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 2017  agosto 03 Giovedì calendario

Sequestrata la nave di un’Ong. La minaccia di Haftar all’Italia

ROMA Il Parlamento italiano ha dato ieri il via libera alla missione militare a supporto della Guardia costiera libica. Il sì è giunto con una maggioranza che il premier Paolo Gentiloni ha definito «molto consistente», pure se a prezzo di qualche spaccatura: Mdp si divide (22 sì, 23 no) e FdI si astiene.
Il voto è giunto mentre il pattugliatore italiano «Comandante Borsini», a seguito dalla richiesta del premier libico Sarraj, entrava nelle acque libiche, diretto al porto di Tripoli. Ad accoglierlo, in serata, è arrivata però la minaccia del generale Haftar: secondo l’emittente Al Arabiya il leader di Tobruk avrebbe ordinato alle sue forze di bombardare ogni nave militare italiana in acque territoriali libiche. Un messaggio sinistro, che però fonti di Palazzo Chigi hanno definito «non concreto», sottolineando come personale militare sanitario italiano sia presente anche in zone del Paese che non si trovano sotto il controllo di Sarraj.
Intanto l’azione della magistratura italiana sulle operazioni delle Ong davanti alle coste libiche ha vissuto ieri una pagina inedita. Il peschereccio «Iuventa», che dal 2015 ha sbarcato 6.500 persone in fuga dalle coste libiche, è stato fermato, perquisito e sequestrato al largo di Lampedusa. Secondo l’accusa i proprietari – l’ong tedesca Jugend Rettet – avrebbero favorito l’immigrazione clandestina.
L’inchiesta del pm trapanese Andrea Tarondo e del procuratore aggiunto Ambrogio Cartosio, partita nel 2016, proverebbe l’esistenza di intese fra il personale a bordo e alcuni trafficanti di uomini. L’imbarcazione sarebbe stata «stabilmente usata nel soccorso di migranti in prossimità delle coste libiche e nel loro trasbordo su altre navi, sempre in acque internazionali».
Lo scorso 20 marzo la «Jugend Rettet» era stata inserita dal procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro nell’elenco delle Ong dai comportamenti non collaborativi e poco trasparenti. L’associazione ha sempre respinto le critiche, e ieri ha minimizzato quanto accaduto: «Solo ordinaria amministrazione».
Per le indagini sono stati anche utilizzati investigatori sotto copertura: in particolare, uno avrebbe lavorato su una nave che opera per conto di Save the children.
L’operazione di ieri è avvenuta in simultanea con l’estromissione delle Ong che, nei giorni scorsi, hanno rifiutato di firmare il nuovo codice di comportamento del Viminale. Un codice che impone, fra l’altro, la presenza di polizia giudiziaria a bordo. Gli inquirenti precisano che «il fatto che la Jugend non abbia firmato il protocollo non c’entra» con quanto avvenuto ieri. Emergency attacca però il nuovo codice, definendo la missione italiana «un atto di guerra contro i migranti».