La Stampa, 2 agosto 2017
A Palazzo Chigi si cerca l’escamotage per conservare il controllo italiano
Sull’ottocentesco scalone del ministero dell’Economia i vari ministri – gli italiani e il francese – ripetono davanti alle telecamere le divergenze e il rammarico che li dividono. Ma si tratta di stati d’animo che appartengono prevalentemente ai giorni scorsi, molto meno all’incontro appena concluso e dunque quelle dichiarazioni pubbliche – come confida una fonte – «sono soprattutto un gioco delle parti». In altre parole dopo gli scambi cruenti dei giorni scorsi il ministro francese dell’Economia Le Maire e quelli italiani, Padoan e Calenda, non potevano pubblicamente abbracciarsi: non lo hanno fatto perché il voltafaccia sarebbe stato troppo plateale. E anche perché un accordo non è ancora definito.
Ma è molto più avanti di quel che pare. Per effetto di alcuni escamotages, non rivelabili pubblicamente e che sono stati in parte definiti, si dovrebbe arrivare al superamento della fatidica quota 50% dell’azionariato Stx da parte italiana. Un accordo che, salvo ulteriori intoppi, dovrebbe essere suggellato il 27 settembre.
E d’altra parte che l’incontro non sia andato male lo lascia trasparire il comunicato congiunto diffuso non appena si sono spente le telecamere. Un comunicato che era stato deciso dalle due parti ieri mattina e che è stato perfezionato durante l’incontro tra i ministri italiani e francesi. Comunicato segnato da un tono ottimistico, sia nella parte che riguarda la governance, laddove si esprime «la comune volontà di superare le differenze sull’equilibrio nella struttura del capitale di Stx», ma anche nella parte industriale, laddove si auspica una forte «alleanza tra i due Paesi sia in campo civile che militare».
E il nodo del controllo? Agli italiani non interessa una presidenza “onorifica” o poco più, di Stx. I francesi ne hanno preso atto e per questo si sta lavorando a un meccanismo che consenta a Fincantieri una presa non formale del gruppo francese «temporaneamente» nazionalizzato. Come? Un’ipotesi è quella che prevede l’acquisizione sul mercato da parte italiana (attraverso Finmeccanica o la stessa Fincantieri) di una “quota militare” della società francese.
Alle fine i francesi ammaineranno bandiera senza nulla in cambio? Ammesso che alla fine si trovi un compromesso di piena soddisfazione per gli italiani, in queste ore è cominciato a circolare un boatos: che la moneta di scambio possano essere nientedimeno che i diritti televisivi della Serie A. Sabato 10 giugno la Lega Calcio ha annullato l’asta indetta per assegnare i diritti tv per le partite del campionato di calcio per il triennio 2018-2021, perché le offerte ricevute sono state giudicate insufficienti. Sky aveva presentato un’offerta molto più bassa del previsto e Mediaset, inaspettatamente, non l’ha presentata.
Mercato appetitoso, al quale potrebbe essere interessata la “nuova” Tim francese. Ovviamente servirebbe a Tim un partner attrezzato e già rodato sul mercato televisivo-calcistico italiano: per esempio Mediaset. Ogni tre anni, la Lega Calcio mette all’asta i diritti per la trasmissione in tv e online delle sue partite, divise in diversi pacchetti: quello con tutte le partite delle 8 squadre con più tifosi in Italia e quello che comprende l’esclusiva sulle partite delle squadre più piccole.
Nell’ultima asta Sky aveva offerto 230 milioni per il primo pacchetto, la cui base d’asta era 200 milioni; ne ha però offerti 210 milioni per il secondo, la cui base era 400 milioni. I dirigenti della Lega calcio avevano accusato Sky di aver fatto delle offerte al ribasso, per prendersi l’intero pacchetto a un prezzo più basso. In attesa di una decisione, la Tim francese potrebbe fare come il croupier a fine giocata: prendere tutto quello che c’è sul tavolo?
Per ora si tratta di una pura ipotesi. Ma aver rinviato la decisione su Stx non ad agosto ma a fine settembre è una tempistica che alimenta illazioni di ogni tipo.