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 2017  luglio 29 Sabato calendario

I furbetti del libretto: fingo un 30 e lode e poi scappo al mare

Luglio: tempo di vacanze. Ma anche di esami universitari. E di falsi esami. Trenta e lode per scappare al mare.
I furbetti del libretto. Pochi la fanno franca, tanti alla fine vengono beccati. E sono dolori: devi vedertela con i genitori o addirittura con i magistrati. Chissà poi qual è il giudice più temuto…
L’ultima storia è quella di una studentessa di Trento. Un caso un po’ anomalo, a dire la verità. Perché lei gli esami li faceva eccome. Prendeva pure dei bei voti, anche dei trenta. Ma, a quanto pare, non le bastava. Così sarebbe riuscita a entrare nel sistema informatico dell’università e a ritoccare i voti. Il lifting del libretto per aggiungersi, incontentabile, perfino la lode.
A Bari nei mesi scorsi due studentesse sono state denunciate perché avrebbero falsificato esami di medicina. Speriamo che un giorno non debbano curare i disturbi che non avevano studiato.
Ma dove non arriva la preparazione, a volte giunge la fantasia: a Parma, tempo fa, uno studente finse di essersi rotto un braccio e si presentò all’esame di ammissione di medicina con il gesso. All’interno una ricetrasmittente con cui si faceva suggerire le risposte. Denunciato. All’università di Lingue di Bologna nel 2011 uno studente fu pizzicato con la carta d’identità di un compagno. Con tanto di foto sostituita. Pare che stesse per tentare per l’amico un esame che aveva sostenuto con successo pochi giorni prima. Peccato che al momento di scrivere il nome sul registro abbia messo il proprio: sostituzione di persona. Del resto non accade soltanto nello studio. Addirittura – ma era soltanto una leggenda – c’era chi sosteneva che due campioni di sci gemelli monozigoti si scambiassero il pettorale prima delle gare. L’esperto di slalom avrebbe sciato per tutti e due, dicevano i maligni insospettiti da tanta bravura. Dalle piste alle aule, del resto la vita è tutta una gara tra i paletti.
Intorno ai libretti fiorisce un’industria. I casi di professori e dipendenti delle università denunciati hanno riempito pagine di cronaca. A Palermo nel 2012 sono state arrestate tre persone: avevano inserito dati falsi per duecento studenti. Esami di economia e commercio, architettura, ingegneria. E perfino legge. Se gli studenti avessero studiato davvero il codice penale, ci avrebbero pensato due volte prima di commettere un falso. Si fa presto, però, a chiamarli “furbetti”. Vero, c’è chi vorrebbe laurearsi senza passare mesi e anni piegato sui libri. Zac, una firma e in dieci secondi è tutto fatto.
C’è, però, anche chi gli esami vorrebbe farli, ma proprio non ci riesce. Panico. Nei corridoi della Statale di Milano c’è chi ricorda la studentessa fermata sulla porta dell’aula dove andava a discutere la tesi. Aveva falsificato gli esami: “Appena mi siedo davanti al professore, dimentico tutto. Penso al libro e vedo pagine bianche”, raccontò disperata. Però aveva esagerato: si era messa soltanto trenta.
È un po’ la storia raccontata da Pupi Avati nel suo film Festa di laurea: le luci pronte, la musica, e poi la scoperta che Sandra ha falsificato gli esami.
Non accade soltanto nella scuola: le cronache sono piene di falsi medici, falsi avvocati, falsi esperti di alimentazione, come quello che a Rimini prescriveva diete senza essere laureato. Aveva perfino inscenato una finta discussione di laurea per convincere la famiglia.
Già, più che ingannare burocrazia e università spesso si teme di deludere le persone che si amano. E comincia l’incubo di essere smascherati: “Ho vissuto anni terribili. Alla fine non vedevo l’ora di essere scoperto per mettere fine alla sofferenza”, raccontò un falso medico milanese (i pazienti dicono che fosse bravissimo). Temeva il giudizio del padre, un militare molto severo: “Quando mi sono trovato davanti mio figlio che mi chiedeva perdono – disse, però, il genitore – ho capito che ero stato io a sbagliare”. In fondo un po’ tutti noi falsifichiamo le carte.