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 2017  luglio 23 Domenica calendario

LIBRO IN GOCCE NUMERO 143 (Gli eroi di Unterlüss)   Vedi Biblioteca in scheda: 2359367 Vedi Database in scheda: manca   L’UNIVERSITÀ E IL GIORNALE FIORITI NEL LAGER Tedeschi «Sono in mano ai Tedeschi

LIBRO IN GOCCE NUMERO 143 (Gli eroi di Unterlüss)
 
Vedi Biblioteca in scheda: 2359367
Vedi Database in scheda: manca
 
L’UNIVERSITÀ E IL GIORNALE FIORITI NEL LAGER
Tedeschi «Sono in mano ai Tedeschi. La mia coscienza d’Italiano è integra. Avvisate famiglia. Viva l’Italia!» (Michele Montàgano).
Internati Gli «Internati Militari», secondo la convenzione di Ginevra, sono soldati di stati belligeranti internati in stati neutrali con semilibertà di movimento e di lavoro, retribuito come ai civili locali. Questa categoria non era presente nel Terzo Reich, ma per esempio lo era in Svizzera e Romania. Lo status di «Internati Militari Italiani» era di fatto uno status illegale, creato da Hitler ad hoc e non previsto dalle convenzioni perché detenuti in uno Stato belligerante.
Numeri/1 Italiani impegnati nei diversi teatri di guerra l’8 settembre del 1943, giorno dell’armistizio: 1.990.000 uomini. Catturati dai tedeschi nei giorni seguenti: 1.007.000. Di questi, optarono per la Wehrmacht in 810.000. Gli altri 716.000 finirono internati nei lager della Germania e della Polonia.
Numeri/2 Dei 716.000 soldati catturati, 196.000 vennero presi in Italia; 32.000 in Francia; 411.000 nell’area Balcani-Grecia; 1.000 in Germania.
Optare «Per tutta la prigionia noi non abbiamo combattuto solo i tedeschi. Abbiamo combattuto soprattutto contro noi stessi, la nostra coscienza. Non è stato assolutamente facile affrontare il ripetitivo dilemma che ci veniva continuamente presentato: cedere e optare, o rimanere nella parola data» (Michele Montàgano).
Sandbostel Il campo di concentramento di Sandbostel, destinato agli italiani, «si trova in una landa fiorita d’erica, lucida e desolata: triste» (Bruno Betta, ufficiale e letterato trentino).
Brignole Giuseppe Brignole, tenente di vascello e comandante del lager, amato e rispettato dai prigionieri italiani, e dai militari tedeschi, che più volte cercarono di convincerlo – senza successo – ad optare per il Reich. Convinto che la cultura fosse l’unica arma per vincere l’inedia, fondò una vera e proprio università, che Guareschi soprannominò poi la Regia Università di Sandbostel.
Campana Tra gli internati a Sandbostel, anche Giovannino Guareschi, che fondò il giornale “il Campana”. Siccome non era possibile stamparlo, veniva scritto su fogli di fortuna, in un’unica copia, poi letta ad alta voce ai compagni.
Resistere Il 16 febbraio del 1945, 214 degli ufficiali italiani vengono destinati al lavoro. Destinazione: Dedelstorf. Durante la prima giornata di lavoro, il 18 febbraio, due terzi degli italiani si rifiutano però di eseguire gli ordini: non solo non hanno alcuna preparazione e manualità al lavoro pratico, ma soprattutto non hanno la forza e la resistenza fisica necessaria. Scrive Antonio Rossi, che nella mensa «noi siamo sporchi, laceri e smunti, ma sembriamo elegantissimi al confronto degli altri lavoratori. Tra dieci giorni diventeremo così? Assolutamente impossibile. Bisogna resistere».
Gestapo I 214 ufficiali decidono quindi di incrociare le braccia. E il 24 febbraio, al sesto giorno consecutivo di sciopero, si presenta la Gestapo. Gli italiani vengono radunati nel piazzale. L’ordine è terribile: «Decimazione, decimazione dimostrativa: siete 214, ne scegliamo 21 per la fucilazione».
21 Il colonnello della Gestapo sceglie 21 tra i più malconci e urla agli altri: «Guardate bene in faccia questi vostri compagni, perché non li vedrete
mai più!».
44 «È stato un attimo. Ci siamo guardati negli occhi, e senza dire una parola siamo tornati indietro, e abbiamo fatto un passo avanti, dicendo che ci offrivamo noi al posto dei 21 decimati» (Vittorio Bellini, che insieme ad altri 34 compagni, e a 9 tra i decimati, si offrì di prendere sostituirsi ai prescelti).
Unterlüss La Gestapo, però, invece di fucilarli, li trasferisce nel campo di Unterlüss. «Prima di eliminarci cercavano di ricavare quello che ognuno di noi era ancora in grado di dare; come sfruttare il limone dopo avere ricavato il succo: prima di buttarlo spremerlo ancora per tirare fuori l’eventuale goccia di succo residuo. Questo, in poche parole, è stato Unterlüss per noi 44»
(Natale Ferrara).


 Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 23/7/2017