la Repubblica, 27 luglio 2017
Di cosa si parla a New Delhi: le banconote scadute vanno in paradiso
Possono gli dèi accettare banconote fuori corso sulla Terra? È il quesito affidato alla Suprema Corte dell’India a 8 mesi dalla legge che eliminò da un giorno all’altro l’86 per cento del contante in circolazione. Mentre governo e opposizione discutono i riflessi economici della mossa, un cittadino e devoto dello Stato dell’Andhra Pradesh si è rivolto alla Corte per rendere giustizia a milioni di induisti che, come lui, hanno versato in vecchie banconote da 500 e 1000 rupie l’equivalente di un milione di dollari ai piedi del dio Venkateswara.
Il suo tempio di Tirumala, meta di 100mila visitatori al giorno, è considerato il più ricco del mondo e ha filiali in regioni remote, dove i ritardi nella consegna alle banche degli oboli hanno reso a marzo il vecchio contante carta straccia e illegale. Il problema delle eccezioni alla rigida scadenza di sostituzione è già stato affrontato dall’Alta Corte nel caso dell’eredità di due fratelli che trovarono in un vecchio baule 60 milioni di rupie, 80 mila euro, lasciati dal genitore defunto. Toccati da sentimenti paterni, i giudici ordinarono di cambiarli con le nuove valute. Nel caso del tempio, però, chi distingue l’obolo di prima o dopo l’ultimatum? Si sa che per evitare file nelle banche, il dio è stato sommerso di pezzi in scadenza ma ancora legali. In quanto incarnazione di Visnu, protettore degli umani nell’attuale difficile era del Kali Yuga, sarà lui a decidere se valgono più le intenzioni o le quotazioni di Borsa.