La Stampa, 28 luglio 2017
Pompei, la scenografia di Picasso per rivivere il Pulcinella del 1917
Lorca Massine porta in scena fino a domani sera al teatro di Pompei Parade e Pulcinella, cento anni dopo il debutto dei due balletti a Parigi. Li aveva ideati Sergei Diaghilev. Il visionario impresario dei Ballets Russes per l’occasione aveva messo insieme un poker d’assi: Jean Cocteau aveva scritto il libretto di Parade, Erik Satie la musica, Picasso aveva realizzato scene e costumi, Leonide Massine la coreografia. A Igor Stravinsky, invece, fu affidata la musica di Pulcinella.
Il 18 maggio 1917,a Parigi, il pubblico del teatro Châtelet, tra cui c’era anche Marcel Proust, si trovò davanti a grattacieli pendenti, movimenti robotici, suoni stridenti, sirene. «Quella sera andava in scena il mondo moderno», osserva Lorca Massine, alla vigilia dello spettacolo. Guillaume Apollinaire sul programma notò come si trattasse di «una specie di surrealismo». Sette anni dopo André Breton avrebbe scritto il manifesto di quel movimento rivoluzionario.
Sullo sfondo delle rovine romane, il corpo di ballo del teatro dell’Opera di Roma con la coreografia di Lorca Massine, che ha seguito le orme del padre, farà rivivere quel momento magico nella storia dell’arte. «Quel balletto voltò pagina col passato in maniera radicale e ruppe con la danza accademica estetizzante», sottolinea Massine.
Riportare sulla scena Parade e Pulcinella cent’anni dopo la loro creazione fa parte di un programma a lungo respiro dedicato a Picasso e il Mediterraneo. «Temo che l’idea sia stata mia», osserva Laurent Le Bon, presidente del Museo Picasso, in rue de Thorigny, a Parigi. Il suo progetto è cominciato a Napoli e Pompei, dove Picasso andò cento anni fa, e durerà fino all’autunno del 2019. Coinvolgerà sessanta istituzioni e, oltre alla Francia, sette Paesi: Italia, Spagna, Marocco, Grecia, Turchia, Malta, Cipro. «Naturalmente, come spesso succede, l’idea è cresciuta attraverso un confronto collettivo», spiega Le Bon.
Scopo del progetto non è solo condividere con altri Paesi una collezione che appartiene alla Francia ed è patrimonio del mondo intero, ma stimolare un dialogo tra i Paesi bagnati dal Mediterraneo, in cui Picasso aveva vissuto e lavorato. «Lo scorso anno il museo ha prestato a centinaia di istituzioni estere più di duemila fra quadri, disegni, sculture, ma da quando abbiamo riaperto al pubblico, volevamo fare qualcosa di più strutturale», spiega Le Bon. Così, per dare una colonna vertebrale e un senso al fiumi di prestiti delle opere, assieme ai suoi colleghi direttori di musei nel mondo ha creato un calendario di eventi, una specie di fuoco di artificio, in cui l’opera di Picasso continuerà a provocare.
La prima tappa del lungo viaggio è stata il Museo Capodimonte di Napoli, in cui, nel gran salone da ballo, Sylvain Bellanger, il direttore del museo sulla collina, ha fatto esporre fino al 10 luglio il sipario di Parade, l’opera più grande firmata da Picasso, che da settembre fino alla fine di gennaio verrà esposta a Palazzo Barberini in contemporanea con una grande mostra alle scuderie del Quirinale dedicata a Picasso tra Cubismo e Neoclassicismo. «Cominciare da Capodimonte è stata una scelta simbolica perché cent’anni fa, nel 1917, Picasso andò per la prima volta a Roma, Napoli, Capri, Pompei, dove fu ispirato dalla classicità e dal folklore napoletano», continua Le Bon. «In quell’occasione conobbe anche Olga Chochlova, una delle ballerine della compagnia russa, che diventò la sua prima moglie».
Il Museo Archeologico di Napoli, a conclusione di questa maratona, accenderà i riflettori sull’iconografia del Minotauro, della lotta fra la bestia e l’uomo, che attraversa gran parte della sua opera. Sempre in autunno, all’Hotel de Caumont di Aix-en-Provence, Culturespaces ha organizzato una mostra-dialogo tra Picasso e Botero. È una conversazione immaginaria tra i due artisti per evidenziarne le radici ispaniche comuni. Deformazione dei corpi, monumentalità e sensualità dei volumi, tavolozza dalla varietà sorprendente, raccontano l’unicità di questi protagonisti del Novecento, che hanno in comune l’amore per la vita. La galoppata continua con Picasso sulla spiaggia, da fine agosto al Museo Guggenheim di Venezia, poi con Picasso a Barcellona, sempre nel prossimo autunno, oltre alla Suite Vollard al Centro d’arte Malmaison di Cannes e le cento incisioni, realizzate tra il 1930 e il 1937, quando lo stile di Picasso dal Neoclassicismo sfocia nei temi-chiave della sua mitologia personale, e produce Guernica, la sua opera seminale realizzata nel 1937.
L’idea di scegliere il Mediterraneo come filo conduttore è venuta a Le Bon da un progetto nato sulla West Coast americana nel 2011. «La Getty Foundation aveva realizzato una serie di mostre basate sul fuso orario della California per raccontare come Los Angeles fosse diventata una forza ispiratrice e portante nel mondo dell’arte contemporanea», spiega Le Bon. «Pacific Standard Time era stato finanziato interamente dalla Getty Foundation, noi non abbiamo i loro mezzi, ma abbiamo fatto da tramite per unire le forze di tanti Paesi in cui l’artista ha lavorato».