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 2017  luglio 27 Giovedì calendario

La battaglia dei cantieri navali Padoan: il controllo o lasciamo

Un braccio di ferro inatteso dopo due anni di trattative tra Roma e Parigi. Uno scontro deflagrato ora in prossimità del 29 luglio, ultimo giorno in cui il governo francese ha la facoltà di esercitare il diritto di prelazione per detenere la quota del 66,67% di Stx France, la società a monte dei cantieri di Saint Nazaire, al momento opzionata da Fincantieri.
Il ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, ha detto apertamente che per Parigi l’unica soluzione praticabile è una schema paritetico tra i soci transalpini e quelli italiani. Sconfessando due anni di negoziati in cui il gruppo guidato da Giuseppe Bono era stato coinvolto per dare un futuro industriale alla società finita nella strettoia dell’amministrazione straordinaria a seguito dell’insipienza con cui gli ex soci coreani, Stx Offshore&Shipbuilding, hanno guidato un’infrastruttura strategica per la Francia (e per l’Europa). Grazie al più grande bacino di costruzioni di navi al mondo, lungo 900 metri e largo 70. Proprio da Saint Nazaire è appena stata prodotta la «Harmony of the Seas» commissionata da Royal Caribbean. Realizzata lì sulle rive della Loira grazie a una nuova gru a cavalletto della portata record di 1.400 tonnellate. Una capacità di sollevamento che permette grossi risparmi sui costi (e sui tempi) di fabbricazione. È proprio su questa caratteristica di Saint Nazaire che si gioca una partita delicatissima nei rapporti tra i due Paesi, complicati dalla gestione della crisi libica.
Ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è venuto allo scoperto: «Abbiamo dato la nostra disponibilità ad ascoltare le esigenze del nuovo governo, ma non c’è nessun motivo per cui Fincantieri debba rinunciare alla maggioranza e al controllo della società francese». Una dichiarazione che fa il paio con quella del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: «Dalla nostra posizione non ci muoviamo per ragioni di merito, ma anche di dignità e orgoglio nazionale», ha detto. Il governo italiano ritiene che l’eventuale nazionalizzazione dei cantieri rappresenterebbe un autogol senza precedenti per Parigi. Sconfesserebbe due mesi di campagna elettorale (liberale ed europeista) di Emmanuel Macron. Avrebbe un costo economico per la stessa Francia (tanto che l’ipotesi non sarebbe gradita neanche ai sindacati francesi), che sarebbe alle prese con un’azienda di 2.500 dipendenti (al netto dell’indotto). Provocherebbe qualche malessere anche in Commissione Ue, anche se Macron avrebbe pronta la giustificazione dell’interesse nazionale perché Saint Nazaire è il fiore all’occhiello della cantieristica navale militare francese (da lì sono appena usciti i portaelicotteri d’assalto anfibio Mistral venduti agli egiziani).
Per questo a Parigi hanno provato a giocare la carta della collaborazione mettendo sul tavolo l’ingresso del colosso francese controllato dallo Stato, Naval Group, che già lavora frequentemente con Fincantieri su alcuni programmi militari. Da Roma non ci sarebbero stati grossi rilievi, a patto che il controllo fosse rimasto in mane italiane, pur mostrandosi disponibili a studiare meccanismi compensativi di governance. Macron ha invece deciso di giocare il tutto per tutto mettendo a rischio i rapporti bilaterali. Penalizzando il titolo Fincantieri in Borsa, che ieri ha perso l’8,67%. Un danno per gli azionisti, quindi per la scatola Fintecna controllata da Cassa depositi.