la Repubblica, 31 luglio 2017
Da Napoli il via all’anagrafe unica. «Addio alle attese per i documenti»
NAPOLI «Noi partiamo, le pare che il resto d’Italia possa tirarsi indietro?». L’entusiasmo, all’anagrafe centrale di Napoli, è quello di chi si prepara a un doppio salto mortale. Al piano terra di questo edificio container, con vista sul difficile Rione Traiano, c’è ancora l’archivio dei faldoni: fino al 2011, l’altro ieri, qui passava tutto su carta. Tra qualche giorno invece Napoli sarà la prima metropoli italiana a sperimentare la nuova Anagrafe nazionale. Un solo archivio centrale della popolazione residente, anziché gli attuali 8 mila, uno per Comune. Incapaci di dialogare, pieni di incongruenze. «Entro la pausa estiva cominceremo il test», racconta il dirigente Luigi Loffredo, «inviando i dati della prima municipalità». Fanno 100 mila persone, una cittadina delle dimensioni di Cesena. La fase successiva di “presubentro”, si sbilancia, sarà entro la fine dell’anno. Promette di cambiare la vita, ai cittadini e ai funzionari. Un esempio? «Oggi quando Mario Rossi ci chiede un cambio di residenza dobbiamo inviare una pratica via posta elettronica o fax al Comune dove abitava, per esempio Caserta, che lo cancella dal suo archivio. Ricevuta la conferma procediamo con il cambio, inviando a nostra volta i dati al ministero». Nel frattempo se ne sono andati cinque giorni, un mare di scartoffie e un bel po’ di lavoro. Con l’Anagrafe unica, nel momento in cui Napoli accoglie Mario Rossi, Caserta lo cancella. In tempo reale.
E se parte una metropoli come Napoli, appunto, chi potrà tirarsi indietro? O almeno è questo che si augurano a Palazzo Chigi, nel Team per la Trasformazione digitale capitanato da Diego Piacentini che ha preso in mano il progetto, fondamento della futura Pa digitale. Un decreto ministeriale voleva l’Anagrafe operativa già dalla fine del 2014, poi dalla fine del 2016: per mesi non è avanzata di un passo. Con la sola Bagnacavallo, 17 mila anime in provincia di Ravenna, a fare da cavia. Unica, sì, ma non nel senso sperato. «Abbiamo cercato di cambiare metodo», dice ora Mirko Calvaresi, l’ingegnere che nel Team guida le operazioni. «Abbiamo ascoltato i problemi dei vari operatori». I timori dei Comuni nel buttarsi: per i loro tecnici adesso c’è un forum online dove discutere ogni passaggio, ogni perplessità. Le paure dei produttori di software, i 40 diversi fornitori dei municipi italiani, a rischio di perdere affari. È stato messo in chiaro che l’Anpr, realizzata dalla società pubblica Sogei, si connetterà ai loro applicativi, non li sostituirà, e ora tutte stanno rilasciando degli aggiornamenti compatibili. «I risultati cominciano a vedersi», dice Calvaresi. I Comuni attivi sono ancora un pugno, 10 per 230 mila abitanti. Ma 720 sono in fase di “presubentro”, le ultime prove prima del passaggio, tra cui le prime città capoluogo come Firenze e Venezia. E altri 2 mila hanno cominciato i test di compatibilità: «Ci aspettiamo di arrivare a cento attivi entro fine dell’anno e a 3 mila nel 2018».
C’è una montagna da scalare. I 5 mila e passa Comuni dello Stivale con meno di 5 mila abitanti, uffici in cui l’abitudine è un’inerzia difficile da sradicare. E prima che tutta Italia sia connessa, l’Anagrafe unica, per definizione, farà fatica a mostrare i suoi effetti. La possibilità per i cittadini di richiedere certificati di nascita o stato civile a qualsiasi sportello di qualunque municipio (e magari di stamparseli pure a casa). La possibilità, o meglio l’obbligo per tutti gli enti dello Stato, dall’Inps alle Entrate, dall’Inail alla Motorizzazione, di sapere di preciso chi sono i residenti. Senza più pretendere pile di scartoffie. L’idea del Team di Piacentini è che le città più grandi facciano da capofila, creando un effetto valanga. Una volta innescato poi si potranno pungolare le altre fissando una scadenza vincolante e relative sanzioni. Alla Funzione pubblica ci stanno ragionando.
Con il suo milione di abitanti, i 23 sportelli anagrafe e i 92 Comuni all’interno della sconfinata area metropolitana, Napoli sarebbe una bella vittoria. L’assessore all’informatica Alessandra Sardu parla di una città che vuole essere un modello: «Ad oggi siamo l’unico grande Comune tecnologicamente preparato per aderire all’Anpr». In anticipo su Roma o Milano, che prima dovranno aggiornare i loro software, più vecchi, con costi maggiori. La squadra di ingegneri di Loffredo è pronta. Ha ottenuto garanzie: la vecchia anagrafe per il momento continuerà a sopravvivere, in caso di problemi si potrà tornare indietro per evitare orde di cittadini infuriati agli sportelli. Forse arriverà pure qualche fondo: i costi del passaggio dovrebbero essere minimi, ma non si sa mai. Loffredo però già pregusta le efficienze che l’anagrafe nazionale promette. «Solo all’ufficio cancellazioni lavorano in cinque, arrivano 15 mila richieste l’anno», spiega. «E poi c’è una persona che si occupa dei “disallineamenti”». Incongruenze: «Succede che le informazioni dei diversi database, nome, indirizzo, stato civile, non corrispondano. Vanno corrette manualmente, fino a 80 volte al giorno». Persone che potrebbero essere liberate e dedicate, per dire, alla lotta all’evasione. E se parte Napoli…