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 2017  luglio 29 Sabato calendario

Contrabbandieri, scafisti armati e vento: quei 500 chilometri di costa sono in guerra

Quella libica è una costa bassa e aperta, ricca di secche, per larga parte desertica, con pochi porti ben riparati e invece fastidiosi venti da Nord, che quando rafforzano alzano le onde frangenti rendendo ancora più precari gli ormeggi. Lo sanno bene gli scafisti, che per lo più utilizzano gommoni per partire dalle spiagge. L’attenzione delle forze italiane destinate ad operare nelle 12 miglia delle acque territoriali libiche sarà tutta concentrata sul tratto che va da Misurata al confine con la Tunisia: il cuore dei movimenti migratori.
Parliamo di un litorale lungo circa 500 chilometri, ma in effetti diviso in due zone diverse. Quella a Est della capitale è al momento quella più facilmente controllabile. «Da Misurata, passando per Khoms, la vecchia base della marina militare di Gheddafi, sino al porticciolo di Garabulli, le bande di scafisti non sono particolarmente aggressive. Quando sono intercettate in mare tendono a scappare verso le spiagge di partenza», ci raccontava un mese fa Massud Abdel Samat, responsabile dei guardacoste per il governo Sarraj che ha anche il compito di coordinare le missioni delle quattro motovedette italiane già consegnate a Tripoli. Qui gli scontri sino ad ora sono stati rari, perciò i marinai libici si fidano a impiegarvi le motovedette italiane, che sono in vetroresina e non montano mitragliatrici pesanti.
Tutto diverso è invece lungo il centinaio di chilometri di costa che va da Sabratha a Zuara, verso il confine tunisino. «Laggiù ogni notte di mare calmo, specie d’estate, è guerra aperta. Noi guardacoste libici non abbiamo i mezzi sufficienti per combattere», dice ancora Samat. Specie Sabratha è diventata una sorta di repubblica indipendente dei contrabbandieri: vi opera la grande criminalità internazionale in combutta con le milizie locali, gruppi di jihadisti fanatici e persino le diverse municipalità del posto, che sono pronte a cambiare bandiera in ogni momento purché non venga interrotto il loro giro d’affari. Parliamo di milioni e milioni di euro al mese legati a circa 40 mila migranti in arrivo da Sud ogni due o tre settimane. L’indotto è gigantesco: nella zona sono nate rivendite alimentari, piccole fabbriche, le fattorie abbandonate vengono ora affittate per 30 mila dollari al mese. Davanti a Sabratha gli scafisti sparano contro le motovedette con mitragliatrici pesanti da 23 millimetri in grado di affondare qualsiasi scafo in vetroresina. E infatti, le rare volte che incrociano in quelle acque, gli uomini di Sarraj impiegano un vecchio incrociatore corazzato della marina di Gheddafi armato anche di lanciamissili. Sino ad ora hanno comunque sempre battuto in ritirata. Sarà dunque qui che eventualmente la marina italiana dovrà impegnarsi più a fondo. Non sarà una sfida facile. Nella zona incrociano anche imbarcazioni di ogni tipo, che non battono alcuna bandiera e sono coinvolti in traffici illegali di ogni genere. L’imposizione della legge e dell’ordine tra Zuara e Sabratha sarebbe un passo importante per cercare di porre fine al caos libico.