La Stampa, 2 agosto 2017
Mazzillo rimette la delega. Raggi è pronta a cacciarlo
Senza tregua, la giunta di Virginia Raggi viene scossa al suo interno da un nuovo terremoto. L’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, ormai ex fedelissimo della sindaca di Roma, annuncia con un messaggio al vetriolo di voler lasciare la sua delega al Patrimonio, gettando un’ombra pesante sulla squadra pentastellata, sempre più divisa al suo interno.
La decisione nasce dall’aver «preso atto attraverso una chat – attacca Mazzillo – dell’intenzione della sindaca di nominare altri due assessori: uno con delega ai Lavori pubblici e l’altro con delega al Patrimonio e politiche abitative. Senza avermi neanche informato». «Ciò mi consentirà – aggiunge l’assessore – di concentrarmi, con ancor maggior impegno, per garantire la solidità dei conti di Roma». La carezza che accompagna l’atto d’accusa a Raggi non riesce però ad annacquare il veleno, che torna in superficie. Le pubbliche accuse – lanciate e ritrattate in questi ultimi giorni – contro gli “stranieri” inviati a Roma dall’asse Grillo-Casaleggio, sono il sintomo di un risentimento cresciuto con le nomine nei cda delle municipalizzate in ballo e il proprio peso sempre meno influente nelle scelte.
È il veneto Massimo Colomban, potente assessore alle Partecipate vicino alla Casaleggio Associati, «a dettare la linea», accusa il Pd. Colomban, osteggiato da Mazzillo, continua però a vincere le sue battaglie in giunta, aumentando i malumori della fronda «autonomista». Le ultime tensioni nascono dalla vicenda Atac. Allontanato l’amministratore unico Manuel Fantasia, è stato messo alla guida dell’azienda del trasporto pubblico romano il braccio destro di Colomban, Paolo Simioni. E poi, sottolinea il deputato Pd Michele Anzaldi, con il nuovo cda a tre sono state moltiplicate le poltrone per «dare un posto al capo staff di Colomban, Cristiano Ceresatto, e alla consigliera del Fondo metalmeccanici Cometa Angela Sansonetti, che non risulta essersi mai occupata di trasporti».
La poltrona di Mazzillo, adesso, è più che in bilico. Il suo addio, in Campidoglio, viene considerato una questione di ore. Eppure, con la sindaca, Mazzillo vantava un rapporto di fiducia molto stretto. Oggi quel legame di fiducia è ridotto ai minimi termini. Raggi – sostengono fonti interne al Campidoglio – non gli avrebbe perdonato l’aver reso pubblico il malessere nei confronti dei poteri del Nord inviati dalla Casaleggio, senza prima un confronto interno.
Riuscire a ricomporre i pezzi del suo rapporto con Raggi e con i vertici M5S appare complicato. Il consolidamento del bilancio della Capitale, da presentare tra un mese, sembra l’unico spauracchio in grado di far desistere i vertici M5S dal dare avvio alla ricerca, in pieno agosto, di un nuovo assessore al Bilancio. Il quarto in poco più di un anno di esperienza Raggi. A fare le valigie per primo dall’assessorato «maledetto» è Marcello Minenna, finito nella morsa di Raggi e di Raffaele Marra (l’ex braccio destro della sindaca, poi arrestato). Salvatore Tutino, subentrato qualche settimana dopo, dura meno di un giorno prima di essere scaricato. E Mazzillo, il cui destino è appeso a un filo, sembra pronto a diventare il primo «raggiano» ad essere epurato.