26 luglio 2017
APPUNTI PER GAZZETTA - LA CAMERA ABOLISCE I VITALIZI. LA LEGGE PASSA AL SENATOREPUBBLICA.ITROMA - Via libera dell’Aula di Montecitorio al ddl Richetti che applica il metodo contributivo ai vitalizi degli ex parlamentari
APPUNTI PER GAZZETTA - LA CAMERA ABOLISCE I VITALIZI. LA LEGGE PASSA AL SENATO
REPUBBLICA.IT
ROMA - Via libera dell’Aula di Montecitorio al ddl Richetti che applica il metodo contributivo ai vitalizi degli ex parlamentari. Hanno votato a favore 348 deputati, 17 contrari, 28 astenuti. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Il commento del primo firmatario del ddl, Matteo Richetti: "Sono soddisfatto, il voto è stato quasi all’unanimità, significa che il lavoro effettuato ha prodotto un consenso molto importante".
Acceso il dibattito politico, sia per la rivendicazione della primazia fra Pd e M5s nella paternità della proposta, che per l’opposizione di Forza Italia e altri gruppi di centro. Numerosi i richiami alla supposta incostituzionalità del testo e all’eventualità che la Corte costituzionale possa cassarlo in tutto o in parte. Ma si segnala anche il coro da stadio sollevatosi dai banchi del M5s prima dell’approvazione, nonostante i numerosi richiami della presidente Laura Boldrini. Il dem Fabio Rampi, dopo l’esito del voto, intravede anche un dito medio: "C’è il video, se serve dirò anche il nome della collega che ha mostrato così la sua eleganza, facendo per due volte il dito medio. Porta un cognome importante, lo stesso del leader del suo movimento". L’identikit porta a Giulia Grillo, che su Facebook nega si trattasse del dito medio. "Usando gli indici, ho detto che questa è la prima legge buona che approva questo Parlamento". Boldrini: "Se ne occuperà l’ufficio di presidenza".
Non è stata evidentemente una seduta semplice. Il voto è slittato nel tardo pomeriggio, perché la conferenza dei capigruppo della Camera ha dovuto rivedere i tempi dell’esame della proposta di legge dopo essere stata convocata su sollecitazione in Aula dal deputato M5S Danilo Toninelli. Primo sviluppo di una seduta segnata dallo scontro in Aula tra M5S e Pd. In mattinata, l’esame dell’articolo 13 del ddl, quello che sancisce la rideterminazione degli assegni vitalizi, aveva innescato una lunga discussione in cui erano intervenuti diversi gruppi. Un fiume oratorio che aveva fatto scattare la reazione del M5s, a sua volta accusato in precedenza di aver fatto ostruzionismo.
Quando era parso inevitabile lo slittamento, Toninelli aveva chiesto la convocazione della capigruppo accusando il Pd e i deputati di altri gruppi "conniventi con il Partito democratico" di fare "ostruzionismo" e di "violare così l’accordo che diceva che oggi entro le 14 la proposta di legge sui vitalizi sarebbe stata legge. Noi vogliamo approvarla entro oggi o entro la settimana. Non permetteremo mai che venga rinviata a settembre".
Piccata replica di Ettore Rosato, capogruppo dem: "La faccia tosta deve avere una certa dimensione sennò diventa imbarazzante. Stamattina sono stati i deputati M5s a intervenire in continuazione e ora questo intervento di Toninelli, quando tutti stanno intervenendo sugli emendamenti, riapre il dibattito. Siete voi che non volete votarlo. Noi vogliamo votarlo entro oggi". Anche il capogruppo della Lega, Massimiliano Fedriga, aveva manifestato la volontà di voler approvare entro oggi la legge Richetti: "Per questo noi siamo disponibili a soprassedere al question time per approvare il provvedimento entro le 16". La proposta del Carroccio era stata respinta.
Una volta arrivato il momento delle dichiarazioni di voto, Luigi Di Maio ha rivendicato l’abolizione dei vitalizi come una vittoria del M5s. "Oggi è una data storica, c’è voluta quasi un’intera legislatura per abolire i vitalizi, quattro anni e quattro mesi, per giungere dove siamo oggi. E’ una nostra vittoria. Dentro il Pd ve lo volete tenere stretto il vitalizio, ma non avete possibilità di allontanare da voi questo amaro calice. È scacco matto. E dovete fare pure finta che vi piaccia".
Nel suo intervento, Ettore Rosato ha spiegato e replicato: "Noi non siamo qui a difendere i privilegi, noi qui tagliamo i nostri privilegi, altri fanno la campagna sui privilegi degli altri". Quindi, la frecciata a Di Maio: "Lui ha uno stipendio più alto del mio, con scontrini, etc. Loro, i Cinque Stelle, hanno un capo, un blog e chi non si adegua viene espulso, io ho invece un partito" che è uno strumento di democrazia.
Mdp si è astenuto dal voto. "Sono sicuro che gi italiani capiranno la nostra posizione - ha detto Gianni Melilla in Aula, durante le dichiarazione di voto -. Siamo sotto attacco, attenzione, l’Inps ha un disavanzo di 46 mld, a partire del fondo del clero", ha ricordato l’esponente Mdp, chiedendo di guardare alla situazione generale, ai problemi dei giovani: "Che cosa diciamo ai giovani per cui la pensione è una chimera?". Ma Mdp ha dovuto incassare, pur protestando, la stilettata di Ettore Rosato: "Lo dico ai colleghi che sono qui alla nostra sinistra, a mezza sinistra: ieri si sono astenuti sull’emendamento di Sisto che diceva che chi entra qui può avere stipendi diversi. Se faceva l’operaio, continui ad avere lo stipendio da operaio. E su questo vi siete astenuti".
I parlamentari di Forza Italia sono rimasti in Aula ma non hanno partecipato al voto. Decisione, a quanto si apprende, presa nel corso della riunione del gruppo a cui ha partecipato telefonicamente anche Silvio Berlusconi, che ha bollato il provvedimento come incostituzionale e lesivo dei diritti degli italiani, perché a rischio per la retroattività ci sono 20 milioni di pensioni. Ma non tutti hanno seguito Silvio: le deputate Mariastella Gelmini e Daniela Santanchè hanno votato a favore, in dissenso con la linea.
"In quest’Aula - ha affermato il forzista Simone Baldini in sede di dichiarazione di voto - non c’è Matteo Renzi che insegue Grillo sull’antipolitica. Non c’è Grillo. Non c’è Berlusconi e non c’è Salvini. E’ un problema grosso per questo Parlamento che passa come un luogo dove le scelte politiche vengono ratificate e non fatte". Baldelli ha definito il ddl Richetti una legge scritta "male, con i piedi. Siamo alla beffa di fare una operazione di propaganda. Se si sa che una cosa è incostituzionale e sarà abolita non la si faccia: si eviti di prendere in giro i cittadini raccontando balle. Questa legge ve la votate voi".
Posizioni contrastanti, quindi, rispetto alle modalità con cui la politica vorrebbe porre fine ai tanto discussi vitalizi, avvolti da un alone opaco persino nelle loro origini. Istituiti - dapprima come elargizioni, per essere trattate col tempo alla stregua di pensioni - nel 1954 in autodichia (particolare prerogativa dei due rami del Parlamento di risolvere, attraverso un organismo giurisdizionale interno, le controversie insorte con i propri dipendenti) con una delibera dell’ufficio presidenza del Senato, elaborata da un comitato segreto i cui componenti non sono mai stati divulgati. Una storia, quella della delibera del 1954, raccontata nel libro Sotto il tappeto, autocrinia e altri segreti di Palazzo di Irene Testa, prefazione di Sergio Rizzo (edito da Aracne).
Elargizioni dunque, non pensioni. Infatti, lo stesso Ettore Rosato nel suo intervento in Aula durante le dichiarazioni di voto, ha sottolineato, rispondendo anche ai dubbi sulla costituzionalità della legge: "Il vitalizio non è una pensione, è un’altra cosa. Ce l’hanno detto nelle audizioni i costituzionalisti. Ci hanno detto: potete farlo. Noi non vogliamo toccare alcuna pensione, vogliamo occuparci solo dei vitalizi e lo facciamo con uno strumento adeguato".
PEZZO SU REPUBBLICA.IT DI IERI
ROMA - Stop ai vitalizi e pensione calcolata con il sistema contributivo per tutti i parlamentari, anche per gli ex. Ottenuto l’ok (con riserva della ragioneria) della commissione Bilancio di Montecitorio, la proposta di legge del deputato Pd Matteo Richetti sbarca in aula allo scopo di cambiare le regole dell’assegno previdenziale per deputati e senatori, uniformandole in gran parte a quelle in vigore per i dipendenti pubblici. L’obiettivo è ancorare le pensioni degli eletti a quelle di tutti i lavoratori, come ha sempre sostenuto anche il M5S. E questo pomeriggio nell’emiciclo della Camera sono attesi in tribuna come spettatori anche Beppe Grillo e Davide Casaleggio. A tenere banco, infatti, sarà la sfida tra grillini e democratici, per chi metterà la "firma" alla misura anticasta, che il partito di Renzi vorrebbe portare come trofeo da esibire nella prossima campagna elettorale, facendo uno sgambetto ai 5S, proprio sul loro terreno. Il voto finale è previsto per domani. Vitalizi, Richetti: "Grillo il padre della legge? Ha 80 sottoscrittori del Pd" Condividi Come funziona oggi. Con la riforma dei Regolamenti interni delle Camere del 2012, l’assegno vitalizio di deputati e di senatori è stato abolito e al suo posto è stato istituito un sistema di tipo previdenziale. Tuttavia, i parlamentari cessati dal mandato prima del 2012 hanno continuato a percepire gli assegni vitalizi pre-riforma e a coloro che hanno esercitato un mandato prima di tale data, e che sono stati poi rieletti, viene applicato un sistema pro-rata, ossia basato in parte sulla quota di assegni vitalizi effettivamente maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. I neo deputati, ossia quelli eletti la prima volta dopo la riforma, hanno invece diritto a una pensione interamente calcolata con tale sistema contributivo, che però ha regole differenti rispetto a quelle in vigore per i lavoratori dipendenti.
Che cosa cambia. La pdl Richetti prevede non solo l’introduzione di un sistema previdenziale identico a quello vigente per i lavoratori dipendenti, ma anche la sua estensione a tutti gli eletti, compresi gli ex parlamentari che attualmente beneficiano dell’assegno vitalizio, in modo da abolire definitivamente i trattamenti in essere basati ancora sull’iniquo sistema dei vitalizi, definito un "privilegio medievale" dal M5S e che, denunciano i pentastellati Riccardo Fraccaro e Laura Castelli "interessa circa 2600 ex deputati e senatori, per un costo di 215 milioni all’anno" . La pdl interviene anche sui vitalizi dei consiglieri regionali e sul loro trattamento previdenziale, in modo da adeguarli al nuovo regime valido per i parlamentari e per la generalità dei lavoratori. Si prevede, quindi, che le regioni, sia a statuto ordinario, sia a statuto speciale, e le province autonome di Trento e di Bolzano si debbano adeguare a quanto previsto per i parlamentari nazionali, pena la decurtazione dei trasferimenti statali che spettano loro.
Le novità punto per punto. In sintesi, sono questi i principali elementi di novità della proposta Richetti:
-per la prima volta si interviene con legge su una materia da sempre disciplinata dai Regolamenti interni agli organi parlamentari;
-il trattamento previdenziale dei parlamentari viene completamente equiparato a quello dei lavoratori dipendenti e viene applicato anche ai parlamentari il limite dei sessantacinque anni per l’erogazione del trattamento previdenziale, eliminando la possibilità di diminuire tale limite per ogni anno di legislatura ulteriore ai cinque prescritti, fino al massimo dei sessanta anni, come accade oggi;
-il nuovo sistema viene applicato anche ai trattamenti previdenziali in essere, compresi i vitalizi attualmente percepiti che vengono definitivamente aboliti e ricalcolati secondo il nuovo sistema contributivo;
- le nuove norme sono estese anche ai consiglieri regionali;
- viene istituita una gestione separata Inps in cui finiscono le risorse destinate alle pensioni dei parlamentari;
- è ammessa la reversibilità della pensione ai superstiti con le stesse regole che valgono per tutti i cittadini;
Chi si oppone. Fermo restando che sulla nuova legge Pd e M5S dovrebbero trovarsi per una volta sostanzialmente d’accordo (e il capogruppo dem Ettore Rosato annuncia il sì compatto da parte di tutto il suo gruppo), il nodo più difficile da affrontare era stato, inizialmente, quello della presunta incostituzionalità delle nuove norme. La pregiudiziale di costituzionalità, tuttavia, al momento del voto in Aula è stata respinta a larga maggioranza: hanno votato a favore solo FI e alcuni centristi, mentre Sinistra italiana si è astenuta. Non è escluso, ovviamente, che, una volta approvata la legge, siano presentati ricorsi alla Consulta.
Richetti, nel rivendicare la paternità del Pd alle nuove norme sui vitalizi, ammette al GR1 Rai che "il rischio di incostituzionalità c’è, ma io sulla Costituzione leggo che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. E dunque tutti devono avere lo stesso trattamento, compresi i parlamentari. Se la corte dirà che questa legge è incostituzionale se ne prenderà al responsabilità. Una resa preventiva, però, non è possibile, altrimenti l’italia non cambia mai".
"Il punto dei diritti acquisiti è che solleverà un mare di ricorsi - commenta il senatore ex Ds e ora nel Pd Ugo Sposetti -. Si apre una voragine, un tunnel che porterà a ricalcolare la pensione a milioni di lavoratori: l’opinione pubblica dovrebbe capirlo e non godere per i tagli a questo o quel vecchio parlamentare. Rincorrono qualche centinaio di persone per farsi del male da soli". Di rincalzo anche il govenatore toscano Enrico Rossi di Mdp: "La consulta si è già pronunciata in passato con parere negativo e potrebbe riaccadere".
Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Andrea Mazziotti (Civici e Innovatori), pur definendo positivo l’arrivo in aula della legge Richetti, sostiene che sarebbe stato meglio andare avanti su una sua proposta di legge costituzionale: