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 2017  luglio 31 Lunedì calendario

Tim, i dubbi sui ritardi di Vivendi nelle comunicazioni al mercato

«Direzione e coordinamento». Sono le due parole su cui si stanno arrovellando in questi giorni gli avvocati di Vivendi e Tim da una parte e gli ispettori della Consob dall’altra. Nell’intervista di domenica a La Stampa, Giuseppe Vegas, presidente di Consob ha sollevato «un problema di trasparenza» in Tim di competenza della vigilanza. Il riferimento, con ogni probabilità, è a come i francesi di Vivendi hanno condotto in quest’ultimo periodo le strategie del colosso italiano delle tlc.
Il punto chiave è decifrare quando effettivamente sia iniziata la gestione di Telecom targata Vivendi, che ha il 23,9% del capitale del gruppo telefonico italiano. Venerdì Tim ha precisato nel comunicato che «il Consiglio di amministrazione della società ha preso atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi».
L’ipotesi di scuola suggerita dagli esperti di corporate governance – e che potrebbe essere approfondita anche dalla Consob che ha in corso un’indagine su Tim che riguarda anche altri filoni – è che i francesi non abbiano comunicato o meglio abbiano comunicato in ritardo al mercato la reale posizione di Vivendi nei confronti di Telecom. Insomma quando è iniziata effettivamente la gestione di Tim da parte dei francesi? Tra i primi a sollevare il caso è stato il collegio sindacale di Tim che a fine marzo ha rilevato che il Cda di Telecom, salvo eccezioni di scarsa rilevanza, si è sempre espresso secondo le indicazioni dei consiglieri rappresentanti del socio di riferimento Vivendi. In particolare, i sindaci erano convinti che la nozione di controllo fosse tale da abbracciare anche il «potere di orientare/influenzare/condizionare stabilmente l’esercizio del diritto di voto della maggioranza degli amministratori» rispetto a «deliberazioni significative», e ha quindi ripercorso attività e delibere del cda dal 2015. Un controllo che Vivendi avrebbe su Tim sulla base della normativa Consob sulle parti correlate. E non sulla base del codice civile e del testo unico della finanza. Sempre a fine marzo, in una nota Telecom precisava però che tutti gli amministratori «hanno escluso qualunque “soggezione” rispetto alle posizioni espresse dai consiglieri non indipendenti designati da Vivendi, confermando di avere sempre assunto le proprie determinazioni con piena e incondizionata autonomia di giudizio».
Poi passata la primavera la stretta di Vivendi su Tim ha subìto un’accelerazione. A fine maggio l’Ue ha approvato l’acquisizione del controllo de facto di Telecom da parte di Vivendi. E a inizio giugno l’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, da vice presidente di Telecom ne diventa presidente. Ma se ci fossero dubbi sui tempi con cui Vivendi ha comunicato al mercato la «direzione e coordinamento» di Tim, è più difficile trovare risvolti contabili. Ovvero l’obbigo da parte dei francesi di consolidare l’ingente debito di Telecom. Per le regole italiane tale obbligo c’è, ma non c’è per quelle francesi che sono quelle che contano visto che Vivendi ha sede a Parigi.