Libero, 1 agosto 2017
Dopo Apple, tocca a Intel Samsung ha superato tutti
Un anno fa, anzi meno, la stella di Samsung sembrava destinata a svanire come una cometa. Per più di una ragione. L’azienda era stata costretta a ritirare il suo ultimo smartphone, il Galaxy 7. Il motivo? la batteria, difettosa, aveva la tendenza ad incendiarsi con grave rischio per i consumatori. Colpa della fretta, fu l’accusa, con cui lo smartphone era stato messo in commercio senza gli opportuni test. Ovvero, colpa di Jay J. Lee, l’erede della dinastia incappato, quasi negli stessi giorni, nelle maglie della giustizia per le mazzette versate alla “santona” che faceva da consulente alla presidente Park Geung-Hye, finita in galera così come il rampollo della più nobile dinastia d’affari del Paese.
Sembrava l’inizio della fine per l’unico vero concorrente di Apple. Ma, dieci mesi dopo, Samsung si accinge a celebrare una rivincita clamorosa. Stanotte, infatti, Apple annuncerà i risultati del secondo trimestre, ovvero la solita pioggia di utili, frutto di vendite per 45 miliardi di dollari. Ma Tim Cook, l’erede di Steve Jobs, dovrà probabilmente confessare che la presentazione dell’iPhone 8, l’attesissimo mobile in uscita per il decimo compleanno dello smartphone più famoso, slitterà da settembre a metà ottobre o forse più in là. Un colpo all’immagine, ma soprattutto al portafoglio perché in questo modo l’iPhone 8 non sarà disponibile per Natale, la stagione più ricca di vendite. Al contrario dell’ultimo Galaxy Note 8 che sarà presentato alla stampa, naturalmente in California, il prossimo 23 agosto ma che, dopo test molto severi, è già stato omologato dalla Fcc, l’ente federale americano. Un vero e proprio schiaffo alla Mela che per giunta potrebbe risultare battuta anche nella gara che conta di più, quella degli utili. Non solo. Perché Samsung, per la prima volta, ha staccato anche Intel, non solo per i ricavi, ma anche per gli utili: 7.2 miliardi contro i 3.8 miliardi di Intel. Numeri che potrebbero segnare un nuovo capitolo nella storia del mercato dei chip.
Il colosso coreano ha guadagnato poco più di 93 milioni di euro al giorno. Ovvero, poco più di 3,9 milioni di euro ogni ora. Apple, secondo gli analisti, si è dovuta accontentare (si fa per dire) di “soli” 7 miliardi. E non è difficile prevedere che il gap sia destinato a proseguire nei prossimi mesi.
A favorire la rivincita del colosso coreano (sempre interessato all’acquisto di Magneti Marelli) è la leadership industriale di Samsung nelle memorie Dram e nei Nand, cioè le “pulci” elettroniche che cosituiscono l’anima dei prodotti elettrici. Così come negli Oled, gli schermi che servono da finestra per gli smartphone o per le tv.
In questi anni, a suon di investimenti, Samsung ha scalato le classifiche mondiali, con una progressione delle vendite di chips del 20% circa. Una strategia vincente per almeno due ragioni: innanzitutto perché sono “le pulci”, non gli smartphone, la principale fonte di guadagno del gruppo che da loro ricava il 70% dei profitti. Secondo, non meno importante, perché Apple è gli altri produttori sono costretti a dipendere dalle forniture di Samsung che fornirà almeno una dozzina di componenti al nuovo iPhone.
Insomma. La scelta coreana di tenersi in casa le produzioni strategiche è risultata vincenti.
Apple, che ha appaltato l’intera produzione a fornitori esterni si è trovata al contrario in grave difficoltà per i problemi di alcuni prodotti commissionati a più fornitori, vedi le “pulci” ordinate a Qualcomm che si sono rivelati, secondo le voci, meno affidabili di quelli di Intel, provocando i fatali ritardi.
E così Jay J. Lee, uscito dalla galera (come era già successo a suo nonno) può festeggiare. Anche se ha un problema molto serio: decidere cosa fare dei 100 miliardi (abbondanti) di liquidità del gruppo?