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 2017  agosto 01 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INCONTRO TRA FRANCESI E ITALIANI PER IL CASO STXREPUBBLICA.ITMILANO - Fincantieri, il braccio di ferro tra Italia e Francia per il controllo dei cantieri navali Stx continua

APPUNTI PER GAZZETTA - L’INCONTRO TRA FRANCESI E ITALIANI PER IL CASO STX

REPUBBLICA.IT
MILANO - Fincantieri, il braccio di ferro tra Italia e Francia per il controllo dei cantieri navali Stx continua. Non ci sono stati passi indietro nè da parte del governo ityaliano tantomeno da quello di Parigi. Si è così concluso con un nulla di fatto, l’inconto avvenuto questo pomeriggio a Roma tra il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire con il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, cui ha partiecptao anche Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico. Nonostante le divergenze, è stata evitata una rottura definitiva: la questione verrà affrontata direttamente dal premier Paolo Gentiloni e dal presidente Emanuel Macron in un vertice che si terrà ilprossimo 27 novembre a Lione.

DAL CORRIERE DI STAMATTINA

ROMA Linea ferma, ma piena disponibilità ad ascoltare. E con più ottimismo su una soluzione positiva rispetto ai giorni scorsi. A poche ore dall’incontro tra i ministri di Italia e Francia sul caso Fincantieri, bloccata da Parigi nell’acquisto già definito dei cantieri della Stx, nel governo si respira un’aria un po’ più distesa. Ieri il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha fatto il punto della situazione con i ministri dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e dello Sviluppo, Carlo Calenda, che oggi vedranno il titolare dell’Economia del governo Macron, Bruno Le Maire. Da cui si aspettano, dopo lo “sgarbo” dei giorni scorsi, aperture sostanziali.

«Vediamo se arriveranno nuove proposte. Tra Paesi amici ed europei bisogna collaborare» ha detto al Tg5 un Gentiloni piuttosto conciliante, pronto «a difendere gli interessi nazionali con tranquillità, ma anche con forza», mentre il M5S con Luigi Di Maio invita il governo a riprendersi la rete Telecom.

Gli italiani vogliono il controllo azionario e la gestione operativa dei cantieri di Saint -Nazaire. Fincantieri aveva speso 80 milioni per rilevare il 66% dal fallimento in cui era piombata la società coreana che possedeva Stx. Se non il 66%, le serve almeno il 50% più un’azione.

I francesi propongono un controllo azionario paritetico con il voto decisivo nel Consiglio affidato al presidente scelto dagli italiani. E assicurerebbero a Fincantieri la gestione operativa della società. Anche se la proposta dovrà essere valutata nero su bianco, nei dettagli, le condizioni sembrano un po’ migliori di quelle che si profilavano solo pochi giorni fa. E potrebbero essere rese più allettanti in prospettiva, con l’attesa apertura alla collaborazione tra Stx e Fincantieri nel comparto militare. «Sarebbe importante un accordo sia sul comparto civile che militare» dice il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. «Abbiamo avuto lunghe collaborazioni con la Francia, siamo già al secondo programma congiunto, prima con le navi Orizzonte e poi con le fregate Fremm. La sintonia coi francesi, sia dal punto di vista operativo che produttivo, c’è sempre stata e i programmi hanno funzionato benissimo. Potrebbero esserci ulteriori opportunità» commenta Angelo Fusco, direttore della Divisione navi militari di Fincantieri.

Al programma Fremm la società partecipa attraverso Orizzonte Sistemi Navali, un consorzio creato con Leonardo (la ex Finmeccanica) che ha il 49% e realizza i sistemi di combattimento delle fregate. Loro partner, in Francia, è il consorzio Armaris, costituito da Thales (ingegneria elettronica, controllata dallo Stato e dalla Dassault), e dallo storico Dcn, il Dipartimento delle costruzioni navali dello Stato, fondato dal Cardinale Richelieu nel 1631. Il piano per le Fremm prevede la costruzione di 27 unità, di cui dieci per la Marina italiana, per un valore complessivo di 15 miliardi, con la possibilità di realizzarne altre. La Francia ha già venduto due unità al Marocco e all’Egitto, mentre l’Italia tratta da tempo con il Brasile e l’Argentina per eventuali nuove commesse.

L’incontro tra i ministri Padoan, Calenda e Le Maire è previsto nel pomeriggio. In mattinata il ministro francese incontrerà il presidente della Regione della Loira che sollecita il coinvolgimento delle imprese locali, alcune delle quali committenti di Stx, nel capitale della società.

Mario Sensini

DESCALZI IN LIBIA

MILANO La missione era in programma, ma l’accelerazione del viaggio si è imposta dopo quella stretta di mano a Parigi tra il capo del Consiglio presidenziale libico Fayez al-Sarraj e l’uomo forte della Cirenaica Khalifa Haftar, con la benedizione del presidente francese Emmanuel Macron. E così, per «tenere» la storica posizione in Libia, il capoazienda dell’Eni, Claudio Descalzi, è volato ieri a Tripoli. Dove ha incontrato non solo Sarraj, ma anche il numero uno della compagnia nazionale petrolifera libica (la Noc), Mustafa Sanalla. Originario di Bengasi, quest’ultimo, e in stretto contatto anche con Haftar, che gli ha ceduto di recente il controllo dei porti dell’Est «riconquistati» dopo aspri scontri, perché la Noc possa comunque continuare a estrarre, trasportare e soprattutto vendere il petrolio e il gas con cui tutto il Paese va avanti, malgrado la guerra interna tra le fazioni.

Quasi una doppia controffensiva, quella italiana, con il premier Paolo Gentiloni e il ministro Marco Minniti impegnati da una parte sul fronte dei migranti, anche se con alterne fortune. E con l’Eni dall’altra, attiva direttamente sul territorio libico e disposta ad offrire all’Ovest e all’Est non solo parole e promesse ma la concreta ripresa degli investimenti nel settore del petrolio e del gas.

Insomma, la contro-manovra italiana per non perdere posizioni nell’ex «scatolone di sabbia» malgrado le mire di francesi e americani (le riserve di petrolio e gas libiche restano le prime per dimensioni dell’Africa) fa leva proprio sulla consolidata presenza locale del Cane a sei zampe, che data dal 1959. Le compagnie petrolifere internazionali hanno quasi abbandonato la Libia dopo la rivoluzione del 2011, ma hanno lasciato alle diplomazie dei loro Paesi il compito di lavorare per precostituirsi future relazioni vantaggiose. L’Eni, che è rimasta con il suo personale locale, ha invece dichiarato ieri a Sarraj e Sanalla (e Haftar) di voler sviluppare sia le forniture di gas per le centrali elettriche (che funzionano grazie al gas «italiano») sia altri giacimenti come quello di Bahr Essalam, nei fondali del mare di fronte alla costa occidentale. Più investimenti, più ricavi e quindi maggiori possibilità di pacificazione.

Emergerebbe inoltre, dopo i colloqui, la netta sensazione che gli interessi di Italia e Libia restino allineati e coincidenti sulla questione dei migranti, subita quotidianamente da entrambi i Paesi. Sarraj l’avrebbe rimarcato abbastanza esplicitamente agli italiani. E sia lui sia Haftar sanno bene che la Francia, almeno finora, si è mossa con opportunismo .

DALLA STAMPA DI STAMATTINA

Il governo italiano vede «con interesse» l’apertura fatta domenica dal ministro francese dell’Economia che propone di allargare al settore della difesa l’eventuale collaborazione Italia-Francia nel campo della cantieristica navale. Però sia Padoan che Calenda, che ieri pomeriggio si sono incontrati col premier Gentiloni per fare il punto della situazione, vogliono valutare concretamente, insomma leggere nero su bianco, quale proposta illustrerà oggi a Roma Bruno Le Maire. «Vediamo se arriveranno nuove proposte. Certamente tra paesi amici ed europei bisogna collaborare. Noi difendiamo gli interessi italiani con tranquillità ma anche con forza», ha dichiarato il premier al Tg5.

Nei contatti della vigilia i francesi hanno fatto sapere di non voler rompere e di puntare invece a un accordo globale con l’Italia pronti ad ascoltare le nostre proposte. Da parte italiana si vorrebbero invece sfruttare le opportunità implicite nella nazionalizzazione «provvisoria» di Stx annunciata giovedì per chiudere prima un accordo in campo militare e poi un’intesa più generale. E in questa logica ci potrebbe anche stare che nella fase iniziale Stx France sia controllata al 50% ciascuno, con presidente e ad italiani, come propone Parigi, salvo poi salire più avanti sopra il 50%, come vuole Roma.
E se invece oggi andasse male? «I francesi - sostiene Andrea Manciulli, presidente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare Nato - riflettano bene prima di rinunciare a un piano che potrebbe far fare un passo avanti al progetto strategico di difesa europea». Per questo non si esclude che alla fine la soluzione migliore sia arrivare a un compromesso tenendo separati i due piani, quello civile da quello militare.
«Aprendo anche a un ragionamento più approfondito sulla parte militare potrebbe maturare un accordo complessivo» ha spiegato il nostro ministro della Difesa. Roberta Pinotti ieri ha confermato che su Stx la linea resta quella del «51% a Fincantieri o niente», ma ha anche spiegato che il dialogo con la Francia «è già avviato da tempo». Ai francesi piace infatti l’idea di far nascere un «Airbus del mare» e per questo si dicono pronti a unire le forze e dar vita a «un grande campione dell’industria navale europea».
Il progetto ha un nome in codice, «Magellano», e uno sponsor molto determinato: Hervé Guillou, amministratore delegato di Naval Group (Ng), l’impresa di costruzioni navali militari controllata per il 62,4% dallo Stato francese. La sua idea, formalizzata a inizio anno e poi però accantonata, era quella di approfittare dell’acquisizione di Stx France da parte di Fincantieri per andare oltre, magari varando uno scambio incrociato di azioni tra Ng e Fincantieri. Due imprese che si conoscono molto bene, visto che hanno sviluppato assieme prima le fregate della classe Orizzonte e poi le Fremm. «Fra noi esistono sinergie naturali», sostiene da tempo Guillou. Secondo il quale l’alleanza, all’inizio, avrebbe anche potuto limitarsi ad una messa in comune delle attività di ricerca e sviluppo, degli acquisti e dei cantieri. L’idea a Trieste non dispiace: rafforzerebbe entrambi sul fronte dell’export. Il «Progetto Magellano», a causa delle presidenziali che incombevano, nei mesi scorsi si è arenato ed Ng è stata autorizzata solamente ad entrare col 12% nell’operazione-Stx/Fincantieri. Domenica Le Maire ha però rimescolato le carte. Col risultato, non dichiarato ma ben evidente, di rendere più debole la richiesta italiana del 51% posto che l’eventuale modifica del perimetro dell’alleanza porterebbe a nuovi conteggi e nuovi rapporti di forza.