Corriere della Sera, 1 agosto 2017
«I mezzi io non li uso tanto». L’uscita di scena di Manuel (con un fratello nei 5 Stelle) che voleva la «restaurazione»
ROMA Al suo arrivo, fu salutato con una salva di battute sul cognome, dalla «Fantasia al potere» ai M5S che «hanno ceduto alla lobby dei giochi di parole». La sua dipartita non è meno ricca di battutacce. Ma è vero che la breve carriera di Manuel Fantasia nell’Atac è stata accidentata e non priva di incidenti e di polemiche.
Il 15 settembre del 2016, Fantasia si insedia in pompa magna, salutato da un’entusiasta Linda Meleo, assessore alla Mobilità, che in lui vede il germe del «rivoluzionario». La realtà attracca subito, purtroppo, nei bassifondi della malizia dei cronisti e Fantasia casca sulla domanda di prammatica per i neo arrivati nel settore: «I mezzi pubblici? Non li prendo spesso». Con chiosa che peggiora il quadro: «Ma non credo che siano poi così male quelli di Roma». Quanto basta per allarmarsi seriamente e cercare di scoprire da dove viene questo Fantasia. Ingegnere nucleare, classe 1953, ha un curriculum sterminato, con esperienze anche in Turchia e Marocco. Fantasia, del resto, ha un imprinting internazionale: nasce in Venezuela, da una famiglia di immigrati, che all’età di 4 anni lo riporta a Formia. Ha nove fratelli, ma ne è noto soprattutto uno, Delio. Ex rifondarolo poi passato, con la stessa tetragona sicurezza, nelle file dei 5 Stelle. Delio si spertica in lodi per Manuel e spiega, con umiltà ma anche con un pizzico di ottimismo: «Siamo dieci fratelli e l’unico venuto male sono io».
Come ci è arrivato all’Atac Fantasia, che si definisce «conflict manager»? I cronisti maligni parlano di un’amicizia con il 5 Stelle Andrea Cioffi (e con Luigi Di Maio), oltre che di un aiutino del fratello militante. Al Campidoglio si magnifica invece la strada ufficiale presa, la via maestra del reclutamento a 5 Stelle, l’invio del curriculum. Per essere sicuro, confessa Fantasia, «il curriculum l’ho inviato un mese prima», quando il suo precedessore era ancora in sella, sia pure non saldamente: «Era possibile che il posto si liberasse».
E non ci voleva, in effetti, grande fantasia, vista la girandola di poltrone. Una volta arrivato, Fantasia non convince i più, nonostante lo sforzo di comunicazione: l’Atac comincia a rilasciare comunicati soprannominati «Pillole di Fantasia». Ma si fa notare soprattutto per quella che sul Corriere viene chiamata «restaurazione». Perché, tra gli altri, reintegra Franco Middei, che era stato licenziato da Marco Rettighieri, forte anche di una relazione dell’Autorità anticorruzione che parlava di 21 mila gare (su 23 mila), anomale. Middei, il responsabile degli acquisti all’epoca, era stato allontanato, per poi essere reintegrato. Fantasia riabilita anche altri quadri e aumenta le poltrone.
Il finale di partita, a sorpresa, comincia con la buffa, e un po’ ridicola, disputa con Bruno Rota. Dopo l’intervista al Corriere, il direttore generale finisce nella bufera. Ventiquattro ore di silenzio, poi Fantasia se ne esce con una nota secca, un po’ troppo: abbiamo ritirato le deleghe a Rota. Il quale trasecola: «Ma se ho rassegnato le dimissioni con lettera del 21 luglio, otto giorni prima?».
Un pasticcio, anche perché la stessa sindaca Virginia Raggi non ne sa nulla. E così gli altri componenti della giunta. Tanto che l’assessore Meleo, la stessa che in lui vedeva il rivoluzionario (quantomeno) della bigliettazione, gli invia una lettera ufficiale per chiedere spiegazioni. Ma a quel punto la faccenda si è conclusa. La ruota ha ricominciato a girare e il tavolo salta. Insieme a lui, Fantasia, che va ad arricchire il plotone delle comparse dell’avventura dei 5 Stelle a Roma.