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 2017  luglio 29 Sabato calendario

Filippo Magnini guerriero stanco e sfiduciato. «Potrei anche decidere di fermarmi qui»

BUDAPEST Il guerriero è stanco, molto stanco. Esce dall’acqua dopo una frazione della staffetta 4x200 stile non degna del suo nome (1’49”09, il 31° tempo fra i 32 nuotatori in vasca), ci mette la faccia e il senso dell’onore per ammetterlo («Sono andato malissimo») e poi scandisce chiaro: «Potrebbe essere stata la mia ultima gara». Proprio così: Filippo Magnini che una volta fu Re Magno, che 12 e 10 anni fa vinse il titolo mondiale nei 100 stile e che si mise al collo 50 medaglie internazionali, dopo una carriera che secondo qualcuno è durata anche troppo ma che a 35 anni, al suo ottavo Mondiale, è stato ancora capitano e leader riconosciuto del gruppo, è a un passo all’addio: «Ora mi prendo un mese per pensarci con calma assieme alla mia famiglia. Se devo dare retta a questa gara, vorrei smettere; se penso a come sono andato ai campionati italiani invece no. Ma onestamente, a oggi, la bilancia pende più per dire basta».
Pippo accenna un sorriso e sta ritto a testa alta, ma in realtà è un fighter alle corde. «Sono stanco, e non solo fisicamente», dice, sfibrato da tutti «i problemi personali che in quest’anno si sono fatti sentire». Il primo, inutile fingere, è la separazione con Federica Pellegrini. Dopo il trionfo di lei l’ha accolta con un abbraccio e ieri in tv le ha lanciato un messaggio chiaro: «Sono felicissimo per lei e spero di essere ancora felice con lei». Accadrà? I diversi volti mostrati dai due ex fidanzati qui a Budapest – al di là dei differenti risultati – non sembrano incoraggianti, ma chissà. Il punto però è che, come vasi comunicanti, negli ultimi mesi la leggerezza assoluta di Fede è diventata la pesantezza estrema di Pippo. Il quale adesso non ha voglia di parlare del futuro da velocista di lei («Non so che obiettivi abbia, è una domanda che non mi pongo. Il suo allenatore saprà cosa fare…») ed è glaciale con Matteo Giunta, suo cugino e tecnico di entrambi fino ad aprile, quando le strade in corsia si sono separate non consensualmente. Proprio Giunta l’altro giorno ha detto che la scelta di dividerli è stata una delle ragioni del trionfo della ragazza. Oggi Magnini aggiunge fra i problemi personali sofferti proprio «l’essermi dovuto spostare da Verona a Roma». Con distacco Pippo chiama Matteo, appunto, «il suo allenatore», e quando gli si chiede se, nel caso continuasse a nuotare, tornerebbe a lavorare con lui, dice un no quasi schifato. Se poi aggiungiamo «certe accuse di doping, proprio a me che l’ho sempre combattuto: erano false, ma anche quelle mi hanno distratto», il quadro diventa completo. E la vasca, che non mente mai, lo ha dimostrato: «Faccio molta più fatica, non sono più quello che ero anche solo due anni fa».
Dunque che succede adesso? E, soprattutto, che cosa potrebbe fare restare Pippo fra noi? «Non è questione di stimoli. Potrei pensare alla quinta Olimpiade, a fare gli Europei perché sono più facili, a fare solo i 100 perché si lavora di meno… Ma la vera domanda è: sono obiettivi logici o solo cazzate che ti racconti perché non ha il coraggio di smettere?». Questo ovviamente può saperlo solo lui, se non lo sa già. «Comunque state tranquilli. Quando decido vi chiamo tutti e in ogni caso faremo una bella festa. Magari assieme a Rosolino…». In effetti, Massi non si è mai ritirato ufficialmente. «Ma magari vuole farlo dopo di me…». E forse ci riuscirà.