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 2017  luglio 27 Giovedì calendario

Le nuove regole, riduzioni fino al 40 per cento, così cade l’ultimo tabù

ROMA Il voto della Camera mette la parola fine, per il momento, ad uno dei capitoli di scontro più aspro della politica italiana. I vitalizi, concessi nel 1954 dagli uffici di presidenza di Camera e Senato agli ex parlamentari e poi estesi anche ai consiglieri regionali, non ci sono più. Per legge e non per un atto di autodichia, cioè una delibera autonoma delle Camere. Sempre che il Senato approvi la legge Richetti velocemente e non la modifichi.
Adesso i funzionari di Camera e Senato dovranno mettere mano ai computer per ricalcolare uno ad uno i vitalizi di cui godono 2600 ex parlamentari. Con grande rammarico di Tito Boeri che voleva per l ’Inps questo delicato compito. Ma un emendamento della commissione Bilancio ha bocciato il passaggio del fondo. Il taglio fra il 20 e il 40 per cento colpirà tutti gli ex parlamentari. Ma se questi ultimi avessero voglia di tornare nei banchi di Camera e Senato si vedrebbero subito “congelato” il loro vitalizio. Colpiti allo stesso modo anche i vitalizi degli ex consiglieri regionali. Si discute molto se la retroattività prevista dalla legge Richetti sia costituzionale. E anche su quale ragione abbia spinto i diretti interessati a votare la norma che rinvia ai prossimi deputati e senatori l’applicazione dei limiti temporali crescenti per andare in pensione già previsti dalla legge Fornero per tutti gli altri.

Con pochi giorni la rendita non matura più 
L’approvazione da parte della Camera della legge Richetti manda in soffitta il meccanismo del vitalizio previsto dal 1954 per i parlamentari che cessano dalla carica. Le regole, stabilite dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato, in base al principio dell’autodichia, l’autonomia del Parlamento in materia di organizzazione interna, prevedevano l’erogazione di una rendita. Il meccanismo non teneva conto né delle somme effettivamente versate dai parlamentari ai fini previdenziali né del tempo effettivamente passato sugli scranni parlamentari: bastava così anche un solo giorno per ottenere il vitalizio.

Nel 2012 parte la stretta e aumenta l’età 
Il meccanismo dei vitalizi era stato già modificato dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato nel 2012. Si era decisa per via interna la cancellazione del meccanismo del vitalizio e si era passati dall’erogazione di una rendita ad un trattamento pensionistico vero e proprio, scandito da alcuni – non tutti dei meccanismi previsti per gli altri lavoratori. Dunque si prevedeva che l’erogazione dell’assegno sarebbe scattata al compimento dei 65 anni per i deputati di prima nomina e dopo 4 anni e 6 mesi di legislatura. Per i deputati con due legislature la pensione sarebbe scattata scalando dai 65 anni ogni anno di legislatura maturata.


Assegni rivisti uno per uno col contributivo 
La grande novità della legge approvata ieri a Montecitorio è l’introduzione del principio del ricalcolo dei vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali che non fanno più parte delle assemblee elettiva.
Si tratta di una norma retroattiva che prevede di applicare il metodo contributivo ai vitalizi erogati da Camera, Senato e Assemblee regionali. Toccherà agli uffici di Camera e Senato calcolare di quanto sarà decurtato ogni vitalizio. Ci sono cifre discordanti sull’entità del taglio: dal 20 al 40 per cento.
I vitalizi regionali li taglieranno le Regioni e in caso di inadempienza scatterà un taglio automatico del 50%.


Criteri Fornero ma sono graziati i deputati attuali 
Il provvedimento approvato ieri pomeriggio dai deputati si applicherà a tutti gli ex parlamentari che sono titolari di un vitalizio maturato nelle passate legislature. La legge Richetti prevede invece di applicare ai parlamentari la legge Fornero e quindi la data di maturarazione del diritto alla pensione scatterà seguendo le previsioni della riforma pensionistica. Come per tutti gli altri lavoratori dipendenti. Fra le proteste dei grillini, però, la Camera ha approvato un emendamento che prevede di applicare le norme della Fornero ai parlamentari che saranno eletti nella prossima legislatura, non a quelli attuali.

Da 56 a 33 mila così diminuisce la rendita media 
Il capitolo del taglio dei costi è uno degli argomenti più importanti a favore dell’approvazione della legge Richetti. Si applicherà a 2.600 ex parlamentari e ad un numero non definito di ex consiglieri regionali. Oggi il Parlamento spende per i vitalizi 206 milioni di euro.
Le Regioni 175 milioni. Il risparmio del Parlamento dovrebbe essere nel 2018 di 83 milioni di euro, nel 2019 di 79,9 e di 76,7 nel 2020.
Il ricalcolo retroattivo dei vitalizi previsto dalla nuova legge permetterebbe di risparmiare anche alle Regioni: 60 milioni. Il vitalizio medio dei parlamentari scenderebbe da 56.830 euro a 33.568.


Basta cumuli se si incassano altre indennità 
La nuova legge cerca di mettere ordine nell’intreccio che si crea a volte fra chi viene eletto in un Consiglio regionale, poi in Parlamento e poi torna magari all’Assemblea regionale.
Vitalizi e nuovo trattamento pensionistico vengono bloccati immediatamente nel caso in cui il beneficiario torni ad essere componente di un’assemblea elettiva. La nuova legge prevede anche che i soldi versati per i trattamenti pensionistici saranno gestiti ancora da Camera e Senato.
La commissione Bilancio ha infatto cassato un emendamento che prevedeva di conferire i soldi ad un fondo speciale dell’Inps.