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 2017  luglio 31 Lunedì calendario

Come si fa a vincere con uno sterzo rotto. Vettel e un Mondiale costruito fra le curve

BUDAPEST «Bé diciamo che oggi ho capito perché il volante è calibrato per andare dritto e non da una delle due parti». Al di là dell’umorismo tipicamente tedesco, dietro la battuta con cui Sebastian Vettel schermisce la sua impresa, c’è qualcosa di epico. Per carità, nel paese di Tazio Nuvolari, non è il caso di esagerare per una cosetta del genere. E però va anche detto che guidare 50 giri con lo sterzo mezzo rotto, il volante che pende a sinistra e un signore in cuffia che ti urla di non prendere i cordoli (e cioè di stare quasi sempre al centro della pista, con grave danno per le traiettorie, che in F1 sono tutto) non deve essere proprio il massimo della comodità. Specialmente se pochi metri dietro hai un compagno di squadra che ti aiuta solo perché costretto da una curiosa condizione contrattuale, a sua volta inseguito da un signore, che risponde al nome di Lewis Hamilton, e che se solo ci arrivasse non si farebbe nessun problema ad affettare le tue gomme posteriori con l’alettone. Insomma, un incubo. Come del resto ha spiegato lo stesso Vettel, tutto sudato, a fine gara: «Mi sono accorto subito che c’era qualcosa che non andava, già alla fine del giro di formazione avevo visto che il volante era un po’ storto. Ma non ho dato troppa importanza alla cosa, anche perché la macchina andava alla grande». È stato dopo il 20° giro che il danno ha assunto una proporzione inquietante: «Ragazzi – ha detto Vettel via radio – da qualche minuto per andare dritto devo girare il volante un bel po’ a sinistra… Che dite, è grave?».
Certo che lo era.
Al box si sono agitati non poco. Anche perché in mattinata, dall’Italia, a sorpresa, era arrivato un Sergio Marchionne carico d’aspettative, così, giusto per mettere quel po’ di pressione extra. Dopo un rapido consulto tra di loro, gli ingegneri in Rosso si sono rassegnati: non potevano farci niente. Niente, se non placare via radio il furore di Kimi Raikkonen che con la macchina perfetta, le gomme integre e l’assetto di un mig, scalpitava per superare il compagno.
E così il volante storto è rimasto tra le mani di Sebastian. Sulla solitudine del pilota che guida una macchina rotta un giorno qualcuno scriverà un saggio. «È stata durissima – racconta Vettel – Più andava avanti la gara e più il volante tirava a sinistra. Quando ho capito che non c’era verso di cambiare questo stato di cose ho cercato di adattarmi: mi sono subito accorto che con la curva a destra la situazione non era così male. Ma quando era a sinistra bisognava girare molto di più. Dopo qualche minuto ti abituavi e pensavi “dai, non è poi così grave”. Ma appena lo pensavi il volante “si spostava” ancor un po’ a sinistra. Continuava a cambiare quindi non sapevi mai quanto dovevi sterzare… Ad ogni giro continuavo a vedere quanti ne mancavano. E ne mancavano sempre troppi. Per fortuna il team mi ha aiutato: dietro avevo Kimi e questo è stato decisivo».
Archiviata così una doppietta mai tanto benvenuta, è tempo di guardare al futuro. E il futuro suggerisce di non rilassarsi troppo. Perché quello che si è capito, dopo queste prime undici gare è che la Ferrari è favorita nei circuiti più stretti e lenti (Monaco e Budapest, dove le Rosse hanno fatto doppietta, hanno questo in comune) mentre la Mercedes vola nei circuiti più veloci. Categoria alla quale sfortunatamente appartengono i prossimi due, Spa e Monza. Dove occorrerà lottare strenuamente per difendere i 14 punti di vantaggio accumulati con il piccolo capolavoro di ieri, prima di tornare a giocare sul proprio terreno sul circuito spigoloso e rovente di Singapore. «È chiaro che ogni macchina ha la sua caratteristica, così come anche i piloti. Però bisogna fare attenzione, così come a Silverstone abbiamo messo dietro una Mercedes in qualifica, così loro ci sono stati attaccati per buona parte della gara qui: alla fine dipende sempre da come ti vanno le gare, giro dopo giro. La cosa più importante è stare sempre lì, a spingere. Così facendo non penso ci sia niente da aver paura nemmeno per le prossime due gare».