Il Sole 24 Ore, 1 agosto 2017
Goldman Sachs e quell’«aiuto» al gigante petrolifero
Tra il dirigismo tropicale di Nicolas Maduro e il nazionalismo di Donald Trump sembra esserci guerra aperta. Ma le apparenze, si sa, ingannano. La Casa Bianca attacca Maduro ma Goldman Sachs acquista titoli venezuelani.
Quelle tra Venezuela e Stati Uniti, in verità, sono diventate dangerous liaisons, relazioni pericolose.
Il Venezuela si dibatte in una crisi senza fine con pesanti implicazioni di carattere internazionale: mese dopo mese i Paesi amici, quelli confinanti e gli alleati funzionali si sfilano da alleanze che l’ex presidente Hugo Chavez aveva saputo tessere con grande maestria comunicativa. Attualmente gli Stati Uniti, l’Unione europea, il Brasile, il Messico, la Colombia e l’Argentina sono tutti contro Maduro. La cabina di regia, quella politica, è a Washington. È quanto emerge chiaramente dalle dichiarazioni ufficiali.
Ma la strategia economico-finanziaria sembra andare in direzione opposta. Sul tavolo verde degli operatori finanziari nordamericani paradossalmente si punta sul “rosso”, dando ossigeno a Maduro. Almeno stando ai dati. Infatti Goldman Sachs ha acquistato bond di Pdvsa (il colosso energetico del Paese) per 2,8 miliardi di dollari che erano nelle mani della Banca centrale venezuelana, in una transazione che l’opposizione al governo considera un’àncora di salvezza per il presidente Nicolas Maduro. E, in un secondo momento, altri 700 milioni di dollari di titoli emessi dal Venezuela. Totale: 3,5 miliardi di dollari. Che, in un modo o nell’altro affluiscono alle casse del governo di Caracas.
L’operazione finanziaria
I titoli – emessi nel 2014 con scadenza nel 2022 – Goldman Sachs li ha acquistati con uno sconto del 69%, iniettando nelle casse del governo di Maduro 865 milioni di dollari. Il valore nominale dei titoli era, appunto, pari a 2,8 miliardi di dollari. L’operazione di Goldman Sachs arriva mentre l’opposizione di Maduro ha chiesto alla comunità internazionale di evitare ogni transazione che possa aiutare un governo accusato di violazione di diritti umani.
Una operazione finanziaria o un gioco delle tre carte ? «Sono bond sporchi di sangue», hanno dichiarato alcuni esponenti dell’opposizione venezuelana. E oggi sappiamo che Goldman Sachs ha aumentato ancora i titoli in portafoglio.
«Abbiamo investito nei bond Pdvsa perché riteniamo, come molti nell’industria dell’asset management, che la situazione nel paese sia destinata a migliorare nel tempo. Abbiamo acquistato questi bond, che sono stati emessi nel 2014, sul mercato secondario da un broker e non abbiamo interagito con il governo del Venezuela». Lo ha dichiarato qualche settimana fa Goldman Sachs, chiarendo la propria posizione sui bond acquistati e finiti nel mirino delle critiche.
I titoli «sono in fondi e conti che gestiamo per i nostri clienti. Molti investitori effettuano simili investimenti quotidianamente. Riconosciamo che la situazione è complessa e in via di evoluzione e che il Venezuela è in crisi. Siamo d’accordo sul fatto che la vita deve essere migliore, e abbiamo effettuato l’investimento in parte perché riteniamo che migliorerà».
Una dichiarazione poco convincente, che ha suscitato polemiche negli Stati Uniti e in Venezuela. «Difficile prevedere come finirà la partita – spiega Enzo Farulla, già analista finanziario per Raymond James, esperto di America Latina – l’unica certezza è che un colosso come Goldman Sachs gioca una partita importante, con un obiettivo chiarissimo: guadagnare un sacco di soldi. In barba agli annunci politici di Washington».
Doppio gioco o doppia morale?
In questo gioco politico, finanziario e petrolifero, altamente speculativo, gli unici a patirne sono i venezuelani, ridotti allo stremo da una crisi ormai alimentare. Sì perché intanto Standard & Poor’s ha spinto il rischio Paese del Venezuela a quota 3000, ben oltre i 2150 dell’Argentina in default del 2001 e dell’Ucraina in guerra a quota 1300. Impedendo quindi a Maduro di raccogliere liquidità sul mercato dei capitali.
La situazione di Pdvsa, la cassaforte venezuelana, è piuttosto critica, tanto che i vertici della società lo scorso anno chiesero ai detentori di titoli di accettare una riduzione del valore delle obbligazioni per evitare una perdita più grave negli anni a venire. E ieri sera, in quest’intreccio di “aperture” e “chiusure”, l’amministrazione Trump ha congelato gli assets di Maduro sotto la giurisdizione statunitense e vietato agli americani di fare affari con lui.
Il Venezuela è uno dei Paesi al mondo con le maggiori riserve petrolifere. Tanto da poter estrarre greggio, al ritmo attuale di circa 2,4 milioni di barili al giorno, per 300 anni, senza intaccare i giacimenti.
Una politica di doppia morale, quella tra Stati Uniti e Venezuela: dichiarazioni politiche sempre più belligeranti, ostilità, sanzioni americane contro il Paese sudamericano, ma anche affari, soprattutto petroliferi. Il prezzo, altissimo, lo pagano i venezuelani