, ma fermezza nell’applicazione delle regole: «Minacciare chiusure o nazionalizzazioni o ritorsioni, oltre che essere inattuabili sotto un profilo legale darebbero un segnale di debolezza del Paese e causerebbero gravi danni all’economia italiana».
Anche un ragionamento sugli assetti proprietari delle reti, che sarebbe «utile e legittimo» non può «essere presentato e perseguito come una ritorsione verso gli investitori stranieri, ma devono essere valutati puramente sotto il profilo dell’interesse generale». Su Fincantieri, che ieri ha avuto la conferma della commessa di sette navi dal Qatar (5 miliardi e altri sei anni di lavoro), il governo conferma di non voler scendere sotto il 51%, e questa è una condizione per affrontare anche l’ampliamento dell’intesa al militare.
Tra le iniziative annunciate da Calenda c’è anche il rilancio della norma “antiscorreria” sulle società quotate. Era apparsa e uscita sia dalla manovrina che dal ddl sulla concorrenza. Ora potrebbe riemergere come provvedimento a sé stante. Prevede l’obbligo per chi supera il 10% del capitale di una quotata, di comunicare al mercato le proprie intenzioni.