Corriere della Sera, 29 luglio 2017
Montepaschi, il Tesoro fissa il prezzo. Allo Stato una prima quota del 53,5%
MILANO Costa 2,16 euro per azione agli ex obbligazionisti del Montepaschi il salvataggio dell’istituto senese: una perdita secca e immediata, effetto del «burden sharing», cioè della «condivisione degli oneri» imposta dalla direttiva Ue quando scatta il salvataggio di una banca. Esattamente quello che è successo con Mps.
L’istituto senese guidato da Marco Morelli lo scorso dicembre aveva chiesto all’Unione Europea di accedere alla «ricapitalizzazione precauzionale», cioè a un aiuto di Stato per salvarsi evitando il «bail in», cioè la messa in risoluzione. L’aiuto è stato concesso a giugno dalle autorità (Dg Competition e Bce) ma secondo la legge i soldi del Tesoro possono arrivare a Siena dopo il sacrificio dei possessori dei titoli più a rischio. Quale sacrificio? Da un lato, la conversione forzosa dei bond subordinati in nuove azioni Mps; dall’altro, una tosatura del valore iniziale di quelle azioni affinché lo Stato possa entrare con un certo vantaggio iniziale. Ieri sera sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i due decreti che regolano la ricapitalizzazione da 8,1 miliardi totali (cifra inferiore agli 8,8 miliardi inizialmente indicati dalla Bce) e da essi è emerso qual è il sacrificio richiesto.
Sono in realtà due gli aumenti di capitale. Il primo è a carico dei circa 40 mila obbligazionisti subordinati che vedranno convertiti i titoli a un prezzo fissato in 8,65 euro. In totale sottoscriveranno 517 milioni di nuove azioni Mps per totali 4,473 miliardi. C’è poi il secondo aumento, riservato al Tesoro – ed è l’aiuto di Stato propriamente detto – per 3,85 miliardi. Il ministero di Pier Carlo Padoan entrerà in Mps a un prezzo scontato del 25%, a 6,49 euro per azione. In totale si arriva così a 8,3 miliardi, più delle cifra richiesta dalle autorità Ue perché è convertito anche il bond Fresh del 2003. I capitali arriveranno entro 5 giorni, così da consentire a Mps di approvare la semestrale (programmata per ieri ma slittata di alcuni giorni) e coprire la maxi-svalutazione dei crediti deteriorati per circa 4 miliardi al fine di cartolarizzarli e cederli al fondo Atlante.
Il Tesoro si ritroverà azionista di controllo con il 53,5% circa di Mps, di fatto nazionalizzata. Il resto sarà in mano agli ex obbligazionisti: tra questi c’è Generali, che con 400 milioni di euro in bond, è destinato a diventare il secondo socio. Il Tesoro in realtà potrà arrivare al 70% perché offrirà alle persone fisiche che possedevano i bond più a rischio di scambiare le loro azioni con bond senior a scadenza 2018.
Quando questa offerta avverrà non è ancora certo, si parla di settembre-ottobre. E non sarà indifferente che l’offerta arrivi prima o dopo il ritorno in Borsa di Mps, per il quale il pallino è ora in mano alla Consob. Molto dipenderà da quanto varrà Mps una volta riquotata. Secondo gli esperti incaricati (Pwc e, per Banca d’Italia, Mazars) Mps vale 17,3 euro per azione, più dei 15,5 euro dell’ultima quotazione del 20 dicembre scorso.