La Stampa, 26 luglio 2017
La voce dei Voyager da 17 miliardi di chilometri. «Ecco i primi 40 anni di un viaggio nell’infinito»
Sono passati 40 anni da quando lasciarono la Terra, ma non finiscono di stupire. Da sonde interplanetarie sono diventate interstellari. E continuano a essere operative, tanto che sei anni fa, superate le colonne d’Ercole del Sistema solare, inviarono nuovi dati sull’oceano cosmico che si apprestavano ad attraversare. E l’avventura, iniziata nell’estate 1977, continua.
Le Voyager 1 e 2 della Nasa stanno viaggiando verso l’infinito. Ora Voyager 1 è l’oggetto costruito dall’uomo più distante dalla Terra: oltre 17 miliardi di km. Dietro di lei, corre la gemella 2: destinata a seguire una traiettoria che la spediva nello spazio in modo un po’ meno veloce, ma con il compito di visitare dopo Giove e Saturno anche Urano e Nettuno, era partita per prima, il 20 agosto 1977, in cima a un razzo «Titan 3E». Rombando sulla Florida, il 5 settembre, partì poi la Voyager 1, con destinazione Giove, raggiunto nel marzo 1979, e Saturno, esplorato nel dicembre 1980.
Terra chiama e Voyager risponde ancora: la 1 si trova a 138 «Unità Astronomiche» dalla Terra, equivalente al tempo di 19 ore e 9 minuti impiegato dalla luce terrestre a raggiungerla. Voyager 2, invece, è a 114 Unità Astronomiche (15 ore e 47 minuti-luce). E si spostano nello spazio interstellare, a 17 km al secondo. «Siamo sulla soglia dell’ignoto – dicono al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, dove la squadra del Voyager è guidata da Edward Stone –. Aspettiamoci ciò che non ci aspettiamo».
Le sonde restano in vita grazie a un reattore a radioisotopi, progettato per farle funzionare per 87 anni. Siamo, quindi, a meno di metà strada, anche se la potenza di bordo si è dimezzata e c’è da fare i conti con le enormi distanze. E tuttavia, anche se flebilmente, le Voyager mandano i loro segnali. «Il miracolo – spiegano alla Nasa – è che in questo tempo non abbiano subito danni». I contatti dovrebbero continuare fino al 2025, quando le sonde si troveranno a 25 miliardi di km. A quel punto i giroscopi che orientano le antenne di 3.7 metri avranno smesso di funzionare.
Ma cosa incontreranno le sonde? Si prevede il «rendez-vous» con anonimi asteroidi dal diametro di qualche centinaio di km (quelli della Fascia di Kuiper), poi con una moltitudine di comete che formano la Nube di Oort, fino all’abisso che verrà superato tra 40 mila anni, quando le Voyager passeranno a 1,7 anni luce dalla stella Ross 248, nella costellazione di Andromeda, mentre tra 296 mila anni transiteranno a 4,3 anni luce da Sirio.
Ma le Voyager sono celebri anche per il messaggio rivolto a eventuali civiltà aliene, elaborato dall’astronomo Carl Sagan. È una sorta di Lp, il «Voyager Golden Record», realizzato non in vinile, perché deve sfidare i millenni: un disco placcato in oro di 30 centimetri con 90 minuti di musica, saluti in 55 lingue, suoni (come il frangersi del mare e lo schiocco di un bacio) e 118 immagini della Terra, oltre ad un messaggio del segretario dell’Onu. I brani musicali vanno dai Concerti di Bach a «Johnny B. Goode» di Chuck Berry. Per ascoltarlo, però, l’extraterrestre che avrà la fortuna di recuperarlo dovrebbe farlo girare a 16 giri al minuto. La speranza è che ET sappia utilizzare quella che noi terrestri consideriamo già una tecnologia superata.