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 2017  agosto 01 Martedì calendario

Se Atac fallisce i lavoratori avranno 4 anni di stipendio

Virginia Raggi ha rapidamente individuato un altro manager per rinnovare il vertice di Atac (dove aumentano le poltrone), ma le sorti dell’azienda di trasporto della Capitale non sembrano poter cambiare in 24 ore e con una semplice variazione nella governance decisa in tutta fretta dal primo cittadino di Roma. In ogni caso, il fallimento della spa di metro e bus sembra scongiurato, così l’ipotesi più plausibile attorno alla quale stanno ragionando gli esperti del Campidoglio e della stessa società è il commissariamento. Tecnicamente si chiama concordato, è comunque una procedura fallimentare, anche se meno dolorosa di altre. Pista che, tuttavia, corre il rischio di pesare ulteriormente sulle finanze dell’azionista di riferimento (il Campidoglio) e dunque sulle tasche dei contribuenti ovvero i cittadini romani. Aggravi su cui peserà anzitutto l’inevitabile alleggerimento dei costi del personale: in questi casi scattano ammortizzatori e scivoli che garantiscono, di fatto, la bellezza di quattro anni di stipendio a chi smette forzatamente di lavorare. 
Tutto dipenderà dalle decisioni del nuovo presidente e amministratore delegato. Si tratta di Paolo Simioni, nominato ieri dal sindaco Raggi su indicazioni dell’assessore Colomban, dopo le tensioni degli ultimi giorni culminate con l’addio burrascoso del dg Bruno Rota e l’uscita di scena di Paolo Fantasia, l’ex amministratore unico che potrebbe restare come membro del nuovo cda a tre teste. Scelta che il piddino Roberto Giachetti ha immediatamente bocciato: «Si risolve il disastro aumentando le poltrone, ma i romani restano a piedi». Il leader M5S, Luigi Di Maio ha replicato alle accuse di raccomandazioni sostenendo che nel suo partito non ce ne sono: «Fuori da M5S chi le fa». Poi un elogio a Rota che ha lasciato Atac per «restare incensurato». Di Maio ha ammesso, poi, che esiste la soluzione del concordato in continuità, osservando che a Livorno è stata salvata una municipalizzata. 
Così, Raggi prova a voltare pagine. Nuovi nomi, ma debiti vecchi. Una cifra talmente rilevante 1,3 miliardi, come accennato in grado di compromettere la stabilità delle intere finanze capitoline. 
Tocca dunque a Simioni. Rota gli ha lasciato un testamento pesantissimo. Nelle sue ultime dichiarazioni, l’ex capo di Atac ha parlato dell’assenteismo, del difficile rapporto coi sindacati oltre che della impossibilità di rinnovare il parco mezzi e delle difficoltà insormontabili per riparare i vecchi. Al 31 dicembre 2015, i mezzi di superficie erano 2.227, mentre i treni della metropolitana erano 102. Complessivamente, il parco mezzi ha un’età media di 12,2 anni, tra i più vecchi non solo d’Italia ma di tutta Europa, come rileva il documento della Ragioneria. Il record di anzianità spetta ai tram, che mediamente hanno più di 32 anni. Nel 2015 le corse bus soppresse sono state oltre 550mila (il -28% sul 2014) e per la metà a causa di un guasto alle vetture. Secondo il dossier, «i mezzi di superficie quotidianamente utilizzabili nel 2015 risultano in media 1.326, ossia soltanto il 58,2% del totale dei mezzi in dotazione» a causa probabilmente dei guasti cui sono potenzialmente esposti mezzi vecchi di 10 anni. Dall’analisi del bilancio 2015, chiuso con una produzione di 986 milioni di euro e spese per oltre un miliardo di euro, è evidente che la metà delle spese Atac è legata alle buste paga. Che ora finiranno in parte a carico dei romani.