La Stampa, 30 luglio 2017
I voli spartani non sono cominciati con le low cost, ma con il Jumbo
C’è stato un Big Bang, un preciso evento scatenante nella corsa a restringere le poltroncine sugli aerei da qualche decennio in qua? Come prima ipotesi, viene in mente che la colpa sia (forse) delle compagnie «low cost»: non tanto perché abbiano dato l’esempio diretto in fatto di sedili piccoli, quanto perché hanno imposto ai vettori tradizionali una sfida competitiva così pesante sui costi generali di gestione, che tutte le altre compagnie, taglia di qua e taglia di là, hanno finito col lucrare anche sull’imbarco di sempre più passeggeri, mettendo sempre più sedili. Tuttavia, Antonio Bordoni, analista del settore aereo e autore del recentissimo libro «Ryanair nel Bel Paese», non sposa questa tesi: «Il fenomeno dei sedili con sempre meno spazio – dice – si è accentuato nell’era delle low cost, ma è partito molto prima: paradossalmente, è cominciato negli Anni 70, con la comparsa degli aerei “widebody”, cioè a sezione larga, come il Boeing 747. Proprio sul Jumbo Jet si decise di usare il maggiore spazio non per fare sedili più larghi, ma per stipare un maggior numero di sedili più stretti».
Ma come mai questa scelta? È stata dovuta all’avidità, alla grettezza delle compagnie aeree? O c’è una seria ragione economica di fondo? Gregory Alegi, docente di gestione delle compagnie aeree alla Business School della Luiss, sposa la seconda tesi: «Quando le compagnie cominciarono a far volare il B-747, scoprirono che i costi fissi di gestione degli aerei grandi sono altissimi, e che per guadagnare è necessario abbassare i costi unitari per passeggero». Alegi osserva che questa scoperta è stata fatta una seconda volta con l’attuale gigante dei cieli, l’Airbus 380: «Vi ricordate gli spot, quando l’A-380 è stato lanciato? Si vedevano grandi bar, zone ritrovo, palestre a bordo. Niente di tutto questo è stato realizzato. I vettori si sono resi conto che la gestione di un A-380 è economica solo se si sfrutta ogni spazio possibile per mettere quanti più sedili è possibile e imbarcare più passeggeri».
Veramente un’alternativa ci sarebbe: invece di mettere a bordo tanti sedili di Economy in più, si potrebbero inserire poche poltrone aggiuntive di Business o di Prima, che sono molto più remunerative. Sennonché, questa soluzione non è possibile per tutte le compagnie. Argomenta Alegi: «La Emirates, per esempio, ha una reputazione di qualità, e così può mettere più poltrone Business e Prima con la convinzione di riempire quei posti. Ma se un’altra compagnia non ha una pari reputazione di qualità, è inutile che offra più poltrone costose, perché il pubblico non avrà fiducia e non le comprerà. Allora per quei vettori non c’è altra soluzione che ammucchiare più passeggeri in Economy togliendo loro spazio. Una via di mezzo sono le classi Premium Economy: una contraddizione in termini, ma si diffondono. La compagnie tentano anche questa soluzione».