La Stampa, 1 agosto 2017
Una voragine profonda miliardi. Spettro bancarotta sul Campidoglio
Il possibile collasso di Atac, la disastrata municipalizzata del trasporto pubblico, rischia di mettere in moto una valanga che potrebbe travolgere il Comune di Roma a Cinque Stelle, e imporre il commissariamento della Capitale. Lo ha detto in una intervista al quotidiano romano Il Messaggero Federica Tiezzi, la presidente dell’Oref, l’Organismo di revisione economico-finanziaria di Roma Capitale. È il collegio che già lo scorso dicembre aveva bocciato il primo bilancio presentato dalla giunta Raggi. Come ha detto Tiezzi, che certo non ha usato giri di parole, se la sindaca e la sua giunta non varerà entro il 30 settembre il cosiddetto bilancio consolidato (quello che considera insieme i bilanci del Campidoglio e delle sue partecipate) si rischia il commissariamento di Roma. E un disastro politico di prima grandezza per il partito di Grillo e Casaleggio.
Il quadro finanziario è già precario, con 2,5 miliardi di debito finanziario consolidato stimato. In più, non dimentichiamo che i romani già pagano tasse tra le più alte d’Italia, per «rimborsare» una operazione di congelamento del debito accumulato in passato da 13 miliardi, che vede il Comune versare allo Stato rate per 30 anni. Su questo quadro pesano però in modo drammatico contenziosi che valgono centinaia di milioni tra le aziende municipalizzate e l’amministrazione comunale. Parliamo di ben un miliardo e mezzo di euro di crediti – crediti che le aziende partecipate vanterebbero nei confronti del Comune – e che non sono stati ancora ufficialmente riconosciuti dal Campidoglio.
Particolarmente intricata è la situazione di Atac. L’azienda di trasporto deve al Comune la bellezza di 500 milioni di euro, ha detto l’assessore romano al Bilancio Andrea Mazzillo. Ma allo stesso tempo, aveva dichiarato l’ex-dg dimissionario Bruno Rota, Atac vanta un credito verso il Comune di 380 milioni di euro. Ma il Comune deve una somma importante – centinaia di milioni di debiti non ancora riconosciuti – ad Ama, l’azienda comunale della nettezza urbana.
Numeri confermati dalla Ragioniera della Capitale, che dovrà «validare» per la prima volta un bilancio consolidato che dovrà essere approvato entro il 30 settembre, e che certo non può restare aperto e bloccato da mille contenziosi. Anche per questo i revisori romani hanno scritto a maggio, e poi due volte a giugno, una lettera al Comune di Roma per «chiedere subito interventi sulla mole di crediti e debiti da riconciliare con le società comunali». Senza avere però alcuna risposta. E se non ci sarà il bilancio consolidato, inevitabilmente arriverà il dissesto prima e poi il commissariamento del Campidoglio.
Una partita difficile, che però diventa quasi disperata se si considera la situazione gravissima di Atac. A dare retta all’ex dg Rota, che ha sbattuto polemicamente la porta con una raffica di interviste, l’azienda dei trasporti è alla canna del gas: non sa se riuscirà a pagare gli stipendi, non sa come pagare i fornitori, cui già deve 325 milioni da chissà quanto. E l’intervista di Rota ha avuto immediate e disastrose conseguenze: dopo aver letto che Atac è in stato prefallimentare, la società petrolifera Q8 ha chiesto il pagamento immediato di 3,8 milioni, pena lo stop alle forniture di gasolio. Se Atac fallisse, il Comune dovrebbe sostanzialmente dire addio ai 500 milioni di crediti maturati. Ma anche scegliendo la strada del concordato preventivo difficilmente Virginia Raggi e il suo assessore al Bilancio Mazzillo recupererebbero l’intera somma.
Di certo – per ovvie ragioni – non c’è da aspettarsi un nuovo aiuto finanziario da parte del governo. Servirebbe un serio giro di vite sugli sprechi, e soprattutto un incremento delle entrate: a Roma viene incassato appena il 15% delle contravvenzioni. Ci sono 100 milioni l’anno di mancati introiti per gli affitti, e ogni anno vengono lavorati solo il 10% circa degli arretrati Imu. Insomma, il gettito ci sarebbe: ma va incassato.