il Fatto Quotidiano, 1 agosto 2017
Sport all’acqua pazza. In Vespa sullo Stretto o in moto sul laghetto
Sport estremo dell’estate 2017: levitare sull’acqua come il fu Gesù di Nazareth. Domenica, tale Luca Colombo, trentottenne milanese che vive a Gravedona (Co), ha scambiato quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, per le rive di Tiberiade e si è fiondato a pelo d’acqua con la moto – moto precedentemente taroccata perché Luca i miracoli proprio non li sa fare.
“Il temerario centauro”, raccontano le cronache della Provincia di Como, “ha preso una rincorsa decisa sulla spiaggia della Serenella e in acqua la sua velocità è parsa subito addirittura superiore ai 60 chilometri orari previsti, tanto che in pochi secondi era già al largo, tra gli sguardi curiosi delle oltre cento persone presenti alla partenza. Lo si è visto procedere regolare, senza il minimo tentennamento…”. Dopo cinque minuti, il motociclista era già sull’altra sponda, a Colico, “dove c’erano persone ad attenderlo per festeggiarlo”.
Stesso giorno, ma sul mare: Francesco Foti, docente di meccanica all’Istituto nautico “Enrico Fermi” di Bagnara (Rc) nonché vicepresidente del Vespa club di Villa San Giovanni, parte alle 10 del mattino da Faro, punta nord della Sicilia, per raggiungere la costa sud calabrese, attraversando gli oltre tre chilometri dello Stretto. E su cosa si imbarca? Su una Vespa very special, opportunamente ritoccata perché anche lui i miracoli ancora non li sa fare.
Il prototipo della Vespa anfibia, che galleggia grazie a due kayak, è stato progettato proprio dal professor Foti insieme ad altri colleghi e studenti, a partire da un vecchio modello del 1953, e già testato tempo fa nello Ionio: ad alcuni l’impresa ha ricordato quella di Bent Axel Schlesinger e Franz Kuen, che attraversarono lo Stretto a bordo di un Maggiolino nel giugno del 1964 e poi del 1984, impresa che fruttò loro un record nel Guiness dei primati.
I veri tracotanti, però, che si danno arie da novelli cristi in equilibrio a pelo dell’acqua, si sono ritrovati tutti insieme lo scorso giugno a Baratti, una frazione del comune di Piombino (Li), in occasione del Terzo Meeting Internazionale di Slacklining. Cos’è lo slacklining è presto detto: si tratta di una versione contemporanea del funambolismo, in bilico su una fettuccia piatta di poliestere o nylon – la slackline, appunto – senza l’uso del bilanciere. Tra le varianti più gettonate di questa estate c’è la camminata sospesi sull’acqua (waterline, ndr), che dà la sensazione – sia all’equilibrista sia allo spettatore – di levitare sul lago, o sul mare, o sulla pozza che dir si voglia. Il vantaggio di questo tipo di disciplina è che, oltre a sentirsi dio, il funambolo pasticcione non rischia di infortunarsi: qualora dovesse perdere l’equilibrio, può sempre tramutare la scivolata in tuffo e la figuraccia in acrobazia o, alla peggio, la caduta in spanciata, che è dolorosa sì ma pericolosa no. Altro che i rischi degli acrobati del circo!
Chiude il gruppo delle passeggiate acquatiche un altro “sport” di moda recente: le regate tra catamarani volanti o le più ruspanti gare tra gommoni volanti (di solito pilotati da turisti molesti). Entrambe le competizioni si svolgono tra imbarcazioni progettate apposta per “decollare” sull’acqua e persino in grado di compiere pirotecniche evoluzioni aeree. A fine giugno Villasimius, in Sardegna, ha ospitato il circuito internazionale GC32 Racing Tour, mentre l’ultima America’s Cup, la 35esima, ha visto sfilare sull’oceano i più evoluti modelli di catamarani volanti, in grado di sollevarsi di un metro sulle onde e sfrecciare a 50 nodi, circa 90 chilometri orari.
C’è chi ha soprannominato questo tipo di barche “Ferrari del mare”. Mancava solo la Formula Uno sul Mediterraneo: avvisate le Ong.