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 2017  agosto 02 Mercoledì calendario

Le parodie degli Autogol e la missione scivolosa di far ridere con il pallone. «Rinnovarsi è un obbligo»

Il racconto del calcio è stato a lungo un esercizio esclusivo dei giornalisti, narratori privilegiati dalle tribune degli stadi e dagli spogliatoi. Nell’era della conoscenza e della competenza globale, nuovi linguaggi e nuove forme di racconto si sono imposti. Continua la serie di articoli per parlarne con i protagonisti.
Ridere del calcio è una missione difficile, geneticamente scivolosa: oscilla da sempre fra due pericolosi estremi, la banalità e il sacrilegio. Richiede, oggi, un ulteriore guizzo di originalità per distinguersi nella massa di meme e tweet partoriti in tempo reale e in forma anonima da quella mente collettiva battezzata assai genericamente come “l’ironia del web”. Gli Autogol, tre ragazzi pavesi che contano 1,7 milioni di seguaci su Facebook e un milione su Instagram e Youtube, hanno capito di aver fatto centro quando una delle loro vittime illustri, Federico Buffa, ha definito «meglio dell’originale» la parodia in cui dirottavano il suo stile narrativo, perfettamente riprodotto, dall’epica di Cruyff all’improbabile epopea di Holly e Benji.
Alessandro Iraci, Michele Negroni, Alessandro Trolli detto Rollo, meno di 90 anni in tre, lauree in Scienze della Comunicazione, Ingegneria, Economia e gestione dell’impresa, in pochi anni hanno sperimentato piattaforme e linguaggi diversi: il teatro, la radio, il web, la tv, un libro («Storia buffa dello sport», Mondadori). Michele quello che imita perfettamente Conte e Allegri, per capirci – racconta che «tutto è cominciato dai banchi di scuola, io e Ale eravamo in classe insieme, imitavamo i professori, poi ci esibivamo negli oratori. Da lì abbiamo fondato un gruppo teatrale, i San Genesis, da San Genesio, il mio paese, al quale si è unito anche Rollo. Scrivevamo e portavamo in scena parodie di classici: i Promessi Sposi, l’Odissea, la Divina Commedia, e un giallo comico, Uno strano caso per l’ispettore Saint’Honoré. Che poi sono anche i primi spezzoni pubblicati su Youtube». Il gruppo teatrale rimane attivo per dieci anni, ma intanto Alessandro, da studente in Comunicazione, ottiene uno stage a Radio Ticino Pavia nel 2008 e coinvolge gli altri due in un programma comico sul calcio. Gli audio delle puntate, pubblicati su Youtube, regalano ai tre la popolarità. Il nome, Gli Autogol, lo suggerisce un amico d’università. E l’imitazione di Conte, con il gatto Pancrazio sul capo e il tormentone “agghiacciande”, strappa una risata persino all’ex ct. Da lì, una crescita continua: Radio 105, la Domenica Sportiva, Tiki Taka. Oggi Gli Autogol sono una Snc, si avvalgono di un’agenzia di produzione video (Magari TOO) e di un partner (Hellodì) per l’engagement sul web (nella stessa scuderia, le pagine Calciatori Brutti, Chiamarsi Bomber, Romanzo calcistico): secondo una ricerca, il loro pubblico è rappresentato per il 49,5% dalla fascia 13-24 anni. «Ci siamo accorti che si era creato un vuoto nel calcio attuale: uno spazio per riderci sopra, per sdrammatizzare. Siamo cresciuti con la Gialappa’s band, ve la ricordate la sigla di Mai dire gol con Gullit che tamburella la pelata di Lombardo, tutti a torso nudo? Oggi sarebbe impossibile. I club hanno eretto un muro intorno ai giocatori, ci sono gli uffici stampa, gli agenti, mille filtri. Eppure i calciatori, credeteci, vogliono uscire da questa gabbia. Nei nostri video abbiamo coinvolto Javier Zanetti, Padoin, Matri e ballato la Papu Dance con Gomez. Con le squadre medio-piccole è più facile dialogare. Ma si può fare molto di più per riavvicinare il calcio alla gente, riscoprire il gusto di farsi una risata». Fra le vittime delle parodie c’è anche chi non l’ha presa bene, come Guido Meda, la voce della MotoGp. «Si è arrabbiato perché ridevamo delle cadute dei piloti. Ma noi lavoriamo a gara finita, quando sappiamo che nessuno si è fatto male».
Fare video sullo sport, acchiappare like, inventarsi un mestiere. È il sogno di tutti, non è da tutti. «Per noi è diventato un lavoro, ma non pensate a chissà quali guadagni. E comunque dietro c’è una preparazione, non si può improvvisare niente. La nostra giornata tipo comincia con una riunione a casa di Ale, praticamente il nostro ufficio, poi restiamo sempre in contatto per confrontarci sull’attualità: Bonucci è passato al Milan in 48 ore e abbiamo dovuto inventarci qualcosa in un lampo. Sui testi lavoriamo come a teatro, ci scambiamo idee e ci alterniamo alla scrittura e questo forse è il segreto che consente di rinnovarci», spiega “Rollo”. «Il registro narrativo va tarato sul pubblico che vuoi raggiungere. A teatro il pubblico ti dedica due ore del suo tempo, il ritmo è diverso. Il web richiede un linguaggio veloce, di rapida comprensione, i social ti obbligano a un video che duri al massimo cinque minuti. La generazione a cui parliamo è intasata di contenuti, vive sui social, non guarda la tv generalista. La nostra sfida si consuma in pochi secondi, quelli in cui dobbiamo convincerti, mentre scorri la tua bacheca, a fermarti proprio sul nostro messaggio». Tre facce, tre voci diverse. E il segreto dell’armonia svelato proprio da Rollo, il saggio dei tre: «Quando non siamo d’accordo su qualcosa ci prendiamo a schiaffi, l’ultimo che rimane in piedi vince».
(3. continua. La prima puntata – Cartoni e graphic novel è uscita il 12 luglio. La seconda – intervista a Daniele Adani – il 23 luglio).