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 2017  luglio 29 Sabato calendario

Dopo un maquillage di quattro anni riapre l’hotel amato dai re. A Parigi il Crillon trasformato da archistar e Lagerfeld in stile dandy

La facciata dell’hotel de Crillon non è stata toccata. Ci mancherebbe altro: è quella originaria dell’architetto Jacques-Ange Gabriel, che era il preferito di Luigi XV e iniziò a lavorarci nel 1758. Ma, una volta varcata l’entrata, preparatevi a tante sorprese (e, a tratti, tenetevi forte). Perché, come sottolinea Richard Martinet, l’architetto che ha coordinato i lavori di restauro: «Abbiamo voluto riscrivere una storia contemporanea dell’albergo». Che è diventato più intimo, quasi dandy.
Sì, continua la sfida tra i «palaces» a Parigi, i mitici hotel superlusso: un anno dopo la riapertura del Ritz su place Vendôme, completamente rinnovato, da pochi giorni è tornato alla ribalta il Crillon, forse il più parigino della serie, con quell’indirizzo inconfondibile, il 10 di place de la Concorde. Intanto, sono scivolati via 4 lunghi anni di cantieri (valutati più di 200 milioni di euro).
I voleri del principe
Il Crillon è (forse era e più tardi capirete il motivo) in stile XVIII secolo. E non solo perché il palazzo fu concepito allora, poi dimora di François Félix de Crillon. Ma anche perché lo stesso architetto Walter-André d’Estailleur, che lo ripensò all’inizio del ’900, quando la famiglia di aristocratici decise di cederlo, perché venisse trasformato in albergo (inaugurato nel 1909), si ispirò ancora al Settecento, per i nuovi affreschi e i saloni dorati.
Il principe saudita Mutaib Ben Abdullah Ben Abdulaziz, che ha ricomprato il Crillon nel 2010 (quando l’albergo era diventato davvero démodé, ai limiti del decadente), ha voltato pagina.
Ha ingaggiato Martinet, architetto specializzato negli alberghi di prestigio, ricavati da palazzi antichi: «Ma sono stato un coreografo», spiega nella hall, perché si è coordinato con una direttrice artistica, Aline Asmar d’Amman, architetta libanese, che a sua volta è ricorsa a una serie di designer star, vedi il franco-libanese Chahan Minassian e soprattutto il francese Tristan Auer, noto maestro di dandysmo. Se avete presente com’è il Ritz rinnovato, sorta di ossessivo pastiche settecentesco (fra l’originale e il rifatto), il Crillon ha preso tutt’altra strada.
Via il superfluo
«Potevamo fare come per il Ritz. Oppure, dato che il Crillon è stato rinnovato a più riprese, si poteva decidere di giocare sull’accumularsi di espressioni stilistiche, talvolta anche eccezionali – continua Martinet -. No, noi abbiamo deciso di pulire e togliere il superfluo. E abbiamo puntato sul contemporaneo». Quanto al «pulire», hanno addirittura fatto fuori un bar con il bancone dello scultore César e gli addobbi di Sonia Rykiel. Poi, certi lampadari antichi sono stati ripensati (sembrano creazioni attuali). Nella hall, poltroncine in cuoio di Cordova, dal sapore antico, si ritrovano accanto a tavoli di vetro senza tempo di Auer. È proprio lui ad aver concepito gran parte del piano terra.
E spiega un’altra caratteristica del nuovo Crillon: «Abbiamo rivisto l’organizzazione degli spazi, in modo più intimo». Dopo una hall (piccola), è tutta una successione di vani ridotti. Tipo, la stanza dei sigari con lo schermo gigante per vedere le partite, dove gli uomini possono «cazzeggiare» in pace, nascosti da un séparé di marmo cinese tigrato. Gli stessi hanno un barbiere a disposizione (qui l’atmosfera è art déco) e uno spazio per tirare a lucido le scarpe.
La spa, invece, bianca e immacolata, diventa subito molto femminile. E le donne si consultano con i parrucchieri sotto un riparo di piume di corvi e pavoni. Auer ha perfino ripensato gli interni di una Citroën Ds del 1973 («l’ultima macchina elegante che i francesi abbiano disegnato»), disponibile all’entrata.
Tocchi originali
Altre chicche: la piscina dal fondo dorato e l’acqua smeraldo, circondata sui muri da ceramiche sorprendenti del newyorchese Peter Lane. Poi, da non mancare assolutamente i saloni storici, rivisti in maniera contemporanea (perfino quello affrescato degli Ambasciatori). Pure le stanze, dal design sobrio, non cedono nulla ai pastiche dal sapore antico.
A proposito, si parte da 1200 euro a notte (ma nell’albergo si può comunque entrare a curiosare, non abbiate paura). Si può salire oltre i 20 mila con le suite concepite da Karl Lagerfeld, che, gran fanatico del Settecento, al Crillon non poteva mancare. Ha rivisitato il letto a baldacchino, ricoprendo i muri di immagini della sua gatta, Choupette. Per terra, tappeti ispirati ai graffi di gatto. Ancora in onore di lei, la mitica felina.