Corriere della Sera, 31 luglio 2017
Judit, la regina degli scacchi torna a scuola. «Insegno la logica (con alfieri e cavalli)»
Suo padre ha cresciuto lei e le sue sorelle perché diventassero delle campionesse di scacchi, sfidando le ire del regime comunista ungherese che non vedeva di buon occhio un’educazione a casa lontano dalla scuola pubblica. Ora Judit Polgár, 41 anni, la migliore scacchista al mondo, ha deciso di superare l’insegnamento di papà László. Se il suo obiettivo era dimostrare che la genialità si crea e non è innata, quello di Judit è «imparare divertendosi». Come? Con gli scacchi, ovviamente.
Per questo ha creato «il Palazzo degli scacchi», un metodo per i ragazzini delle elementari, e «il Campo giochi degli scacchi» per i bambini in età prescolare. Dal prossimo settembre nelle materne sarà disponibile una scacchiera a dimensione umana in cui i pezzi assumono una vita propria: dall’alfiere veloce al cavallo salterino. E poi ci sono le canzoni, i giochi, le app digitali e ovviamente i libri di testo. «Gli scacchi possono aprire la mente di un bambino e aiutano a sviluppare le sue capacità logiche, creative e strategiche» ha detto la campionessa, che si è ritirata dalle competizioni nel 2014, in un’intervista alla France Presse.
Judit è una che ha sempre sfidato le convenzioni, forse proprio grazie all’educazione non ortodossa ricevuta e a quell’allenamento intensivo, un po’ maniacale, focalizzato solo sullo sviluppo del talento. Al contrario delle sorelle, lei non ha mai voluto partecipare ai tornei femminili. Il suo obiettivo era dall’inizio il titolo di campione del mondo di scacchi. A nove anni vinse il primo torneo internazionale, a 15 anni batté il record di Bobby Fischer e diventò la più giovane Grande maestra al mondo. Per ironia della sorte quando nel 1988 conquistò il titolo mondiale degli «under 12» le venne assegnata una coppa che recava incisa la dedica «Al campione mondiale dei ragazzi (boys) sotto i dodici anni». Le femmine, insomma, non erano proprio previste. Ma lei di soddisfazioni nei confronti dei maschi se ne è tolte parecchie: ha battuto molti campioni titolati quali Garry Kasparov, Veselin Topalov, Vladimir Kramnik, Anatolij Karpov e Viswanathan Anand. E ora si concentra sul futuro, cioè i bambini.
Il «Palazzo degli scacchi» è disponibile in Ungheria dal 2013 e viene usato con soddisfazione da 250 istituti. Lo stesso successo dovrebbe avere quello per le materne. Certo oggi i tempi sono diversi da quando, negli anni 70 e 80, le sorelle Polgár erano costrette a imparare migliaia di mosse mentre i loro coetanei giocavano a biglie, come si vede nel film «La variante Polgár». Lei, comunque, non rimpiange nulla della sua infanzia «speciale». «Siamo state felici – dice —, ero con le mie sorelle che erano anche le mie migliori amiche. E abbiamo avuto presto successo quindi viaggiavamo tanto, non eravamo di certo gelose dei nostri coetanei».
Il ritiro dall’agonismo, a soli 38 anni, ha una motivazione importante: quella di dedicarsi alla famiglia. All’epoca, nel 2014, i figli di Judit, Oliver e Hanna, avevano 10 e 8 anni. «Sentivo anche che avrei potuto fare di più per gli scacchi lontano dalla scacchiera. Volevo dimostrare la ricchezza di questo gioco e come può essere utile da un punto di vista educativo». Oggi, però, Judit non consiglia di seguire l’esempio dei suoi genitori. «Nell’era dello smartphone è difficile prestare un’attenzione totale ai figli. L’importante è la concentrazione anche per poco. Se siete con i vostri bambini al parco stateci anche mentalmente, almeno per 20 minuti siate tutti per loro».