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 2017  luglio 30 Domenica calendario

Giorgia Navarra: «Col mio naso prodigioso creo profumi d’alta classe»

Non capita tutti i giorni di incontrare un «naso». Ovvero una persona che di professione crea profumi. Giorgia Navarra, originaria di Bassano del Grappa, 39 anni e tanto studio alle spalle, è oggi uno dei nasi italiani emergenti più quotati. Mi apre le porte del suo laboratorio, a Treviso, e mi spiega come imparare a districarmi tra olii essenziali, assolute e resinoidi. A troneggiare c’è quella che sembra la plancia di comando di una nave, una sorta di grande armadiatura bianca ovale, che invece si chiama «orgue à parfums», il cuore del processo creativo: una parete intera di boccette. 
STUDI DI ECONOMIA 
Ma per Giorgia l’amore per i profumi parte da lontano. «Il giardino della mia casa di bambina era una foresta, mia madre ci faceva crescere di tutto, dall’orto con le verdure, al frutteto, ai bulbi di fiori e piante, a pini, arbusti. Lei ha sempre amato le contaminazioni, io un po’meno, ma da lì è nata la mia passione. Ma realizzarla sembrava un sogno impossibile. Allora ho studiato economia e poi ho lavorato negli Stati Uniti, a New York, in uno show room di moda, ma mi mancava il calore degli italiani, così ho deciso di tornare a Treviso. Sentivo che mi mancava un pezzo e a trent’anni mi sono rimessa a studiare. Avevo conosciuto, grazie a un’amica, l’arte dei maestri profumieri. La capacità di costruire fragranze audaci e uniche, e volevo farlo anche io. Volevo diventare un naso. Ho cercato la scuola migliore per imparare questo mestiere, in Italia non ce n’erano. Sono dovuta andare a vivere a Grasse, nel sud della Francia, per trovarla. Ma la selezione per entrare al «Grasse Institute of Perfumery» è stata durissima: solo 12 posti all’anno per ragazzi provenienti da tutto il mondo. Mi sono messa a studiare, ci ho creduto e ce l’ho fatta». 
Da lì seguono anni di studio, stage in Italia e in Francia e finalmente per Giorgia arriva il primo vero lavoro a Parigi per l’Artisan Parfumeur: uno dei marchi capostipiti della profumeria artistica, accanto al Maitre Parfumeur Bertrand Duchaufour
Scusi, le chiedo, mi spiega come si realizza un profumo? Cosa c’è dietro a quello che ci spruzziamo ogni giorno? «Intanto le dico che si può profumare quasi tutto. Candele, ceramiche, detersivi, persino un pezzo di plastica. Io lavoro con la profumeria di nicchia, e uso materie prime preziosissime. Vede quelle boccette sull’orgue à parfums? Ne ho seicento, ma sono solo una selezione, c’è chi ne usa fino a duemila. Le boccette sono tutte materie prime. Possono essere di origine naturale o sintetica. Quelle naturali possono essere estratte dai fiori: olio essenziale di rosa o di magnolia, assoluta di gelsomino o di fiori d’arancio, dai legni come l’olio essenziale di sandalo, di patchouli o di cedro, le spezie. Il pepe, la cannella e la noce moscata che uso io, sono gli stessi che si usano in cucina. Naturali sono anche gli agrumi, cioè gli olii essenziali al bergamotto, arancio e limone. Ci sono poi odori che non esistono in natura (le materie prime sintetiche) o non possono essere estratti, ad esempio il mughetto, pensi che profuma tantissimo, ma estrarlo è difficile e non ha una buona resa, quindi per averlo lo si deve ricostruire a tavolino. Anche il profumo della frutta, come la fragola o la pesca, non è naturale, ma viene ricreato con delle molecole di sintesi fatte in laboratorio». 
MATERIE PRIME 
Una sorta di mondo magico inaccessibile ai più, ma che le grandi aziende hanno reso commerciale negli anni. Dior, Chanel, Hermes, Guerlain e tanti marchi di moda e cosmesi hanno investito nei profumi, che vengono venduti ovunque e portano punti ai loro fatturati. Ma qui parliamo di profumeria artigianale, cioè di una nicchia dove i brand non sono le maison di moda, ma aziende per le quali la profumeria è il prodotto principale, che investono tantissimo nelle materie prime e zero in pubblicità. «In Italia la profumeria artistica va fortissimo», mi spiega, «gli italiani sono grandi estimatori della qualità. Ma fare un profumo non è così semplice, ci vogliono da sei mesi a un anno di lavoro, e una grande pazienza. Intanto bisogna capire cosa chiede il cliente, e poi lavorarci continuando a modificare la proposta finché non si arriva al desiderato. Poi però bisogna fare tutti i test per accertarsi che il profumo non si alteri alla luce o al calore. Il concentrato deve rimanere a macerare tre settimane, poi c’è la messa in alcol per almeno altre tre settimane, e se il risultato non va bene bisogna ricominciare da capo. Ecco perché la profumeria è tutto un provare e riprovare, combinare, osare. Sa cosa succede quando devo creare un profumo? All’inizio sono preoccupata, non riesco a calcolare quanto potrei metterci, devo tenere a bada l’ansia. Poi però quando trovo la strada giusta, comincio a rilassarmi. La mia passione sono le profumazioni per l’ambiente, amo quelle inconsuete, perché nel mercato ci sono dei bei prodotti, ottime candele al sandalo, alla tuberosa, ma manca un po’ di fantasia. A me invece piacciono i connubi inediti, come la rosa bagnata con la rugiada del mattino, l’odore del cuoio della stalla dei cavalli mischiato alla ginestra, il profumo di erba tagliata come reminiscenza del passato. Pensi che una volta mi hanno chiesto addirittura di fare un profumo al gusto di champagne, un’impresa ardua, ma alla fine ci siamo riusciti». 
IL MARITO ROCCO 
Ma lei, chiedo già sognando di svegliarmi col profumo di rugiada nel mio comodino, in casa sua cosa usa? «A me piace cambiare profumazione a seconda della stagione, in primavera ad esempio amo che la casa sappia di fieno, in estate che si senta il profumo degli agrumi, della lavanda, del fico, d’inverno amo profumi caldi come i legni e il tabacco. Al mio matrimonio le candele erano un mix di resine: incenso, mirra, opoponaco, benzoino. Io e mio marito amiamo molto gli odori forti, quindi ho creato una candela che piacesse prima di tutto a noi. Qualcuno mi ha chiesto perché non avessi fatto una candela classica al confetto o ai fiori d’arancio, mi sono fatta una risata, non è il mio genere. Mio marito Rocco sa che deve dirmi sempre se non gli piacciono le mie profumazioni e col tempo ha sviluppato un ottimo olfatto. A casa nostra non ci si annoia mai, quando devo provare una nuova essenza metto le candele con le diverse varianti, per individuare la più riuscita, nei quattro bagni di casa. Rocco, i suoi figli, e chi gravita per casa, prendono questo impegno con grande serietà e ognuno dice la sua. Spesso mi rendo conto che anche chi non ti immagini ha una bella sensibilità olfattiva. Mio marito poi, ci azzecca sempre. Ecco perché l’ho sposato».