la Repubblica, 28 luglio 2017
Haftar: «Serraj? A Tripoli non ha alcuna autorità. Torni a fare l’ingegnere»
PARIGI Un fanfarone. Così il generale Khalifa Haftar ha definito il capo del Consiglio presidenziale, Fayez al Serraj, con il quale tre giorni fa ha concluso a Parigi un accordo per risolvere la crisi in Libia sotto l’egida del presidente francese Emmanuel Macron. Non solo, secondo l’uomo forte della Cirenaica, «Serraj è un ingegnere e sarebbe opportuno che restasse nel campo di sua competenza e che non pronunciasse inutili millanterie». Per il resto, nell’intervista rilasciata ieri al canale tv France24, il generale libico ha sostenuto di avere «a livello personale una convergenza di vedute al 100 per cento con Serraj e di non avere nessun problema con lui», per esprimendo le sue riserve sulle capacità politiche del capo del Consiglio presidenziale, che a suo parere «non ha alcuna autorità a Tripoli».
Sono frasi spiazzanti e offensive, quelle pronunciate dal generale Haftar, che fanno nascere dubbi sull’esito dell’incontro di Parigi. Il militare libico che ha potuto contare finora sul sostegno di Emirati arabi uniti, Russia e soprattutto Egitto, e che in passato si è sempre rifiutato di riconoscere l’autorità di Serraj, ha anche dichiarato al network francese che il suo rivale «non possiede Tripoli, perché la capitale appartiene a tutti i libici». Haftar ha anche dichiarato che dal «positivo» incontro di Parigi si «aspetta tutto il meglio per il Paese», ma ha poi ribadito che la «legittimità deriva soltanto dal popolo libico», di cui si riconosce come il difensore. Nel castello di La Celle- Saint-Cloud, alle porte di Parigi, martedì scorso i due leader hanno concordato, ma non firmato, una dichiarazione congiunta in dieci punti con cui s’impegnano al cessate il fuoco e a organizzare elezioni entro la pros- sima primavera.
Ma è un testo ancora piuttosto vago e che non impegna le tante milizie più o meno alleate con i due contendenti. Ora, rientrato in Libia dopo vent’anni d’esilio nel 2011, quando scoppiò la rivoluzione che portò alla caduta del regime del colonnello Muammar Gheddafi, il generale Haftar non si è mai piegato al potere civile. Quanto a Serraj, installato a capo del governo di Tripoli nel 2016 grazie al Consiglio di sicurezza dell’Onu, e quindi riconosciuto dai grandi del pianeta, ha comunque grandi difficoltà a svolgere il suo mandato.
All’indomani dell’incontro di Parigi Haftar ha anche incontrato un giornalista del Figaro al quale ha confidato che a suo parere «il regime presidenziale è quello che converrebbe di più alla Libia». In merito a una sua eventuale candidatura alle elezioni presidenziali, il generale non ha dato anticipazioni dicendo che «quando sarà il momento, parlerà anche di questo». Infine, interrogato dal quotidiano saudita Al Hayat sulle sorti del secondogenito del defunto leader libico Gheddafi, il capo dell’autoproclamato esercito nazionale libico ha risposto che Saif al Islam «è libero e in un luogo sicuro e che se vorrà partecipare al processo politico in Libia è il benvenuto».