la Repubblica, 2 agosto 2017
Il potere degli investimenti arabi, la cassaforte del calcio lascia la Cina
ROMA Fiumi di petrolio sul calcio. Mezzo miliardo di trasferimenti, milioni di sponsorizzazioni, il marchio sulle maglie più in vista d’Europa. Un anno fa l’Europa si sbalordiva delle spese del campionato cinese. In questa estate 2017 a tenere altissima la temperatura sono i soldi arabi. Il Manchester City di Mansur, il Psg di Al Khelaifi: le regine del mercato sono loro, colossi che dopo aver sollevato dalle ceneri le loro squadre le hanno portate al vertice almeno in patria. Per inseguire l’Europa che finora le respinge – leggi Champions League – serviva di più. Come i 240 milioni del City per assecondare Guardiola acquistando Mendy e Walker, Bernardo Silva ed Ederson. O i 222 tutti in una volta del Psg per Neymar. Manifestazioni di potere, almeno economico se non politico, anche a costo di inimicarsi il resto del mondo. Che però dovrà tacere, visto che degli stessi soldi si alimenta. Prendete il Barça: oggi piange il furto di O Ney, ma negli ultimi sei anni dalla cassaforte qatariota ha incassato complessivamente 428 milioni: prima dei 222 che riceverà per il brasiliano, aveva già preso 206 milioni nei 5 anni in cui i marchi di Doha sono finiti sulle divise blaugrana (prima Qatar Foundation, poi l’omonima linea aerea). Non sono gli unici: le compagnie di volo arabe – Emirates, Etihad e Qatar – hanno sponsorizzato per oltre 200 milioni le squadre di mezzo continente nel solo 2016. Milan e Real, City (con relazioni parentali fin troppo strette tra la proprietà del club e quella del marchio Etihad che versa oltre 50 milioni a stagione per sponsor e maglia) e Arsenal, Benfica, Amburgo e Olympiacos. E ovviamente il Psg marcato Emirates. Che però pare incarnare un vero e proprio paradosso. Negli Emirati infatti indossare una maglia con il nome del Qatar – ad esempio quella del Barcellona della scorsa stagione – è un reato punibile con l’arresto, visto che i qatarioti sono accusati di legami con il terrorismo. Sportivamente, però, i due paesi sono legatissimi, visto che la Emirates, compagnia di stato di Dubai, versa annualmente 25 milioni nelle casse del club parigino, fiore all’occhiello della Qatar Sports Investments. Questione di marketing.